L’ANALISI

Auto elettrica: i diversi approcci delle case automobilistiche in Italia



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Sono tre i possibili approcci utilizzati dalle case automobilistiche per la loro offerta di auto elettrica: le case full electric, le case tradizionali con modelli elettrici, gli adattamenti elettrici di auto termiche. Ma tutti non possono prescindere dalla stessa cosa: un’efficace vendita online

Pubblicato il 12 feb 2024

Alessandro Abbotto

Professore ordinario di Chimica all’Università di Milano-Bicocca



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All’inizio erano in due. Adesso sono in più di 500. No, non stiamo parlando del mitico film del 1960 diretto da John Sturges (chi, almeno della mia generazione, può dimenticare Yul Brynner ne “I magnifici sette”?) ma dei modelli di auto elettrica disponibili nel mercato.

L’ “inizio” di cui si è detto coincide, grosso modo, con solo dieci anni fa quando, nel 2014, il 50% delle vendite di automobili elettriche era coperto da soli due modelli, la Nissan Leaf e la Tesla Model S. La crescita inarrestabile del mercato automobilistico elettrico ha fatto fiorire anche il numero di modelli disponibili.

Quanti modelli di auto elettrica ci sono oggi?

Secondo EV Database, ad oggi il numero di modelli completamente elettrici ha superato 354, ma in realtà, considerando i vari allestimenti, si supera, secondo l’International Energy Agency, il numero di 500, il doppio del 2019. Quattroruote, la nota rivista del settore, elenca, a gennaio 2024, 549 modelli full electric per un totale di 817 allestimenti solo per il mercato italiano (dove non sono ancora arrivate tutte le offerte presenti, ad esempio, in Cina).

Tutte le più importanti case automobilistiche hanno ormai, nella propria lista di modelli in vendita, più automobili elettriche, spesso messe ben in evidenza nelle homepage dei rispettivi siti web. E questo accade anche in un paese come l’Italia, dove le vendite di veicoli elettrici sono ferme da alcuni anni a meno del 5%, contro quote di mercato in crescita e solidamente a due cifre in gran parte del resto d’Europa, per non parlare dei mercati asiatici.

Ormai i modelli disponibili soddisfano, quindi, tutti i gusti e le necessità, dalle citycar ai SUV compatti o di grande dimensioni, alle berline di lusso e sportive. E, anche, per (quasi) tutte le tasche. Nel mercato europeo si parte dalla Dacia Spring, l’auto elettrica attualmente più economica (gruppo Renault ma prodotta in Cina), a listino a 21.450 € (da cui poi sottrarre gli incentivi nazionali e regionali), fino alle lussuosissime Maserati Gran Turismo Folgore e Rolls-Royce Spectre, da oltre 200.000 €.

I tipi di auto elettrica sul mercato

Tantissimi modelli, numerose versioni, ma dove, a ben guardare, è possibile individuare pochi, anzi pochissimi, approcci utilizzati dalle case automobilistiche per la loro offerta elettrica. Proviamo quindi a svolgere questo esercizio di classificazione dello “stile elettrico” dei modelli oggi disponibili, con qualche esempio rappresentativo, anche se certamente non esaustivo.

Le auto progettate e costruite in modalità “elettrica” da case automobilistiche “full electric”

Alla prima categoria appartengono quei modelli che sono stati pensati, progettati, assemblati, costruiti e commercializzati secondo una nuova mentalità, specificatamente pensata per la trazione elettrica.

Ancora oggi, nonostante i numeri detti sopra, le case automobilistiche che offrono nella loro gamma solamente modelli di questo tipo sono rarissime e si contano sulle dita di una mano. Un nome tra tutti: Tesla. Tesla ha cominciato a progettare e costruire automobili elettriche nel 2010, nella sua fabbrica di Fremont, sulla baia di San Francisco, con poco più di 1000 impiegati. Da allora abbiamo assistito a una continua crescita, che l’ha portata oggi a essere leader di mercato non solo nel campo dei veicoli elettrici (anche in Italia nel 2023 i due modelli elettrici più venduti sono due Tesla) ma in generale nel settore automobilistico, con Model Y automobile più venduta in assoluto (quindi inclusi anche i modelli termici) in Europa nel 2023.

