Ecco come funziona l’Innovation Center dove Intesa Sanpaolo progetta il futuro con le startup
EconomyUp ha visitato l’area al 31° piano del grattacielo torinese della banca, dove 100 persone, guidate da Maurizio Montagnese, monitorano le migliori nuove imprese e mettono a punto nuovi servizi, prodotti e prototipi. Non solo fintech
di Maurizio Di Lucchio
Pubblicato il 18 Mar 2016

L’Innovation Center di Intesa Sanpaolo si presenta così. EconomyUp l’ha visitato durante una tappa del Fintech Innovation Lab, il programma di accelerazione sui progetti financial technology che la banca porta avanti insieme ad altri istituti di credito con la collaborazione di Accenture.
Il Centro per l’innovazione, diretto dal chief innovation officer Maurizio Montagnese, è nato nel giugno 2014 per

“L’attività che si fa in quest’area ha una natura duale”, spiega Gabriele Ronco, responsabile Servizio Network e Cultura dell’Innovazione. “Da una parte c’è il fintech, ovvero la ricerca che va in direzione del core della banca, fatta in sinergie con le varie business unit. Lavoriamo su temi come la dematerializzazione, multicanalità integrata, progettazione della customer experience. Dall’altra, c’è la ricerca che guarda al mondo delle imprese: andiamo a caccia di innovazioni in diversi settori (o le sviluppiamo noi stessi) che possono essere utili alle aziende o ai clienti privati”
L’altra, definita Ricerca e Accelerazione dell’Innovazione, è sotto la responsabilità di Mario Costantini, e coordina le invenzioni rivolte alla banca del futuro oppure quelle a servizio dei clienti retail. “Ricadono in questo ambito, per esempio, alcuni progetti di interesse diretto per la banca, come la possibilità di fare bonifici attraverso la voce, oppure altre iniziative, non legate al business bancario, dedicate all’e-health”.

Il Centro per l’innovazione ha poi due servizi: Pianificazione dell’Innovazione, coordinato da Elisa Zambito,

Al 17 marzo 2016, stando ai dati pubblicati sulla piattaforma, le richieste online di tecnologie innovative da parte delle aziende sono circa seimila e sono un migliaio le offerte presentate da startup e team di innovatori.
“Ci sono specialisti anche all’estero: facciamo accordi con ministeri, hackathon locali, scambi tra imprese straniere e italiane”, racconta il responsabile del servizio Network e Cultura dell’Innovazione. “Abbiamo uffici a Londra, New York e Tel Aviv, tre capitali dell’innovazione in cui, tra l’altro, facciamo fare pitch a startup italiane e le mettiamo in contatto con imprenditori del posto”.
Un’ulteriore articolazione, che è gestita da Fabio Spagnuolo ed è a diretto riporto di Maurizio Montagnese, è dedicata alle partnership con l’ecosistema esterno (al momento circa 80, tra incubatori, acceleratori, università, camere di commercio e altre realtà).
Il focus sulle startup dell’area chief innovation officer è anche una naturale evoluzione della Startup Initiative, il programma di incontri che Intesa Sanpaolo organizza dal 2009 per presentare startup suddivise per settori, dal food al biotech, a investitori e imprese. “Crediamo – conclude Ronco – che non ci sia nulla di più efficace, per favorire l’open innovation, di selezionare delle giovani realtà imprenditoriali e di presentarle ai nostri clienti in cerca di soluzioni innovative”.