NUOVA MOBILITÀ
Sharing mobility, il significato del nuovo modo di muoversi in condivisione
Sharing mobility, un fenomeno in ascesa. Dopo la frenata del 2020, nel 2021 il ritorno ai livelli pre-pandemia. Qui tutti i dati
di Luciana Maci
Pubblicato il 31 Lug 2023
La sharing mobility si è affermata nelle nostre città negli ultimi anni come un innovativo modo di muoversi. Questo approccio consente di condividere con altri utenti mezzi, spazi e percorsi, rendendo gli spostamenti più efficienti, rapidi e rispettosi dell’ambiente. Esempi di mobilità condivisa includono il car sharing, il bike sharing, lo scooter sharing, così come il car pooling e altre modalità simili di condivisione. Questi metodi di trasporto contribuiscono a promuovere la smart mobility nei centri urbani. Il Covid19 ha avuto un impatto significativo sulla mobilità condivisa, colpendo in particolare il car sharing, mentre il bike sharing ha guadagnato terreno. Tuttavia, nel 2021, l’uso dei servizi di condivisione di vari mezzi di trasporto (auto, scooter, bici, monopattino) è tornato ai livelli pre-pandemia.
Indice degli argomenti
Sharing mobility e sharing economy
La sharing mobility è parte integrante della sharing economy, un modello economico che ha guadagnato popolarità nell’ultimo decennio, con varie applicazioni in diversi settori. Le startup incentrate sulla condivisione, come AirBnB (per la condivisione di alloggi), BlaBlaCar (per la condivisione di viaggi in auto), e Kickstarter (per la condivisione di progetti da finanziare collettivamente), hanno guidato l’ascesa della sharing economy, diventando giganti a livello internazionale. Che si tratti di economia peer-to-peer, economia collaborativa, gig economy o economia on-demand, si tratta fondamentalmente di un sistema economico in cui beni o servizi vengono condivisi tra individui privati, gratuitamente o a pagamento, attraverso Internet. Grazie alla sharing economy, è possibile affittare o noleggiare la propria casa o persino la propria rete wifi quando non in uso. Lo stesso vale per la propria auto o bicicletta, o per il noleggio di veicoli di proprietà di altri (un’azienda) e la loro condivisione con altri utenti.
Che cos’è la sharing mobility?
La Sharing mobility – specifica l’Osservatorio nazionale sulla Sharing Mobility – è un fenomeno socio-economico che riguarda il settore dei trasporti sia dal lato della domanda che dal lato dell’offerta. Dal lato della domanda, la mobilità condivisa consiste in una generale trasformazione del comportamento degli individui che, progressivamente, tendono a preferire l’accesso temporaneo ai servizi di mobilità piuttosto che utilizzare il proprio mezzo di trasporto, fino a non possederlo affatto. Dal lato dell’offerta invece, questo fenomeno consiste nell’affermazione e diffusione di servizi di mobilità che utilizzano le piattaforme digitali per facilitare la condivisione di veicoli e/o tragitti, realizzando servizi flessibili e scalabili che sfruttano le risorse latenti già disponibili nel sistema dei trasporti.
La mobilità condivisa in Italia
In Italia la sharing mobility è stata introdotta concettualmente per la prima volta nell’ordinamento giuridico già nel 1998 (cioè quando ancora il termine sharing mobility non esistevano) con il Decreto del Ministro dell’Ambiente del 27 marzo 1998, dove si parla di “servizi di uso collettivo ottimale delle autovetture” e “forme di multiproprietà delle autovetture destinate ad essere utilizzate da più persone”: si trattava già del carpooling e del carsharing.
Sharing Mobility 2022 in Italia: i numeri
La mobilità condivisa è in continua crescita nelle nostre città, Milano e Roma in testa. Nel 2021 – riporta il “Rapporto sulla sharing mobility” presentato il 10 ottobre 2022 a Roma nel corso della Sesta Conferenza Nazionale della Sharing Mobility – i livelli di utilizzo dei servizi di vehicle sharing (car sharing, scooter sharing, bike sharing, monopattino-sharing) tornano a salire come nel periodo pre-pandemia: i viaggi realizzati in sharing mobility sono stati in tutto 35 milioni circa, + 61% rispetto al 2020 e il 25% in più del 2019 e l’83% dei noleggi avviene su un veicolo di micromobilità. Continuano a crescere anche le flotte di sharing mobility che diventano sempre più “leggere”, piccole ed elettriche: passano dagli 84,6 mila veicoli del 2020 ai circa 89 mila veicoli nel 2021, ripartiti tra monopattini (51%), bici (31%), scooter (10%) e auto (7%).
