Non solo una moda elitaria per gli appassionati di sostenibilità e tecnologia, ma una componente fondamentale che sta attirando l’interesse del maggiori player del mondo dell’auto. Stiamo parlando dell’auto elettrica, particolarmente sotto ai riflettori ora che per decisione dell’Europa tutte le nuove auto vendute a partire dal 2035 non dovranno produrre emissioni di CO2.
Leggi qui i dettagli della decisione dell’UE
Vediamo in questa guida tutto quello che serve sapere per essere pronti alla transizione elettrica.
Auto elettrica: che cos’è
Un‘auto elettrica è un’automobile che utilizza per il suo movimento l’elettricità attraverso l’apposita ricarica, e non la benzina o altri combustibili utilizzati di solito nelle automobili. Grazie alle auto elettriche è possibile non soltanto salvaguardare l’ambiente inquinando di meno, ma anche risparmiare notevolmente sui costi del carburante. Vediamo quindi nel dettaglio come funzionano le auto elettriche, per chi vuole scoprire di più come utilizzare e dove acquistare un’automobile elettrica.
Auto elettrica: come sceglierla
Dal prezzo al modello, ecco una guida per orientarsi nella scelta dell’auto elettrica.
Auto elettrica: gli incentivi per chi l’acquisterà nel 2023
Sono diversi gli incentivi disponibili per l’acquisto di auto elettriche, uno dei punti fondamentali nello sforzo di transizione energetica italiano ed europeo. In particolare, stimolare le nuove immatricolazioni e la transizione verso veicoli elettrici o a basse emissioni, il Governo Draghi ha stanziato 650 milioni di euro per ogni annualità dal 2022 al 2024.
Lo stato dell’arte delle auto elettriche in Italia nel 2023
L’auto elettrica in Italia ancora non decolla, anzi arretra. Nel 2023 sono stati venduti meno veicoli elettrici degli anni precedenti, sostanzialmente perché i costi sono ancora troppo elevati, mancano gli incentivi e ci sono ancora troppi interrogativi sulla durata della ricarica elettrica e su dove, come e quando poter ricaricare il proprio veicolo. In Europa non è così: l’elettrico si sta gradualmente diffondendo. Sono alcune delle suggestioni dello Smart Mobility Report 2023 (sottotitolo: “La via italiana” per la decarbonizzazione dei trasporti nel nuovo scenario geo-politico internazionale), presentato mercoledì 27 settembre 2023 a Milano dall’Energy&Strategy, School of Management del Politecnico.
In Italia, nel 2022, si è registrato un deciso rallentamento delle immatricolazioni (-15% rispetto al 2021) e anche nel primo semestre del 2023 non mostra quel “cambio di passo” che invece sarebbe assolutamente necessario, non solo in vista dell’obiettivo al rialzo previsto dal nuovo PNIEC (6,6 milioni di auto circolanti al 2030, contro i precedenti 6 milioni, e una progressiva riduzione dei veicoli tradizionali), ma soprattutto per abilitare ricadute virtuose sul tessuto industriale nazionale.
Auto elettriche nel mondo: i dati 2023
Secondo i dati dell’Osservatorio Smart Mobility, a livello internazionale il mercato delle passenger car elettriche è molto cresciuto nel 2022, mentre in Italia è calato del 15%. L’incremento maggiore si è verificato in Cina (+82% rispetto al 2021), poi in USA (+51%) e in Europa (+15%), dove il numero complessivo di BEV e PHEV ha visto un tasso di aumento medio annuale del 70% dal 2018 al 2022, facendo passare la percentuale di immatricolazioni elettriche, sul totale, dal 2,5% al 22,9% in 4 anni (trend destinato a confermarsi nel 2023); al contrario, in Italia non si arriva nemmeno al 9%.
A guidare la crescita nel 2022, in cifra assoluta, Germania (oltre 820.000 unità), Regno Unito (quasi 370.000) e Francia (330.000), in percentuale invece Norvegia (quasi il 90% delle nuove immatricolazioni sono elettriche), Svezia (56%) e Danimarca (39%).
Come funzionano le auto elettriche: come e dove ricaricarle?
Ricaricare dalle colonnine per la ricarica dell’auto elettrica: dove trovarle, come usarle, i costi
La modalità di ricarica di un’auto elettrica è la stessa di un telefono cellulare, perciò dovremmo cominciare a considerare questo tipo di automobili alla stregua di dispositivi o, meglio, elettrodomestici. La ricarica delle auto elettriche può avvenire tramite le colonnine diffuse sul territorio, che però ad oggi in Italia – e non solo- sono in numero assolutamente insufficiente.
Secondo le proiezioni di EFAO Acea Pocket Guide 2020-2021, entro il 2025 circoleranno in Europa 12,5 milioni di veicoli elettrici, il che richiederebbe 3 milioni di punti di ricarica pubblici. Già oggi, i punti disponibili sono appena 200mila sugli 800mila necessari.
In Italia in particolare ci sono poco più di 27.000 punti di ricarica per auto elettriche suddivisi in circa 14.000 colonnine, in media una ogni 20 chilometri.
Ecco dove trovare le più vicine, i tempi e i costi di ricarica.
Come ricaricare un’auto elettrica?
