Open innovation
Come investire sulle startup e portare nuovi business in azienda
La Internet Company axélero, quotata all’AIM, ha creato un Lab che lavora come venture incubator: investe in capitale di rischio e accelera giovani realtà innovative. Ristoranti.it e PrivateGriffe le prime due società in portfolio. Presto il lancio di una call for ideas
di Fabrizio Marino
Pubblicato il 20 Mar 2017

«I modelli a cui vogliamo ispirarci – racconta Carbone – sono quelli dei grandi corporate venture capital globali, come Google Ventures ad esempio. Cerchiamo startup che possano creare un buon match con il nostro modello di business, e portare valore aggiunto alle Pmi con cui lavoriamo». La forza di axélero Lab – come d’altronde lascia intuire il nome – sta innanzitutto nel velocizzare i processi di immissione sul mercato delle idee imprenditoriali. Il modello è simile a quello di un venture incubator, perché le startup investite vengono di fatto inglobate in azienda, e il team trattato alla stregua dei dipendenti di axélero. «Non offriamo solo supporto finanziario – sottolinea Carbone – c’è di più. I nostri servizi vanno dalla consulenza legale e finanziaria a quella amministrativa, passando per la consulenza commerciale e le strategie di marketing.Volendo semplificare: aiutiamo le startup a fare soldi più che a cercarli».
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Così come la maggior parte delle iniziative di corporate venture capital, il Lab rappresenta il veicolo attraverso cui axèlero investe in capitale di rischio
«Nel selezionare le startup – spiega Carbone – poniamo particolare attenzione al team, e alle competenze che possono mettere sul piatto dal punto di vista tecnologico. Ovvio che alla base ci deve essere un’idea innovativa e potenzialmente disruptive, in grado cioè di fare la differenza per il nostro target di riferimento. Senza però dimenticare gli indicatori di performance, ovvero quelle metriche capaci di far comprendere a chi investe le capacità di crescita di un’azienda digitale. Crescita che può rilevarsi utile per una futura exit o per un’acquisizione definitiva da parte di axélero». Da inizio 2017 sono state circa 150 le aziende messe sotto la lente di ingrandimento dal team di axélero Lab e entro la fine dell’anno è probabile si arrivi a toccare quota mille.

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Tornando al tema dell’open innovation, le iniziative di axélero non si limiteranno solo al corporate venture capital, perché entro il 2017 potrebbe partire anche una Call4ideas, su cui però al momento non si hanno informazioni più dettagliate. Di sicuro c’è che l’innovazione aperta è un tassello fondamentale della value proposition di axélero, seppur attuata in un ecosistema ancora poco maturo: «Ho come l’impressione – conclude Carbone – che l’ecosistema italiano non sia del tutto pronto ad accogliere l’innovazione delle startup. In quest’ottica, in Italia emerge ancora un po’ di provincialismo. Non è una questione di competenze, perché nel nostro Paese non mancano, quanto di cultura aziendale. Tuttavia credo che il corporate venture capital possa essere una leva importante per mettere in atto quel cambio di passo utile ad aiutare le aziende a innovare e le startup a dimostrare il loro valore».
Una previsione che ha del verosimile, considerando che la fisionomia del corporate venture capital in Italia si va sempre più delineando. Di recente, infatti, l’Aifi (Associazione Italiana Private Equity, Venture Capitale e Private Debt) ha realizzato una sezione apposita che accoglie proprio quelle aziende interessate all’innovazione tramite le startup. Nell’elenco degli iscritti compaiono nomi come Enel, Banca Sella, Intesa San Paolo, Poste Italiane, Tim.