Tesla non significa solo costruzione di un’auto progettata per essere a trazione elettrica, ma anche rivoluzione nel design, soprattutto interno, e, ancora più importante, completo ripensamento della rete di vendita. Un’automobile senza cruscotto, con essenzialmente davanti agli occhi del guidatore solo un volante e, in centro nella plancia, un tablet che svolge tutte le funzioni (negli ultimi modelli sono anche sparite le leve ai lati del volante, con il cambio delle marce che si effettua con uno scrolling del dito destro sul lato sinistro dello schermo centrale), fa storcere il naso ancora a molti.

Come faceva storcere il naso a molti il primo iPhone, presentato da Steve Jobs nel gennaio 2007. A quei tempi, molti lo ricorderanno bene, tutti, dall’uomo di affari a quello della strada, andavano in giro con cellulari piuttosto voluminosi di marca Motorola, BlackBerry, Palm o Nokia, con l’immancabile tastiera fisica. «Lo sviluppo dei telefoni cellulari sarà simile a quello dei pc. Anche con il Mac, Apple ha attirato molta attenzione all’inizio ma è comunque rimasto un prodotto di nicchia», dichiarava il responsabile del reparto cellulari di Nokia, allora leader di mercato. «Non c’è alcuna possibilità che l’iPhone ottenga una quota di mercato significativa. Nessuna possibilità», confermava il CEO di Microsoft. Sappiamo come andò a finire.

Oggi le case automobilistiche, esattamente come accaduto nel comparto dei telefoni cellulari, si stanno adeguando in fretta, una dopo l’altra, al nuovo design ottimizzato per la guida elettrica: un tablet centrale, un volante e poco altro. E così troviamo questa impostazione dalla nuovissima EX30 di Volvo, in arrivo in Italia proprio in queste settimane, alla serie ID di Volkswagen, ai modelli BYD. E, ne possiamo essere certi, questo è solo l’inizio.

Ma Tesla ha rivoluzionato un altro settore di assoluta rilevanza strategica, quello delle vendite. A differenza di chi si accinge ad acquistare un modello – elettrico o termico – di qualsiasi altra casa automobilistica, che comporta informarsi sul sito web o su una rivista di settore, individuare e recarsi da un concessionario, affrontare una complessa scelta tra allestimenti, optional e pacchetti aggiuntivi (in alcuni casi decine e decine) e, per ultimo, condurre un’impegnativa trattativa sul prezzo di vendita, o sulla valutazione dell’usato, in diversi casi ben differenti dalle offerte allettanti presenti sugli stessi siti web ufficiali, chi acquista una Tesla trova invece un mondo completamente diverso.

Il sito internet Tesla è estremamente semplice e fluido, con pochissimo modelli (solo 4) e ancora meno allestimenti (2, massimo 3, per modello). Poi basta scegliere il colore e i cerchi e, in pochi secondi, si può visualizzare il prezzo che si pagherà realmente, non un centesimo in meno, non un centesimo in più, con elencate le varie possibilità di acquisto – tradizionale, finanziamento o leasing – con relative rate e durate, sempre selezionabili a piacere. Dopodiché, se proprio si vuole, basta recarsi in uno dei modernissimi store Tesla, dallo stile minimalista, dove una giovane o un giovane funzionario di vendita vi confermerà l’acquisto utilizzando esattamente lo stesso portale internet che avete visualizzato a casa. Nulla a che vedere con il resto del mondo, autosaloni enormi, decine di funzionari, offerte variabili, trattative, computer di cui non vedete nulla dell’offerta che sta visualizzando il funzionario. Non si tratta solo di trasparenza, ma anche di ottimizzazione dell’intera filiera, a vantaggio dei costi e delle tempistiche, e, quindi, del consumatore. L’ultima frontiera, appena inaugurata in Italia, è rappresentata dai “Pop Up”, spazi shop simili a quelli di un normale negozio di abbigliamento presenti presso i centri commerciali, solo che si vendono automobili elettriche, come quello appena inaugurato da Tesla nel nuovissimo multistore di Milano Merlata: pochi metri quadrati, due veicoli in mostra e un paio di funzionari di vendita armati di tablet e computer portatile. Null’altro!