Per ricaricare l’auto elettrica, occorre innanzitutto individuare su Internet o sulle apposite applicazioni la stazione di ricarica più vicina, per poi parcheggiare, collegare il cavo all’auto e avvicinare alla colonnina la card fornita dal gestore. In questo la ricarica di un’automobile elettrica si differenzia da una che va a benzina: è necessario essere dotati dell’apposita tessera magnetica, che permette di sbloccare lo sportello e inserire l’adattatore. A collegamento effettuato il display visualizzerà il contatore: è possibile verificare quanti KwH stanno riempiendo la batteria, proprio come fosse un serbatoio per il carburante. Quando la ricarica è terminata è sufficiente accostare nuovamente la card alla colonnina e scollegare il cavo.
Quali sono gli operatori delle colonnine di ricarica?
Un altro ostacolo alla ricarica è il fatto che non tutte le colonnine sono compatibili con tutte le tessere o sistemi di pagamento. L’interoperabilità, cioè la possibilità di usare la colonnina di un operatore e avere l’abbonamento con un altro, è oggi uno dei punti focali della creazione di un’infrastruttura di ricarica. Esiste un progetto internazionale per superare queste barriere: ne ha parlato a EconomyUp Roble Dorronsoro, Head of Merchant and Acceptance Southern Europe di Visa – il primo partner del ramo pagamenti ad entrare nell’alleanza.
Ma chi gestisce oggi i 27mila punti di ricarica auto in Italia? E quali operatori offrono l’interoperabilità? Qui una mini-guida.
Ricaricare on demand in mobilità
Dal 6 febbraio 2019 è attivo a Milano, in un progetto pilota, E-GAP, operatore di ricarica mobile per veicoli elettrici: chi possiede un veicolo e vuole farselo ricaricare potrà lasciarlo dove preferisce e, attraverso un’app dedicata, chiamare un addetto che eseguirà l’operazione al posto suo. Questo è reso possibile grazie all’utilizzo di Van elettrici di ricarica. Nel frattempo l’addetto potrebbe fornire altri servizi, come il lavaggio dell’auto. Tre i soci di E-GAP: Eugenio de Blasio, fondatore e presidente, già membro del board di Assorinnovabili; Daniele Camponeschi, ex CIO di Independent Power Producers; Alessandro Di Michele, ex CFO di Borsa Italiana. Progetto al 100% Made in Italy, è stato realizzato insieme al gruppo MetaSystem, specializzato in ricerca, sviluppo e produzione di elettronica applicata ai sistemi di sicurezza avanzati per i mercati automotive ed energia. Nel 2020 E-Gap ha siglato un accordo di collaborazione con Enel per permettere l’utilizzo del servizio anche tramite l’app JuicePass di Enel X.
Un altro progetto per offire servizi di ricarica on demand è la startup Reefilla, che offre una soluzione as a service per monitorare la batteria del veicolo elettrico e offrire un servizio di ricarica dove serve e quando serve. Nata dall’idea di 3 ex manager di FCA, Marco Bevilacqua, Pietro Balda e Gabriele Bergoglio, Reefilla è un progetto Incubato da I3P – Politecnico di Milano e accelerato da Motor Valley Accelerator e Plug&Play. Oggi in fase di testing sui veicoli elettrici dei maggiori marchi, prevede il primo lancio pilota su Milano e Torino per il secondo trimestre 2022.
Ricaricare con presa elettrica domestica
L’altro modo di ricaricare l’auto elettrica è attraverso la classica presa domestica, cioè a casa o nel condominio. Installare una wallbox nel proprio garage in un’autorimessa soggetta a Certificato per la Prevenzione Incendi (CPI) è un diritto di ciascun condomino. Non richiede alcun passaggio presso l’amministratore o l’assemblea purché si osservi la normativa. E, pur implicando alcuni precisi obblighi, si tratta di un’operazione del tutto percorribile e gestibile anche se, in alcuni casi, non economicissima.
Non si può però installare una presa qualsiasi: le batterie dell’auto potrebbero danneggiarsi perché le prese domestiche non sono progettate per essere usate per molte ore consecutive ad elevata potenza. Ma la presa industriale non è permessa, se non nelle pochissime autorimesse non sottoposte a Certificato Prevenzione Incendi. A questo proposito la normativa è alquanto complessa e farraginosa.
Quanto dura l’autonomia di un’auto elettrica?
Una delle principali sfide per le case automobilistiche interessate all’auto elettrica è la ricerca e lo sviluppo di batterie che consentano una maggiore autonomia e una rapida ricarica. Attualmente gli Electric Vehicle (EV) commerciali possono garantire un’autonomia media fino a 290 km a carica.
L’autonomia di guida di un’auto elettrica dipende anche da alcuni fattori esterni, quali lo stile di guida del conducente, la velocità, il tipo di percorso, le condizioni climatiche come forte vento contrario, il peso del veicolo e l’utilizzo di riscaldamento o condizionatore.
Esistono inoltre nuove tecnologie che permettono la produzione di auto elettriche con autonomia fino a ben 800 km a ricarica: le impiegherà primo in Europa Stellantis nel suo impianto di Cassino.
Tempo di vita delle batterie
Le batterie delle moderne autovetture elettriche, per la maggior parte al Litio (Li), sono piuttosto durature. Come riferiscono gli addetti ai lavori, c’è un decadimento delle batterie abbastanza marcato nei primi 30mila km, decadimento che poi si assesta su un tasso molto contenuto. In ogni caso la capacità della batteria resta compresa mediamente tra il 90% e il 95%, anche una volta raggiunti (e superati) i 200mila km. Per esempio la batteria della Tesla Model S perde in media meno del 15% della sua capacità originaria nel corso del ciclo di vita medio del veicolo (250mila km).
(Articolo aggiornato al 23/10/2024)