AUTO ELETTRICA

Kinecar: la microcar urbana sicura, connessa e hi-tech

“La giusta combinazione tra sicurezza ed alta tecnologia”: a questo sta lavorando Kineton attraverso la sua Kinecar. La società napoletana sta sviluppando una microcar elettrica che vuole portare innovazione nel settore. Ne parla Manuela Tufo (Direttore R&D)

Pubblicato il 13 Gen 2021

Kinecar, la microcar di Kineton

Il mondo delle microcar elettriche in ambito urbano è già piuttosto affollato, ma un’azienda ingegneristica napoletana, Kineton, sta sviluppando una piattaforma innovativa di smart mobility che trasforma radicalmente il concetto di auto. Il suo vantaggio competitivo? Garantire massima sicurezza ed innovazione tecnologica tramite un sistema articolato in grado di raccogliere i dati del guidatore imparando dunque a riconoscerlo e conoscerlo, prevedendo incidenti e tanto altro.

“Il progetto nasce circa 2 anni fa partendo da tre concetti chiave: innovazione, mobilità sostenibile e sicurezza” spiega Manuela Tufo, PhD presso l’Università degli Studi del Sannio e Direttore della divisione Ricerca e Sviluppo in Kineton. Si tratta, appunto, non di un semplice veicolo, ma di un “ecosistema digitale”. Una minicar full electric, pensata per essere più di un semplice mezzo di trasporto, ma una piattaforma di sperimentazione di servizi. Potrà dunque essere venduta come prodotto commerciale, probabilmente a partire dalla fine dell’anno, e allo stesso tempo diventare il luogo dove testare a livello ingegneristico una serie di servizi pensati per l’automobile del futuro.

Ma vediamo in dettaglio tutte le potenzialità della Kinecar e cerchiamo di capire cosa offre di diverso rispetto ad analoghi modelli.

Una microcar urbana con gli standard di sicurezza “da top car”

La Kinecar punta a garantire la massima sicurezza attraverso lo sviluppo di sistemi di assistenza alla guida. “Monteremo all’interno del veicolo due video camere – spiega Manuela Tufo – una frontale a supporto durante la guida e una interna per il monitoraggio della fatica del conducente”. In gergo si chiama fatigue detection e indica il rilevamento dello stato di chi guida per fornire eventuali warning basati sull’intelligenza artificiale (AI). In altre parole, se il sistema “vede” che chi è al volante sta voltando la testa, o sta abbassando gli occhi (gesti rivelatori di perdita di attenzione o colpi di sonno), può provare a svegliarlo con bip acustici, segnalazioni visive o persino con feedback tattili (per esempio vibrazioni dello sterzo). “Oltre alle due camere – prosegue Manuela Tufo – in futuro si potrebbe montare anche un radar per garantire ulteriore supporto. Nella prima versione non lo contempleremo, perché farebbe aumentare notevolmente il costo del veicolo. Ma nell’ottica full-optional di Kinecar ci sarà anche il radar”.

“Gli algoritmi di ADAS che usiamo – spiega l’ingegnere – sono ampiamente adottati, è vero, ma per veicoli normali, non per le microcar. Gli algoritmi vanno adattati, calibrati al contesto. I sistemi ADAS per veicoli già diffusi vengono usati in genere in ambito autostradale, è difficile averli in contesti urbani. Invece le nostre microcar sono destinate a percorrere le strade della città, non le autostrade. Applicare questi algoritmi a una microcar urbana è innovazione”.

Un esempio concreto: su alcuni veicoli in commercio il numero di sensori è elevato, ci sono fino a 8 miniradar, e dalle 2 alle 4 camere. Ovviamente tutte queste funzionalità consentono di rendere più semplice il rilevamento di ostacoli. In Kinecar al momento è presente una sola camera che guarda verso l’esterno. La scommessa è proprio questa: garantire sicurezza al guidatore con una sola camera esterna e senza sensori di prossimità o radar, che avrebbero un costo troppo elevato per un target giovane. “Cerchiamo il giusto compromesso tra il costo del veicolo e la tecnologia da usare” conclude Tufo.

Microcar elettrica: verso “l’auto-ufficio”

Quando i tecnici e i ricercatori di Kineton hanno iniziato a lavorare sulla microcar avevano in mente un target ben preciso: ragazzi dai 16 ai 18 anni. Ma presto hanno intuito che potevano estendere la platea di potenziali acquirenti anche ai lavoratori adulti. “Il compito dell’R&D è guardare oltre il quotidiano, perciò abbiamo cominciato a pensare che questo tipo di veicolo è adatto anche ai professionisti che si devono spostare agilmente e velocemente in città” afferma l’ingegner Tufo.

Con la registrazione del marchio IoCars da parte dell’azienda partenopea e grazie alla tecnologia cloud, la Kinecar si concretizza infatti in una piattaforma innovativa connessa, che scambia costantemente dati con l’utente ed il cloud in modo da consentire l’utilizzo di una serie di servizi: dallo streaming di contenuti multimediali, fino ai pagamenti automatici ed alla consultazione della posta elettronica. Da qui l’idea di una macchina-ufficio. “Potrebbe diventare uno spazio per il lavoro. Un esempio: arrivo in anticipo ad un appuntamento, ne approfitto per rispondere alle email e posso farlo direttamente tramite il monitor all’interno dell’abitacolo a cui è integrato lo smartphone. Inoltre, grazie all’introduzione a bordo veicolo dell’assistente vocale Alexa, posso chiederle di leggere le email durante la guida ovviando in tal modo anche a rischi ben noti”.

È immaginabile dunque che, in un futuro non lontano, chi viaggia a bordo della Kinecar in città possa fermarsi, parcheggiare e svolgere una parte delle proprie pratiche lavorative da remoto. Una prospettiva plausibile in un contesto in cui lo smart-working sarà con ogni probabilità sempre più diffuso grazie alla spinta della pandemia da Covid19.

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