Innovazione sociale
Il pc “carta di credito” per digitalizzare i Paesi del Terzo mondo
Raspberry Pi, inventato dalla Cambridge University, è un minicomputer che costa solo 30 sterline ed è stato pensato per dare a tutti i bambini del mondo la possibilità di capirne di informatica e imparare a programmare. Ne sono già state vendute 2,5 milioni di unità
di Giulia Cimpanelli
Pubblicato il 19 Ago 2014

Si tratta della persona che sognava nuove strade di sviluppo per mezzo della tecnologia e che ha creato, una volta diventato direttore del dipartimento di Computer Science dell’ateneo, un laboratorio per studenti di livello altissimo nel settore: “Tutti giovanissimi – spiega – perché volevo che fossero ‘puri’, digiuni da nozioni, non già ingegneri”.
Ma non era abbastanza: Upton e i suoi colleghi hanno deciso di sviluppare un pc accessibile sul quale i bambini potessero imparare a programmare. È stata probabilmente la passione di Upton a fare da rampa di lancio a Raspberry Pi: la strada che il dispositivo ha intrapreso in due anni è molto diversa da quella immaginata dai fondatori. “Pensavamo che produrne un migliaio sarebbe stato un successo – racconta – invece in due anni Raspberry Pi è stato venduto in 2,5 milioni di unità in tutto il mondo”.
Tutto questo, anche se non punta, a differenza dei colossi della tecnologia, né sul design né sulla pubblicità. Il micro computer è infatti composto da una scheda con porte usb, per tastiera e mouse e per collegarlo alla tv, una ethernet per internet, una serie di memory card. Il software è una sorta di sistema Linux open-source. Come funziona? “Basta collegarlo a un monitor e usare una tastiera e un mouse standard. Si tratta di un piccolo dispositivo che consente alle persone di tutte le età di esplorare l’informatica e iniziare a programmare in linguaggi come Python e Scratch. È in grado di fare tutto ciò che vi aspettereste da un classico pc, dalla navigazione in internet alla riproduzione di video ad alta definizione, a fogli di calcolo, word-processing e giochi”, spiega Upton.
Non solo: il Raspberry Pi ha la capacità di interagire con il mondo esterno ed è stato utilizzato in una vasta gamma di progetti da creatore digitali, dalle macchine musicali ai rilevatori metereologi fino alle telecamere a infrarossi. Ma l’obiettivo finale è sempre lo stesso: “Vogliamo vedere il Raspberry Pi in mano ai bambini di tutto il mondo – conclude – perché tutti possano imparare a programmare e capire come funzionano i computer”.
Oggi il mercato maggiore è quello statunitense, in cui va il 30% dei pezzi. Il 20% in Gran Bretagna, un altro 30 in Europa (la maggior parte in Germania) e il resto principalmente in Giappone e Corea. Più di 400mila dei due milioni e mezzo commercializzati sono in mano a bambini e il resto più che altro ad adulti appassionati di informatica.
L’azienda che stava dietro a Pi si è divisa: una società di investimento l’ha rilevata e ha deciso di destinare i guadagni a una fondazione per l’istruzione. 15mila computer sono stati regalati a bambini in età scolare con un progetto in partnership con Google. Sempre perseguendo il grande obiettivo di raggiungere tutti i bambini nel mondo.