Sharing Mobility: una scelta sempre più Green
I veicoli elettrici vanno dal 63% al 77% nell’ultimo anno. La sharing diventa sempre più green con il 94,5% dei veicoli in condivisione a zero emissioni. Cresce anche il fatturato del settore arrivato a 130 milioni, + 52% rispetto al 2020. Le città simbolo della sharing mobility continuano ad essere Milano e Roma, ma anche Palermo e Napoli stanno salendo all’interno delle classifiche, confermando quindi una crescita del settore nel centro-sud.
Il Rapporto anticipa anche le tendenze positive del 2022, che si prepara ad essere un anno ancora migliore del 2021, visto che l’insieme dei noleggi registrati dai servizi di sharing mobility cresce tra gennaio e giugno del 113% a Milano e dell’83% a Roma.
Milano: la capitale europea per veicoli sharing per abitante
La sharing mobility italiana afferma la sua posizione di vertice nel confronto con l’Europa, nell’European shared mobility index, tracciato da Fluctuo, con Milano prima città europea in termini di veicoli in sharing per abitante. In termini di numero assoluto di veicoli presenti su strada Roma è al quarto posto in Europa e Milano che la segue al quinto, precedute da Parigi, Berlino e Amburgo. Milano è “medaglia di bronzo” per l’uso del bikesharing, dopo Parigi e Barcellona, mentre Roma è prima per la crescita dei noleggi in scooter sharing del 2022 rispetto a quelli del 2021.
Vediamo ora le diverse tipologie di mobilità in condivisione: come sono nate, come funzionano e i dati più aggiornati.
Che cos’è il car sharing e come è nato
L’idea di sharing mobility, intesa come car sharing – la modalità attraverso la quale è possibile condividere un’automobile noleggiata per l’occasione – risale al secondo dopoguerra, con la prima organizzazione di auto condivise: la cooperativa svizzera Sefage. Tuttavia, è solo tra gli anni ’80 e la metà degli anni ’90 che il fenomeno inizia a crescere. Queste prime esperienze di mobilità condivisa si svolgono in Svizzera e Germania, e in misura minore in Canada, Paesi Bassi, Svezia e Stati Uniti. La svolta decisiva arriva con lo sviluppo dei sistemi di comunicazione e dell’Internet all’inizio del 2000. Nel 2008, molte compagnie internazionali di autonoleggio hanno già lanciato i loro servizi di auto condivisa e dal 2010 vengono introdotti vari sistemi di mobilità peer-to-peer. In Italia, il primo esperimento di car sharing viene avviato a Milano dall’organizzazione ambientalista Legambiente nel 2001. Oggi, il car sharing è sempre più apprezzato, soprattutto nelle grandi città.
L’offerta di car sharing comprende servizi station-based (con stazioni fisse di prelievo e riconsegna del veicolo), servizi peer-to-peer (condivisione di veicoli privati) e servizi free floating (in cui le auto vengono prenotate tramite app e possono essere parcheggiate liberamente all’interno dell’area di servizio).
Car sharing 2021 in Italia
Secondo il sesto “Rapporto sulla sharing mobility” presentato nel 2022, nel 2021 il volto del car sharing cambia: il carsharing free-floating è l’unico servizio in difficoltà per i noleggi brevi, ma cresce per i noleggi di durata medio-lunga, puntando a diventare un’alternativa all’auto di proprietà. Nel 2021, i servizi free-floating registrano l’8% di noleggi in meno rispetto al 2020, ma la durata dei noleggi aumenta a 43,7 minuti, circa 11 minuti in più rispetto al 2019. I servizi di carsharing con stazione, invece, registrano un +22,2% di viaggi rispetto al 2020. Il 32% delle auto è elettrico o ibrido, con un aumento dell’12% rispetto al 2020 per le auto elettriche.
Bike sharing: come è nato e cos’è
Nel panorama della sharing mobility, l’Italia si distingue occupando la quarta posizione a livello globale, dopo Cina, Stati Uniti e Germania, nella classifica dei sistemi più attivi di bike-sharing. Questo emerge dal Meddin Map Report – mid 2021, un’indagine internazionale basata su una mappa specifica del bike-sharing a livello mondiale.
QUI la storia di Russell Meddin
Bike sharing 2021 e 2022 in Italia
L’offerta di bikesharing in Italia nel 2021 retrocede rispetto all’anno precedente a causa di una ricalibrazione delle flotte nelle grandi città e la transizione verso nuovi bandi. Ma tra la fine dell’anno e l’inizio del 2022, in particolare nelle grandi città dove gli stessi operatori dei servizi di monopattino-sharing arricchiscono la loro flotta con migliaia di bici elettriche, il bikesharing fa un rimbalzo rispetto al 2020 sul fronte della domanda: +56% per il bikesharing free-floating con 4,6 milioni di noleggi e + 22% con 3,4 milioni di noleggi per il bikesharing station-based. Un trend particolarmente visibile a Roma e Milano, dove i noleggi rispettivamente aumentano del 90% e del 157% da gennaio a giugno del 2022.
