Scenari

Industria 4.0, che cosa succede in Europa e negli Usa

La Germania è l’epicentro della quarta rivoluzione industriale nel Vecchio Continente, gli Stati Uniti restano un modello alternativo che punta più sui prodotti e non sui processi. Ecco come si stanno attrezzando Francia e Italia per recuperare il terreno, mentre resta ancora indietro la Gran Bretagna

Pubblicato il 14 Dic 2016

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La Germania è considerata precursore e principale implementatore dell’Industria 4.0 in Europa, seguita dalla Francia che si è attrezzata con una serie di misure per incentivare le aziende ad allinearsi alla quarta rivoluzione industriale, così come sta facendo l’Italia con il piano presentato a settembre dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e ora entrato nella Legge di Stabilità, mentre la Gran Bretagna sembra ancora qualche passo indietro su questi temi. Dall’altra parte dell’oceano, negli Stati Uniti, l’approccio al fenomeno ha forme diverse da quelle europee ma analoghi obiettivi: incentivare una nuova fase della digitalizzazione nelle industrie che dovrebbe portare a un aumento della produttività e a una riduzione dei costi. Ecco una breve panoramica delle strategie che stanno perseguendo questi Paesi per tenere il passo con il cambiamento ed evitare che le loro fabbriche perdano competitività nello scenario globale.

Cos’è l’industria 4.0

L’INDUSTRIA 4.0 IN GERMANIA

Il termine Industrie 4.0 (noto anche come Industry 4.0 o in italiano Industria 4.0) è stato usato per la prima volta nel 2011 dalla Accademia Tedesca di Scienze e Ingegneria (Acatech) ed individua un’iniziativa adottata dal governo tedesco a novembre 2011 come parte del più ampio High-Tech Strategy 2020 Action Plan. L’obiettivo era definire e implementare una strategia di digitalizzazione della manifattura nazionale, da realizzarsi attraverso progetti di innovazione e quindi di trasferimento tecnologico nell’arco di 10-15 anni, per consegnare all’industria manifatturiera tedesca la leadership nei successivi decenni. A gennaio 2012 è stato istituito l’Industrie 4.0 Working Group che, sotto la presidenza di Siegfried Dais, della Robert Bosch GmbH, e del professor Henning Kagermann della Acatech, ha presentato le sue raccomandazioni sull’argomento con una relazione al governo tedesco.

Come spiegano Giovanni Miragliotta, Alessandro Perego, Marco Taisch del Politecnico di Milano i tratti essenziali del programma Industrie 4.0 tedesco sono:
Tecnologie – Al centro di Industrie 4.0 nella visione tedesca c’è il concetto di Cyber Physical System (CPS), sostanzialmente un sistema informatico in grado di interagire in modo continuo con il sistema fisico in cui opera. Nello specifico i CPS possono essere reti globali che incorporano impianti di produzione, macchinari e sistemi di stoccaggio, creando dei sistemi che integrano mondo fisico e virtuale. Questo viene ottenuto attraverso la sensorizzazione (Industrial IoT) dell’impianto e la costruzione di un “modello” che lo virtualizzi e consenta di monitorarlo. Per esempio, una vettura con i suoi numerosi sensori, con un modello SW del veicolo della sua dinamica e con un programma elettronico di correzione della stabilità di marcia è un esempio di un CPS.
Sinergie – Sfruttando le potenzialità del suo ecosistema di ricerca industriale, il programma tedesco coinvolge sia aziende fornitrici di automazione (Siemens, Bosch, Festo), sia aziende ICT quali SAP e ESG, sia i grandi nomi dell’industria automobilistica e di processo. Ma sono coinvolti anche i centri di ricerca nazionali (Acatech, Fraunhofer Institute) e le principali associazioni industriali e sindacali del paese, attraverso una piattaforma di condivisione grazie alla quale i risultati conseguiti nelle fasi di ricerca e sviluppo trovano rapido trasferimento nei contesti di effettivo utilizzo.
Governance e finanziamenti – Industrie 4.0 prevede un forte coordinamento centrale, affidato ad uno Steering Committee, responsabile di definire le strategie ed indirizzare i singoli gruppi di lavoro. Lo Steering Committee è poi supportato da uno Scientific Advisory Committee, con figure di spicco provenienti dal mondo accademico, manifatturiero ed IT e da un Governing Board, che supervisiona la definizione della strategia e le attività pubbliche quali incontri con il policy maker e i media. Secondo i dati resi pubblici finora, ad oggi il programma Industrie 4.0 ha ricevuto finanziamenti non inferiori a 200 milioni di euro.

L’INDUSTRIA 4.0 NEGLI STATI UNITI

La via americana all’Industria 4.0 si presenta in forme diverse da quella europea, che come abbiamo visto ha

il suo epicentro in Germania, ma si pone obiettivi analoghi. La Germania si concentra sulla fabbrica intelligente, negli Stati Uniti è preponderante il rapporto con il consumatore finale e quindi si scommette sul prodotto intelligente. In Germania prevale la manifattura, negli Usa la digitalizzazione dei processi economici. L’obiettivo finale è mettere in correlazione tra loro e ibridare in maniera definitiva la manifattura con l’economia della conoscenza, perciò le protagoniste di questo scenario sono General Electric e Cisco, Caterpillar e Ibm, General Motors e Google.

