LA GUIDA

Colonnine elettriche: costi e mappa stazioni di ricarica auto

In Italia si contano quasi 40.000 punti di ricarica ad accesso pubblico a fine 2022. Ecco dove trovare le colonnine più vicine, come fare la ricarica a casa, i tempi e i costi

Aggiornato il 10 Ott 2023

colonnine ricarica

La diffusione di auto elettriche nel mondo cresce rapidamente e, con esse, le strutture dedicate alla ricarica di questi mezzi (le cosiddette colonnine elettriche). Un’operazione tutto sommato semplice, anche se non ancora entrata nella quotidianità, che si può fare su strade e autostrade pubbliche, ma anche nel garage di casa.

fine 2022 si stimavano circa 450.000 punti di ricarica ad accesso pubblico installati in Europa, l’86% di tipo “normal charge” (+29% rispetto al 2021) e il resto di tipo “fast charge” (+63% rispetto al 2021), cifre che confermano il trend di crescita degli ultimi anni a livello internazionale (+33% in Europa) e italiano (+44%). Lo dice lo Smart Mobility Report 2023 , presentato mercoledì 27 settembre 2023 a Milano dall’Energy&Strategy, School of Management del Politecnico.

In Italia il tasso di crescita è in linea con quello europeo: quasi 40.000 punti di ricarica ad accesso pubblico a fine 2022, di cui l’85% “normal charge” (+41% rispetto al 2021) e il resto “fast charge” (+57%). I punti di ricarica ad accesso privato, a partire da quelli residenziali, hanno riscontrato un aumento addirittura più rapido (370.000, +170%), trainato dal Superbonus, arrivando a superare il numero di autovetture in circolazione: situazione destinata purtroppo a peggiorare con la rimodulazione dell’incentivo.

Il bonus per incentivare l’installazione di colonnine di ricarica in Italia

Ci sono molti vantaggi nell’acquistare un veicolo elettrico a partire proprio dall’installazione di colonnine elettriche per la ricarica che, con il  Decreto Rilancio 34/2020, per tutto il 2022 e 2023 rientrano tra gli incentivi dell’ Ecobonus 110%.

Acquistando e installando colonnine elettriche o un wallbox, l’Agenzia delle Entrare potrebbe restituire all’acquirente di più di quanto speso tramite 3 possibili modalità: detraendo la spesa dalle tasse in 4 anni, oppure tramite lo sconto in fattura o la cessione del credito, chiedendo all’impresa, oppure ad un intermediario finanziario, di anticipare la spesa al posto dell’acquirente. L’aliquota di detrazione scenderà al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025.

Dal PNNR arrivano nuovi fondi destinati a queste infrastrutture. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nell’ambito della seconda mission, prevede un investimento ad hoc per l’installazione di infrastrutture di ricarica elettrica pari a  713 milioni di euro. La consultazione pubblica del MiTE sulle colonnine elettriche è stata chiusa il 6 giugno 2022. Stando al decreto emesso a gennaio 2023, è prevista l’installazione di almeno 21.255 punti di ricarica, suddivisi tra 7.500 colonnine super-rapide sulle strade extraurbane (escluse le autostrade) e 13.755 veloci nelle città. l’investimento del Pnrr è destinato a finanziare fino al 40% dei costi di realizzazione delle stazioni.

Servirà a costruire le infrastrutture necessarie per promuovere lo sviluppo della mobilità elettrica, aumentare il numero dei veicoli (pubblici e privati) a emissioni zero e ridurre l’impatto ambientale dei trasporti. Nel primo anno è prevista l’aggiudicazione dei contratti  per la realizzazione di 2.500 postazioni di ricarica sulle superstrade e di 4.000 colonnine nelle aree urbane italiane, mentre le altre dovranno essere installate entro la fine del 2025.

Ma dove sono le colonnine per la ricarica dell’auto elettrica? Come fare per rifornirsi? Quanto dura la ricarica? Ecco tutte le risposte.

Come funzionano le colonnine per la ricarica dell’auto elettrica

Le colonnine o wallbox per la ricarica dei veicoli elettrici sono una delle infrastrutture fondamentali per la diffusione di questo sistema d trasporto

Anche se non fa ancora parte dei gesti appartenenti alla quotidianità, la ricarica dell’auto elettrica lo diventerà presto. Si tratta infatti di un’operazione particolarmente semplice: la modalità è simile a quella che si utilizza per mettere in carica un comune telefono cellulare. Basta collegare con un apposito cavo l’auto alla stazione di ricarica, inserendo le prese nelle due estremità. Se si decide di farlo in strada, occorre individuare su Internet o sulle apposite applicazioni la stazione di ricarica più vicina, per poi parcheggiare, collegare il cavo all’auto e avvicinare alla colonnina la card fornita dal gestore. In questo la ricarica di un’automobile elettrica si differenzia da un “pieno” di benzina perché è necessario essere dotati dell’apposita tessera magnetica, simile a un bancomat, che permette di sbloccare lo sportello della colonnina e inserire l’adattatore.

