Chaney Ho (Advantech): “Tra 10 anni le più grandi smart city saranno in Asia”

Il presidente del colosso tecnologico taiwanese a EconomyUp: “Nell’era di Smart City e Internet of Things, Cina e India sono in pole position perché, partendo da zero, adottano tecnologie più avanzate. Europa e Usa? Hanno già le infrastrutture, ma le Pa dovranno investire in innovazione”

Pubblicato il 16 Dic 2014

chaney-141215123411
Chaney Ho, presidente di Advantech

“Entro 10 anni lo scenario urbano cambierà completamente e le Smart City si imporrano nel mondo: ma le metropoli più smart saranno in Cina e India, Paesi che in un certo senso partono da zero e possono perciò ricorrere alle tecnologie più recenti e avanzate”. Lo dice a EconomyUp Chaney Ho, presidente di Advantech, corporation con sede a Taiwan che si occupa della realizzazione di piattaforme di computing altamente tecnologizzata in grado di gestire interi processi produttivi in numerosi settori quali food & beverage, medicale, Tlc, automazione industriale, Internet of Things e altri. Di recente in Italia ospite di Knowità in occasione del Top Management Forum del 20 novembre, Chaney Ho, alla guida di un colosso presente in 92 città di 21 Paesi del mondo, dice: “Dal 2010 è iniziata l’era delle Smart Cities e dell’Internet of Things, due cose strettamente collegate. E questa innovazione culturale e tecnologica è destinata a influenzare e migliorare la qualità della vita di ciascuno di noi”.

Perché?
Partiamo dalle Smart Cities. Entro il 2050 il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle grandi città, con tutti i problemi che questo comporta: sovraffollamento, traffico, inquinamento, questioni relative alla sicurezza. Per risolvere questi problemi bisogna ricorrere alla tecnologia.

Attraverso quali strategie?
Il termine Smart City può essere declinato in diversi modi e può riguardare diversi ambiti di una stessa città: il settore dei trasporti come le aree industriali, il comparto sanitario o quello dei grandi centri commerciali.

Quale sarà il primo settore a diventare totalmente smart nei prossimi anni?
Quello dei trasporti. Tutti i giorni le persone si spostano su mezzi pubblici o privati per andare al lavoro, tornare a casa e sbrigare tutti i loro compiti quotidiani. È l’infrastruttura più comunemente usata dalla popolazione urbana. Se si vuole che diventi smart occorre però che sia coinvolta l’amministrazione pubblica: si tratta di investimenti che il governo della città dovrà decidere di attuare per migliorare la vita stessa di quella città e dei suoi abitanti. E, certo, a questo punto dipenderà da quanto una PA è intenzionata a scommettere nell’innovazione.

Qualche esempio di come una città può diventare smart nella gestione della mobilità?
Qui entra in gioco l’Internet of Things. Negli ultimi 30 anni lo scenario tecnologico si è radicalmente trasformato: siamo passati dall’era del Pc  negli anni 80, all’onda di internet (anni 90), fino appunto ad oggi: il momento delle Smart Cities e dello IoT. L’IoT, come sappiamo, è una tecnologia che mette in collegamento tra loro le persone e i device. Per questo è il fondamento di qualsiasi soluzione di Smart City. Un semplice esempio: nelle metropoli ci sono strade e autostrade, spesso bloccate dal traffico. Oggi, attraverso alcune funzionalità, è possibile ottenere sul proprio smartphone informazioni in tempo reale su eventuali blocchi o incidenti perché il device è in grado di collegarsi con sensori piazzati lungo le strade. Per questo dico che l’era delle Smart City e dell’IoT è caratterizzata da urbanizzazione e convergenza tecnologica.

Perché diventa importante la convergenza tecnologica?
Tutti i prodotti ormai sono convergenti: un telefono è anche un televisore, un computer e così via. Tutti i device convergono in dispositivi mobili e questo grazie a Internet. Internet ha reso possibili tecnologie che noi chiamiamo Disruptive Technologies, ovvero in grado di introdurre una vera e propria rivoluzione nella società: dispositivi mobili, social media, Big Data, cloud computing. Nel 2020 ci saranno 7 miliardi di persone, 15 miliardi di mobile devices, 30 miliardi di sensor. È chiaro che tutto questo non farà che contribuire alla nascita e allo sviluppo delle Smart Cities.

Quando si arriverà alle prime Cities del tutto smart?
Una trasformazione di questo tipo non può avvenire in poco tempo. Giorno dopo giorno cresceranno nuove metropoli “intelligenti” e credo proprio che, entro una decina di anni, lo scenario sarà completamente diverso da quello attuale.

In quale parte del mondo si svilupperanno le più importanti Smart Cities?
Come detto, dipende da come le amministrazioni pubbliche decidono di investire il proprio denaro e in base a quali priorità. La Cina ha annunciato che investirà 320 miliardi di dollari entro il 2050 per dar vita a 500 Smart Cities. In India il nuovo primo ministro ha dichiarato che ne verranno realizzate 100 entro i prossimi dieci anni.

E l’Occidente?
Europa e Usa sono economie mature e hanno già le infrastrutture a disposizione per dare vita alle Smart Cities, devono solo essere in grado di implementarle. Invece i Paesi asiatici, essendo almeno in parte privi di queste infrastrutture, in molti casi devono partire quasi da zero, ma in questo modo possono usare le tecnologie più recenti e innovative. Paradossalmente si traduce in un futuro vantaggio per la regione asiatica. L’Africa? Non pervenuta.

Le tecnologie disruptive distruggeranno anche posti di lavoro o ne creeranno di nuovi?
Certamente non serviranno operai per lavorare in questo ambito. Ci sarà posto, invece, per l’intelligenza umana. Le skills che dovranno avere i futuri lavoratori delle Smart Cities dovranno essere un mix tra ingegneria, design ma anche molte altre combinazioni di competenze. Principalmente dovranno avere la capacità di innovare.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 2