L’Advanced Manufacturing Partnership (Amp) nasce negli Stati Uniti nel 2011 per suggellare l’impegno del governo Obama per la reindustrializzazione del paese. L’Amp unisce imprese industriali e grandi nomi dell’ICT oltre a centri di ricerca e università, con l’obiettivo di innovare la manifattura per restituirle centralità dal punto di vista della capacità occupazionale, dal momento che i grandi campioni digitali americani hanno sì creato ricchezza, ma con riscontri più modesti sotto il profilo dei posti di lavoro. Più in generale la finanziarizzazione e la terziarizzazione, che da un secolo sono i motori della crescita americana, hanno ridotto strutturalmente la base occupazionale. Secondo le stime di Roland Berger, gli occupati dell’industria di vecchia concezione sono scesi dai 18,5 milioni del 2000 ai 13,4 milioni di oggi, con un calo del 27%. D’altra parte, secondo una analisi condotta da Boston Consulting Group, il 43% degli imprenditori e dei manager americani prevede che la nuova fase della digitalizzazione porterà a un aumento della produttività e a una riduzione dei costi. Da qui l’esigenza di un piano strategico. Quello ideato dagli americani punta alla creazione di una “Smart Manufacturing Platform”, basata su un approccio standard e collaborativo, in grado di integrare dati e processi manifatturieri interni ed esterni al singolo impianto. A differenza dei tedeschi, però, l’approccio statunitense vede una presenza molto meno forte del governo centrale. Così nel 2013 l’Amp ha creato diversi Manufacturing Innovation Institutes (MIIs) che, basati su partnership pubblico-private, lavorano su specifici temi di sviluppo e trasferimento tecnologico.

L’INDUSTRIA 4.0 IN FRANCIA

Per affrontare la quarta rivoluzione industriale, il governo francese ha lanciato il Programma dell’Alleanza per l’Industria del Futuro, orchestrato dal ministero dell’Economia. Lo scopo è accelerare la modernizzazione dell’apparato produttivo di fabbriche minacciate dal rischio obsolescenza. Grazie a una serie di sgravi e incentivi, tra i quali il prolungamento del super-ammortamento per gli investimenti annunciato ad aprile, la Francia si sta attrezzando per la disruption che sta travolgendo l’industria manifatturiera.

Diversi studi hanno messo in evidenza ritardi e lacune da colmare, soprattutto nel campo della robotizzazione industriale. Nel 2012 un rapporto sulla competitività francese ha stimato in 34.500 il numero dei robot industriali installati nelle fabbriche del Paese, contro i 62.000 dell’Italia e i 150.000 della Germania.

Per imprimere un’accelerazione alla digitalizzazione il governo ha perciò introdotto una serie di misure a sostegno dell’innovazione: credito d’imposta per la ricerca, credito di imposta per l’innovazione, programma di investimenti e altro. Allo stesso tempi ha emanato provvedimenti per promuovere la competitività del Made in France.

L’INDUSTRIA 4.0 IN ITALIA

Il ministro Carlo Calenda

All’inizio di dicembre il Senato ha dato via libera al piano Industria 4.0 presentato a settembre dall’allora premier Matteo Renzi e dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Dal 2017 entreranno in vigore le norme relative alla nuova trasformazione industriale. Il piano è un mix di incentivi fiscali, sostegno al venture capital, diffusione della banda ultralarga, formazione dalle scuole all’università con lo scopo ultimo di favorire e incentivare le imprese ad adeguarsi e aderire pienamente alla quarta rivoluzione industriale. In particolare punta a mobilitare nel 2017 investimenti privati aggiuntivi per 10 miliardi, 11,3 miliardi di spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione con focus sulle tecnologie dell’Industria 4.0, più 2,6 miliardi di euro per gli investimenti privati early stage: argomento che andrà approfondito per capire in quale modo ne potrà usufruire l’ecosistema italiano delle startup.

Industria 4.0, tutti i miliardi che il governo vuole mobilitare

L’INDUSTRIA 4.0 IN GRAN BRETAGNA

Il Regno Unito sembra essere ancora indietro nella comprensione e nell’implementazione dell’Industria 4.0. È quanto si deduce da un report di Bdo Llp, società di consulenza industriale, in collaborazione con l’Institution of Mechanical Engineers. Secondo lo studio, diffuso nel 2016, soltanto l’8% degli operatori dell’industria manifatturiera in Gran Bretagna ha una significativa comprensione dei processi relativi alla quarta rivoluzione industriale, nonostante il 59% riconosca che avrà un grande impatto sul settore. Un terzo degli operatori rischia di perdere terreno rispetto ai competitor internazionali perché negli ultimi due anni non ha investito nella tecnologia o nei processi correlati all’Industria 4.0. Ancora più preoccupante è il fatto che un quarto degli interpellati per la ricerca sostenga di non avere piani di investimento in questa area per i prossimi due anni e che il 44% di essi dica che non lo farà per mancanza di comprensione del fenomeno.

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