A collegamento effettuato il display visualizza il contatore: è possibile verificare quanti KwH la batteria sta assorbendo, proprio come fosse un serbatoio per il carburante. Quando la ricarica è terminata è sufficiente accostare nuovamente la card alla colonnina e scollegare il cavo.

L’unico problema, esattamente come avviene per i dispositivi elettronici, è rappresentato dal modello di presa utilizzato dall’auto: per la ricarica in corrente alternata, infatti, in Europa (ad eccezione della Francia) è attualmente diffuso il “Tipo 2”, chiamato anche “Mennekes”, che carica l’auto in corrente alternata monofase o trifase sino ad una potenza di 22kW sulla presa della infrastruttura di ricarica e sino a 43kW. Invece il cavo con spina di Tipo 3A, detta “Scame”, è utilizzato solo per i veicoli leggeri (scooter e quadricicli).

In Usa e Giappone i cavi sono cavi fissati alla infrastruttura di ricarica e sono di Tipo 1, chiamato “Yazaki”, e caricano l’auto in corrente alternata monofase a una potenza massima di ricarica 7,4kW.

Anche per la ricarica in corrente continua i cavi sono fissati alla colonnina, e i connettori variano in base al produttore: il più diffuso al mondo è il CHAdeMO (con una potenza massima di 50kW), adottato ad esempio da Nissan, Mitsubishi, Peugeot e Citroen; BMW e Volkswagen utilizzano invece il CCS COMBO2, e le case nipponiche e statunitensi il CCS COMBO1. Infine, Tesla ha uno standard proprietario (chiamato Supercharger) ma può funzionare anche con il connettore di Tipo 2.

Come fare la ricarica auto elettrica in casa

L’auto elettrica, ovviamente, può essere ricaricata anche nel box di casa esattamente come si farebbe con la colonnina. Sebbene sia possibile connettere l’auto direttamente a una comune presa elettrica, l’installazione di una stazione dedicata consente alcune operazioni supplementari, come ad esempio la tracciatura dei consumi, la regolazione della potenza di carica e la gestione da remoto.

In ogni caso non è necessario cambiare contatore, ma bisogna stare attenti al proprio contratto: se la potenza impegnata è quella standard (3 kW), l’utilizzo di elettrodomestici mentre l’auto è in carica può infatti far “scattare” il contatore. In questo caso basta passare a un contratto con potenza superiore oppure installare una stazione ad hoc con tecnologia “smart charging”, che regola istante per istante l’erogazione all’auto in base all’assorbimento di potenza dell’utenza.

Colonnine per la ricarica dell’auto elettrica, i tempi di ricarica

Che l’operazione venga svolta a casa o alle colonnine pubbliche, il tempo di ricarica dell’auto dipende sia dalla potenza erogata dall’impianto, da quella massima accettata dal caricabatteria interno al veicolo, dal tipo di cavo utilizzato e dalla potenza delle batterie dell’auto.

Per un’auto con una batteria da 24 kW (come può essere ad esempio quella montata sulla Nissan Leaf, mentre una Hyundai Ioniq ne monta una da 28 e una Citroen C-Zero da 16) una ricarica completa a 3,7 kW, ad esempio, richiede circa 6 ore e mezza di tempo, mentre per una a 7,4 kW ne bastano poco più di 3. La maggior parte della colonnine di ricarica pubblica installate da Enel sul territorio italiano ha comunque una potenza disponibile di 11 kW o 22 kW, quindi consentono, rispettivamente, una ricarica in 1 o 2 ore.

Colonnine per la ricarica dell’auto elettrica, i costi

Quanto costa la ricarica di un'auto elettrica alla colonnina di ricarica o wallbox

Il costo della ricarica, invece, varia in base alla “location” e al modello di business del distributore. Nel proprio box, ad esempio, l’energia elettrica si paga quanto quella utilizzata in casa (ma anche in questo caso bisogna vedere che cosa prevede il contratto per l’utilizzo di quantitativi importanti di elettricità), mentre per le colonnine pubbliche al momento esistono tre diverse tipologie di tariffazione: in base al consumo (€/kWh), in base al tempo di sosta (€/minuto) ma anche gratuita.

Passando ai numeri, la ricarica pubblica attraverso le colonnine di ricarica per l’auto elettrica si paga con un abbonamento che mediamente ha un costo fisso di 25 euro al mese per un numero illimitato di ricariche, mentre a casa (senza considerare i costi dell’eventuale installazione di stazioni ad hoc) con 5 euro di energia si ricarica un’auto a sufficienza per un’autonomia di circa 150 km.