Sulla stessa linea di Tesla adesso stanno arrivando altri produttori, con analoghe strategie e stili. Tra tutti credo che sia degno di nota Polestar, lo spinoff di Volvo completamente dedicato all’elettrico, i cui shop seguono, in alcuni casi anche migliorandolo, l’approccio Tesla.

Al momento poco altro altrove.

Gli allestimenti elettrici di case automobilistiche tradizionali

È la tipologia, oggi, più avanzata tra quelle “tradizionali”.

Parliamo di case automobilistiche tradizionali, nel campo dell’automotive da decenni, che offrono, accanto ai modelli termici a benzina o diesel, nuove gamme completamente pensate per l’elettrico, con diversi modelli e allestimenti.

In questo caso, sempre rimanendo nell’ambito dei produttori europei, si può citare la linea ID di Volkswagen, che include al momento quattro modelli. ID.3 ha rappresentato il capostipite di una nuova gamma progettata appositamente per la trazione elettrica e assemblata attraverso una piattaforma modulare (MEB) appositamente sviluppata dal marchio di Wolfsburg. Anche qui ritroviamo, seppure in forme diverse (ad esempio il cruscotto di fronte al volante, seppur ridisegnato e rimpicciolito, non è completamente sparito e lo schermo centrale non è il tablet della Tesla ma assomiglia di più allo schermo tradizionale di una qualsiasi altra vettura) lo stile minimalista introdotto da Tesla.

Ma le differenze principali dalla casa di californiana sono altre. A inizio 2024 il sito Volkswagen offre una gamma di 29 modelli, di cui solo 4 elettrici. Quindi una casa la cui offerta è ancora all’85% a base di combustibili fossili, tra cui ben 10 modelli diesel, una tipologia di trazione ormai quasi completamente scomparsa in altri mercati (e in caduta libera anche in Italia, il 18% del venduto nel 2023 contro il 40% del 2019!). Insomma, un’offerta del tutto tradizionale alla quale, in accordo, si accompagna una modalità di vendita tradizionale, con autosaloni classici e modalità di vendita ancora legate alla trattativa.

In Italia (ma è così anche altrove) questa strategia non sembra pagare anche se, a mio parere, in buona parte incomprensibilmente, tenendo conto delle importanti innovazioni e dei rilevanti investimenti comunque introdotti dalla casa tedesca. E dell’innegabile qualità dei modelli ID. La quale però non è stata sufficiente per inserire neanche uno dei modelli ID tra le top ten italiane del 2023.

A mio parere la spiegazione è proprio nel grado solo parziale di innovazione. Chi si accosta a un modello elettrico sposa una nuova cultura della mobilità, innanzitutto legata alla sostenibilità verso l’ambiente e la salute, ma anche verso forme innovative di offerte commerciali e di vendita. Nonostante tutta la gamma ID sia di livello certamente eccellente, ancora non basta. È necessario modernizzare tutta la catena di vendita, non solo quella di produzione, allineando perfettamente prezzi sul sito e prezzi in autosalone, dare la possibilità di scegliere, con facilità, il modello a casa comprensivo di optional e pacchetti aggiuntivi, apprendere già dall’ordine a casa i tempi di consegna. L’auto c’è. Adesso bisogna fare il resto.

Gli adattamenti elettrici di automobili termiche

L’abbiamo scritto in apertura. Ormai oggi tutte le case automobilistiche hanno a listino uno o più modelli elettrici. Ma questo non li trasforma in un marchio elettrico, ammesso che questo sia poi il target del management. Per alcuni marchi, poi, come Porsche, il rinvio della transizione a zero emissioni prevista per il 2035 non dispiace. Il mercato è, comunque, pieno di modelli adattati all’elettrico.

Ovvero modelli progettati e assemblati per la trazione a benzina/diesel che sono stati modificati, in molti casi anche ingegnosamente, per la trazione elettrica.

In alcuni casi è addirittura ancora presente il tunnel centrale dell’albero di trasmissione che, però, nell’auto elettrica non esiste perché la trasmissione è diretta, dal motore all’asse delle ruote (e, in futuro, direttamente alle ruote).