La novità degli ultimi anni nella sharing mobility: i monopattini
Il monopattino elettrico, parte integrante del settore della micro-mobilità, è pensato per rispondere alle esigenze degli utenti per gli spostamenti dell’ultimo miglio. Riemergendo dai ricordi d’infanzia e rivisitati con un tocco tecnologico, i monopattini elettrici, in condivisione e non, sono diventati protagonisti della sharing mobility negli ultimi anni. Nel contesto della smart mobility, il 2019 è stato l’anno in cui, in Italia, sono state stabilite nuove regole per i monopattini elettrici e altri mezzi di micromobilità . Il 2020, invece, è stato l’anno in cui queste regole sono state ampiamente applicate. Inoltre, l’uso del monopattino ha ricevuto un ulteriore impulso indiretto dalla pandemia da Covid-19, che ha spinto le persone a limitare l’uso dei trasporti pubblici, cercando alternative che potessero garantire maggiore sicurezza.
Monopattini in sharing 2021
Scooter sharing, cos’è e come funziona
Utilizzare mezzi a due ruote in condivisione per gli spostamenti urbani, invece delle auto: questo è il principio dello scooter sharing, presente da diversi anni in molte città. Lo scooter può essere utilizzato per un periodo di tempo limitato e deve poi essere restituito. La maggior parte dei servizi offre la possibilità di individuare tramite app il veicolo più vicino. Per utilizzare il servizio, gli utenti devono registrarsi, fornire una carta di credito come garanzia e avere almeno 21 anni.
Scooter Sharing nel 2021
Le città dello sharing
La sharing mobility, elemento cardine dell’economia condivisa, sta vivendo un momento di espansione significativa in Italia. Questo modello di mobilità sostenibile, che include servizi come car sharing, bike sharing e scooter sharing, vede per la prima volta un numero maggiore di capoluoghi di provincia con almeno un servizio attivo rispetto a quelli senza, con un rapporto di 62 a 46.
Geograficamente, il Nord Italia si distingue per l’adozione della sharing mobility, con 35 capoluoghi su 48 totali che offrono almeno un servizio di mobilità condivisa, sottolineando la crescente accettazione delle soluzioni di mobilità condivisa in questa regione. Seguono il Centro e il Sud, rispettivamente con 11 su 28 e 16 su 32 capoluoghi di provincia che offrono servizi di sharing mobility. Tuttavia, al termine del 2021, regioni come l’Umbria, il Molise e la Basilicata non presentavano ancora servizi significativi di sharing mobility.
Nel contesto delle smart city, Milano e Roma si affermano come leader nel campo della sharing mobility, dominando la classifica per flotte disponibili, noleggi e km percorsi. Milano si distingue particolarmente per il suo equilibrio tra offerta e domanda nei vari servizi di sharing mobility. Le prime dieci città in termini di offerta di servizi di sharing mobility sono, nell’ordine: Milano, Roma, Torino, Firenze, Palermo, Napoli, Verona, Bologna, Rimini e Bari.
Sicurezza nella Sharing Mobility: più incidenti in monopattino che in scooter
Un’indagine condotta dall’Osservatorio ha rivelato alcuni dati sulla sicurezza dei diversi servizi di sharing mobility. Il monopattino in sharing ha registrato un livello di incidentalità leggermente superiore a quello dello scooter sharing. Nello specifico, si sono verificati 2,07 incidenti ogni 100 mila km per i monopattini in sharing, rispetto a 1,72 incidenti per lo scooter sharing. Entrambi questi valori sono significativamente più alti rispetto alla bicicletta in sharing, che ha registrato solo 0,74 incidenti ogni 100 mila km.
Il risparmio della mobilità condivisa
L’impatto della sharing mobility è evidenziato nel rapporto rilasciato il 10 ottobre 2022 durante la Sesta Conferenza Nazionale di Sharing Mobility a Roma.
I benefici della sharing mobility: la sostenibilità
Dal punto di vista ecologico, i benefici della sharing mobility non si limitano alla natura prevalentemente ecosostenibile della flotta in condivisione, che è per il 94% a emissioni zero. Lo studio “Pollicino” condotto dall’Osservatorio in collaborazione con il Comune di Bologna, TPER, Nordcom e SRM, ha evidenziato il ruolo chiave della sharing mobility nel modellare comportamenti di viaggio più sostenibili.