L’autonomia dell’auto elettrica

Proprio l’autonomia garantita dalle batterie di un veicolo elettrico è un altro dei punti deboli dell’attuale tecnologia, anche se i produttori stanno facendo passi da gigante e i chilometri che è possibile percorrere con una singola ricarica aumentano mese dopo mese.

Attualmente i veicoli elettrici garantiscono un’autonomia media fino a 170-200 km a carica (150 quelli dichiarati per la Citroen C-Zero, 199 per la Nissan Leaf). La Tesla Model S P85, invece, secondo le specifiche può arrivare addirittura a 491 Km per carica.

Cosa farà l’Unione europea: più punti di ricarica e più potenti

L’UE ha deciso che, entro il 2026, le stazioni di ricarica elettrica per le auto con una potenza minima di 400 kW dovranno essere installate almeno ogni 60 chilometri e che la potenza della rete debba aumentare a 600 kW entro il 2028.

Mappa stazioni di ricarica per auto elettrica: dove trovare le colonnine pubbliche in Italia e in Europa?

postazioni-di-ricarica-per-auto-elettrica

Poiché i servizi di ricarica con colonnine pubbliche sono offerti da diversi operatori, chiamati Mobility Service Providers, ciascuno di questi consente, sul proprio sito o attraverso un’app dedicata, di visualizzazione la mappa e lo stato delle infrastrutture di ricarica di sua proprietà.

Esistono però diversi siti e app che offrono una panoramica più completa (ma non ufficiale) sulla rete di ricarica elettrica in Italia (come ad esempio colonnineelettriche.it) e nel resto d’Europa e del mondo (come openchargemap.org, che offre anche l’app per smartphone).

La nuova frontiera: la ricarica ultra-fast

La stragrande maggioranza dei punti di ricarica rientra nella categoria del “normal charge” (inferiori o uguali a 22 kW). Un trend emergente, seppur ancora limitato, nella mobilità elettrica, riguarda la diffusione dell’infrastruttura di ricarica ultra-fast, con potenza di ricarica superiore a 100 kW.

Sono proprio le Extreme Fast Charging (XFC) che apriranno la strada agli spostamenti su lunga distanza, dato che nessuno si metterebbe in viaggio per centinaia di chilometri con un veicolo elettrico ‘puro’ – i cosiddetti Bev, Battery electric vehicle, cioè quelli non ibridi ma che funzionano solo a elettricità – se poi deve fermarsi delle ore a ricaricare la batteria.

Occorrono gli XFC per fare ‘il pieno’ in pochi minuti, o al massimo in poche decine di minuti, che possono coincidere con una sosta sul percorso. Gli altri tipi di ricarica, da quelli standard a quelli semplicemente ‘fast’, proprio perché meno potenti e quindi più lenti sono adatti alla mobilità locale, alle minori percorrenze.

Ricariche per la mobilità elettrica: il futuro è dell’Extreme Fast Charging

Il consorzio Ionity ha finora installato in Italia 65 punti di ricarica ultra-fast, in 16 stazioni di ricarica diverse, con potenza elettrica fornita fino a 350 kW. Enel X, costola del colosso Enel, ha installato una quarantina di infrastrutture ultra-veloci, Neogy, società del gruppo Alperia, ne ha piazzate 3 in Trentino Alto Adige, come anche EvWay, mentre Be Charge finora ne ha collocate 3 a livello nazionale.

A influenzare lo sviluppo (e la velocità di sviluppo) delle reti di ricarica in generale, e di quelle ultra-veloci in particolare, sono anche le scelte strategiche e commerciali di ogni operatore e casa automobilistica: la Tesla di Elon Musk, ad esempio, ha scelto di realizzare modalità di ricarica e infrastrutture adatte solo per i veicoli Tesla, mentre altre aziende puntano ad allacci e infrastrutture di ricarica aperti e accessibili tra veicoli di aziende diverse e quindi condivisi.

Poste e la ricarica nei piccoli Comuni

Poste attiverà 5000 colonnine per la ricarica di veicoli elettrici in 4.764 Comuni delle aree interne italiane con popolazione inferiore a 15.000 abitanti. L’iniziativa rientra nel Progetto Polis, nato per fornire servizi agli abitanti delle zone remote. Così l’azienda si attiva nel mondo della mobilità sostenibile

(Articolo aggiornato al 10/10/2023)

Articolo originariamente pubblicato il 06 Ott 2022

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Concetta Desando
Concetta Desando

Due menzioni speciali al premio di giornalismo M.G. Cutuli, vincitrice del Premio Giuseppe Sciacca 2009, collaboro con testate nazionali.

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 4