Ma in questa categoria vanno inseriti anche tutti quei modelli che, pur assemblati anche su piattaforme appositamente progettate, sono di fatto del tutto analoghi alle rispettive controparti termiche, sia nel design interno che nella modalità di vendita, con tutto ciò di positivo e negativo che questo comporta.

A mio parere un buon esempio di questo concetto è un altro marchio tedesco, Audi (ma avrei potuto sceglierne altri, sempre europei). La gamma Audi presenta attualmente 17 modelli, di cui solo 3 elettrici (la gamma e-tron). La produzione e-tron di serie è partita nel 2018, con un SUV (chiamato semplicemente “Audi e-tron”) che altro non era che un tradizionale SUV Audi dotato di trazione elettrica. Oggi la gamma e-tron comprende modelli nati e pensati per l’elettrico. Eppure, chi entra all’interno di una di queste vetture si trova, in tutto e per tutto, un’Audi tradizionale. Come pure ritrova la tradizionale vendita, e assistenza, Audi. In altri termini, se nessuno vi dicesse che state salendo su una vettura elettrica, non lo capireste.

Leggi anche: Trasformare l’auto a benzina in auto elettrica: quanto costa e le tecnologie

Questa strategia è pensata per chi non desidera allontanarsi dal conosciuto, dal tradizionale e ama i marchi blasonati di sempre. Chi vuole una Audi tradizionale, anche se elettrica, qui la trova. A partire dalla visita in concessionario. Chi cerca il carattere Tesla, rimarrà invece estremamente deluso. Pur avendo pochissimo modelli elettrici, Audi è riuscita a piazzare uno di questi, la Q4, al sesto posto tra i veicoli elettrici più venduti in Italia nel 2023. Quindi, non vi è dubbio, questa strategia ha un senso. Anche se siamo quasi agli antipodi di quanto detto al primo punto.

Cosa non può mancare a ogni auto elettrica? La vendita online

In conclusione, qui non stiamo facendo una classifica tra chi è peggio e chi è meglio. L’ottimale probabilmente tiene conto di tutti gli approcci e, inevitabilmente, deve tenere conto del mercato in cui ci si trova. In Italia, dove ancora comanda la trazione a benzina e diesel e l’elettrico non riesce a raggiungere il 5% del venduto, strategie “ibride” possono avere un senso più che altrove. Non a caso l’Italia è uno dei mercati dove l’ibrido plug-in tiene, a differenza di altri paesi dove è in diminuzione ed è destinato a scomparire quando l’elettrico puro avrà preso definitivamente piede.

Tuttavia, alcuni fattori comuni dovrebbero essere presenti in tutte le tipologie sopra schematizzate. Non parliamo del tablet centrale, che può piacere o meno, o dell’assenza dello schermo dietro il volante o del numero di leve a portata di mano di chi guida. Parliamo di vendita di un bene e di completa trasparenza. Sempre.

Oggi, a metà degli anni Venti del XXI secolo, in un mondo dove è comune abitudine acquistare da casa biglietti aerei, ferroviari, cinematografici, libri, oggetti, elettrodomestici, finanche l’intera spesa settimanale, non ha più senso – anzi, direi, è quasi inaccettabile – che non vi sia totale e completa corrispondenza tra ciò che vedo sul sito web ufficiale a casa e ciò che trovo al momento dell’acquisto in autosalone.

Ormai è venuto il momento, per tutte le case automobilistiche e le concessionarie, di rinnovarsi soprattutto in questo, offrire siti web dove chi si accinge ad acquistare un’auto elettrica (io, preciserei, qualsiasi automobile) sceglie da casa facilmente l’allestimento, visualizza l’effettivo prezzo finale, inclusivo di costi accessori ed eventuali sconti, e poi finalizza la transazione, con la necessità solo di andare in autosalone per un drive test, eventuali chiarimenti o, magari, solo per il ritiro del veicolo.

La strada è stata tracciata. E, si è visto, contro ogni previsione, paga. Come è stato per i telefoni cellulari. Chi non la segue continua a trovarsi a metà del guado, tra la tradizione e l’innovazione, con gamme in gran parte ancora a base di combustibili fossili, con metodologie di vendita che oggi non si trovano praticamente più in nessun altro comparto commerciale. Alla fine, a pensarci bene, la vera innovazione, a beneficio di tutti, produttori e consumatori, è questa.

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