Gli utilizzatori della sharing mobility, infatti, pur effettuando un numero di viaggi giornalieri simile a chi non ne fa uso, adottano uno stile di mobilità più sostenibile. In particolare, per i loro spostamenti abituali per lavoro, gli utenti della sharing mobility preferiscono limitare l’uso dell’auto (11% contro 24%), utilizzare più frequentemente i mezzi di trasporto pubblici (30% rispetto al 18%) e, seppur di poco, si spostano a piedi più spesso (26% contro 24%).
La sharing mobility ha un impatto significativo anche sulla proprietà dell’auto all’interno della famiglia: tra i suoi utenti, il 44% afferma di non possedere un’auto in famiglia, rispetto al 14% dei non utenti; il 40% ne possiede una, rispetto al 54% dei non utenti; e solo il 17% ne possiede due o più, contro il 32% dei non utenti. In conclusione, la sharing mobility non solo contribuisce a un ambiente più pulito, ma promuove anche comportamenti di mobilità più sostenibili.
Sharing mobility e startup
La sharing mobility è un fenomeno innovativo che sta vedendo un notevole contributo da parte di startup provenienti da tutto il mondo. Queste imprese stanno alimentando la crescita del settore attraverso soluzioni, prodotti e servizi innovativi che facilitano, ottimizzano e semplificano la condivisione dei mezzi di trasporto tra gli utenti.
Tra le startup più finanziati di recente, troviamo Bird, un’impresa statunitense che offre un servizio di scooter sharing elettrico. Un altro esempio è Lime, fondata nel 2017 a San Mateo, in California, che offre un servizio di condivisione di bici, scooter e auto, e che ha raggiunto una valutazione totale di 2,4 miliardi di dollari.
A Tel Aviv, invece, è emersa Gett, società di ride-hailing che ha raggiunto una valutazione di 1,5 miliardi di dollari e che mette in contatto i suoi clienti con i conducenti di taxi.
Dall’Olanda, invece, arrivano Cargoroo, una piattaforma di biciclette elettriche, e Mobility Sensing, un’altra impresa olandese specializzata nell’Internet of Things, che monitora la temperatura stradale per verificare le condizioni del manto stradale.
Questi sono solo alcuni dei nomi in una lista che continua a crescere mese dopo mese, testimoniando l’importanza crescente della sharing mobility a livello globale.
QUI 23 STARTUP ITALIANE DELLA SMART MOBILITY
Telepass: l’innovazione nella sharing mobility
Telepass ha lanciato nel 2019 la sua prima call per selezionare startup, software house e technology provider. L’obiettivo è di proporre soluzioni e servizi innovativi per la mobilità nelle città, e non solo. Questo per sfruttare il potenziale innovativo delle giovani imprese e innescare un processo virtuoso che porti eventualmente a future, nuove collaborazioni. “Telepass Pay Ecosystem: una call per l’ecosistema di mobilità integrata” si è chiusa il 29 novembre 2019. A gennaio 2020 è stato diffuso il nome dei vincitori, che hanno poi avuto la possibilità di approfondire il loro progetto con il top management e il team IT di Telepass.
Carpooling: la nuova frontiera della Sharing Mobility
Nel panorama italiano della sharing mobility, un settore in forte crescita è il carpooling. Questa forma di condivisione, utilizzata sia per spostamenti extra urbani (Carpooling extra-urbano) o legati al lavoro (qui definito Carpooling aziendale), incarna perfettamente il concetto di sharing mobility.
Il carpooling aziendale ha registrato negli ultimi anni un’impennata del numero di iscritti, con un incremento medio annuo del 75% dal 2015. Alla fine del 2018, gli iscritti erano 277 mila, di cui l’85% utilizzava il servizio di sharing mobility Jojob. Le donne rappresentano circa il 40% del totale degli iscritti.
In linea con l’espansione della mobilità condivisa, i viaggi in carpooling hanno registrato un significativo incremento tra il 2017 e il 2018. I servizi di carpooling Bepooler e Jojob hanno rispettivamente raddoppiato e quintuplicato le loro performance, mentre Up2go ha registrato un sorprendente +800% nell’ultimo anno. Questo trend positivo riflette l’aumento delle distanze percorse in modalità carpooling, con un tasso medio di crescita del +196% tra il 2015 e il 2018. La condivisione dei viaggi per spostarsi da casa a lavoro avviene nella quasi totalità dei casi, come prevedibile, durante i giorni feriali (96%).
Gli incentivi che promuovono il carpooling
Un fattore determinante del carpooling aziendale, e della sharing mobility in generale, è l’adozione di incentivi per modificare le abitudini di mobilità individuali. Le aziende e i fornitori di servizi di sharing mobility collaborano per sviluppare piani di incentivazione per i dipendenti che scelgono il carpooling. Offerti premi in denaro, accesso a parcheggi gratuiti o aziendali, e buoni acquisto.
(Articolo inizialmente pubblicato nel 2020 e aggiornato al 12/10/2022)