OPEN WORLD

Anche le PMI possono fare innovazione (se non restano chiuse nei territori)

Le piccole e medie imprese (che sono la stragrande maggioranza delle aziende italiane) hanno la scala minima per mettere a terra l’open innovation? Se n’è parlato al WMF di Rimini. La partita è dura ma si può giocare, ad ogni dimensione, ma il locale su locale non funziona e
bisogna avere il coraggio di sperimentare

Pubblicato il 20 Giu 2023

Innovazione aperta open innovation

La settimana scorsa sono stato invitato a Rimini per partecipare al WMF (We Make Future!) e portare l’angolo dell’Open Innovation. Tra l’altro era la prima volta per me al WMF! ed è chiaro come startup e innovazione stiano gradualmente prendendosi il centro della (sempre più grande) scena (c’era veramente tantissima gente).

È stata l’occasione per raccontare un po’ di esperienze del territorio (allargato) e di riaffrontare il grande tema delle barriere dimensionali (d’impresa) all’adozione dell’open innovation. In altri termini: le piccole e medie imprese (che sono la stragrande maggioranza delle aziende italiane) hanno la scala minima per mettere a terra l’open innovation? (Qui i recenti dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano sull’innovazione digitale nelle PMI)

Di seguito i principali takeaways.

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Alberto Onetti sul palco di WMF Rimini con Minardi (Pelliconi), Campioni (Lactalis),
De Sanctis (Eni Joule) e Palozzo (DG Impianti)

Open innovation fra venture client e intrapreneurship

Partiamo dalla azienda più grande intorno al tavolo: Lactalis Italia, parte del gruppo lattiero-caseario francese, quasi 1.5 miliardi di fatturato e marchi come Invernizzi, Cademartori, Locatelli e Galbani.

Parlando con il CIO Silvia Campioni è emerso come l’azienda abbia da un paio d’anni avviato il proprio open innovation journey ed oggi abbia davanti le sfide di scalare il proprio Venture Client model (in un’ottica internazionale) e, al contempo, di coinvolgere i propri dipendenti nei processi di innovazione, ivi compresi i blue collar, spesso trascurati dai percorsi di intrapreneurship.

Cosa che invece è riuscita a fare Pelliconi leader mondiale nella produzione di tappi. Nonostante la taglia aziendale più piccola (fatturato a tre cifre) è molto attiva sul fronte dell’Open Innovation. Il CIO Matteo Mingardi ci ha raccontato con orgoglio come la prima edizione del programma di intrapreneurship (che si chiuderà ad Atessa il prossimo 28 giugno ove i 6 migliori progetti saranno presentati davanti a tutta l’azienda, CEO compreso; di questi un paio voleranno a settembre in Silicon Valley per essere affinati nel Venture Studio di Mind the Bridge) sia riuscita a coinvolgere attivamente circa 150 dei loro 600 dipendenti, con molti (pregevoli) contributi provenienti da operai. Inoltre, oltre ad avere aperto un’innovation antenna a San Francisco, Pelliconi ha sperimentato anche il Venture Building, sviluppando internamente una internal venture (Pink) dedicata alla stampa digitale dei tappi su cui oggi è in discussione l’opportunità di spin-off. E un’altra is on the way.

Piccole e medie imprese, la partita dell’open innovation si fa dura

Scendendo di uno zero di fatturato entriamo nel mondo delle medie e piccole imprese. Qui la partita dell’open innovation si fa dura: spesso manca la massa critica per poter avere risorse e tempo dedicato a questa sfida che culturalmente è molto complessa. Non partecipare però non è un’opzione, visto che non c’è alternativa all’innovazione (aperta) per le aziende che vogliono sopravvivere. E la piccola dimensione, per quanto rende più difficile il tutto, non può essere un alibi.

Una soluzione al riguardo viene da ORA!, il progetto lanciato da Eni Joule insieme a Mind the Bridge per aprire all’innovazione il distretto dell’oil & gas (ma anche chimica e rifiuti) di Ravenna. Antonietta De Sanctis, Head of Startup Acceleration Program di Eni Joule, ha riassunto le tappe della prima edizione di quello che si può definire il primo esperimento di Venture Client territoriale. Sono state coinvolte 15 aziende di media e piccola dimensione (in primis dal bacino di Assorisorse, ma non solo). Per queste sono state analiticamente individuati dei bisogni di innovazione. A partire da questi è stato avviato un percorso di scouting internazionale finalizzato a trovare soluzioni pronte per essere testate. L’outcome sono stati 30 meeting 1:1 tra le aziende del territorio e 23 startups da 8 paesi. E’ ancora presto per capire quanti di questi incontri si tradurranno in collaborazioni ma le prime indicazioni sono oltremodo positive.

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L’innovazione che abilità i percorsi di internazionalizzazione

William Palozzo, Managing Director di DG Impianti, una delle aziende coinvolte, ha raccontato come fossero alla ricerca di soluzioni innovative mature (TRL>7) di stoccaggio e trasporto di idrogeno. L’attività di scouting fatta da Mind the Bridge ha identificato una short list di 7 startup da cui, in seguito a successiva due diligence, ne sono state filtrate 3 (Electriq Global, H2G0Power e HydroX). Ad oggi, con due delle startup selezionate sono stati firmati NDA per avviare un rapporto commerciale e strategico, con uno scambio di onboarding, da parte di DG, di nuove tecnologie, e, da parte loro, del servizio di EPC che DG può offrire nell’ambito dei loro progetti di industrializzazione. E con una delle due, stanno anche discutendo di una nuova opportunità di business congiunto circa la realizzazione di un impianto pilota ad Amsterdam.

Quindi opportunità di innovazione che abilitano opzioni di internazionalizzazione.

Morale: innovare si può (e si deve) ad ogni dimensione aziendale. Basta non chiudersi (locale su locale non funziona) e avere il coraggio e la visione di sperimentare modelli nuovi

P.S. In queste settimane stiamo avviando il modello di Venture Client con alcune regioni europee – Cluj Napoca in Romania e Castiglia e León in Spagna – anche qua con prime indicazioni molto promettenti. Tornerò sul tema quando avremo un po’ più di evidenze).

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Alberto Onetti
Alberto Onetti

Chairman (di Mind the Bridge), Professore (di Entrepreneurship all’Università dell’Insubria) e imprenditore seriale (Funambol la mia ultima avventura). Geneticamente curioso e affascinato dalle cose complicate.

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