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Perché fare Venture Building è così difficile: il caso della tedesca Körber

Sono ancora poche le aziende che fanno venture building e non ci sono modelli consolidati. Vediamo come lo sta facendo un’azienda manifatturiera tedesca e quali punti chiave emergono. Utili a tante aziende italiane

Pubblicato il 14 Feb 2023

venture building

Nei discorsi con le aziende sull’Open Innovation il Venture Builder è senza dubbio l’argomento più caldo. Però è anche quello più scivoloso.

Mentre, per strumenti come Venture Client e CVC, ci sono anni di esperienza di implementazione, modelli consolidati e tanti dati, il Venture Builder è uno strumento molto recente.

Venture building, uno strumento ancora poco diffuso

Come emerge dal grafico sotto, tratto dal Report di Mind the BridgeEvolve or Be Extinct”, tra le 100 aziende più innovative al mondo meno del 20% hanno un Venture Builder e, tra queste, la stragrande maggioranza lo ha lanciato da meno di 3 anni.

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Quindi non possiamo attenderci evidenze empiriche e best practices, anche perché la nostra analisi evidenzia come i diversi venture builder presenti oggi sul mercato seguano approcci ed impostazioni molto differenti tra loro.

Di conseguenza, l’unico modo per chi volesse avventurarsi in questo mondo è quello di fare benchmarking con le poche realtà che abbiano un minimo di track record.

Venture building, il caso dell’azienda manifatturiera tedesca Körber

Un caso illuminante al riguardo è rappresentato da Körber, azienda tedesca fondata nel 1946 che realizza macchinari per produzione e packaging di farmaci, carta igienica e fazzoletti di carta, sigarette e automazione della logistica. Perché è interessante?

Perché per taglia e ambito di operatività non è molto diversa da tante aziende italiane con competenze e tradizione di operatività nella produzione di macchinari industriali (penso a Sacmi, solo per citare un’eccellenza in cui ti imbatti sulla Via Emilia, ma ne potrei citare molte altre in ogni dove).

Però hanno capito che quello che li aveva fatti campare (bene) per decenni non sarebbe durato a lungo. Nel 2017 hanno creato una nuova divisione (Körber Digital) per gestire la digitalizzazione del gruppo e lanciare nuovi business.

Sotto la guida di Daniel Szabo, hanno anche avviato un Venture Builder. Da qui sono partiti nuovi business. Nel 2020 FactoryPal– che ottimizza attraverso l’AI la produzione e che oggi realizza già 50 milioni di fatturato – e, l’anno successivo, Vaibe – soluzione SaaS per migliorare la performance dei warehouse workers.

Quindi il loro modello sembra funzionare e potrebbe essere un benchmark interessante per tante aziende italiane.

Venture building, 5 punti chiave

Per questo ho chiesto a Daniel Szabo, CEO Körber Digital, di raccontarcelo. Qui il video della Mind the Chat con l’intervista completa che vi invito a guardare.

Di seguito la sintesi delle risposte alle cinque domande chiave che gli ho fatto insieme a Ralph-Christian Ohr, member of the CSS Judging Committee.

Growing an internal venture is one of the hardest team sports

Growing an internal venture is one of the hardest team sports

Guarda questo video su YouTube

1. Perchè è così difficile fare Venture Building?

In aziende molto orientate all’operatività è in genere molto difficile avere l’approvazione per progetti che hanno un payoff a 10 anni. E, anche una volta avuta, vieni sempre percepito dai tuoi colleghi come un centro di costo, dato che, per i primi anni, le iniziative naturalmente bruciano cassa.

2. Che cosa fare?

Prepararsi a combattere all’interno dell’executive team. Ma è una battaglia che vale la pena combattere. Non c’è reale alternativa all’innovazione, come dite voi “Evolve or Be Extinct” .

3. Dove collocare organizzativamente i nuovi business lanciati? Tenerli dentro o “spinoffarli”?

Ha senso creare aziende separate quando il business case supporta una entità che abbia una propria capacità economica prospettica separata dall’azienda di gemmazione (non vitalità economica riflessa) e soprattutto quando l’ambito di attività è al di fuori del core business (non sinergie operative o commerciali).

(NDR: qui, sempre per restare sulla Via Emilia, il lavoro che stiamo facendo insieme a Pelliconi sul progetto P-Ink è un altro cantiere molto interessante sul tema della collocazione organizzativa dell’innovazione).

4. Che KPIs utilizzare per misurare i nuovi progetti di innovazione?

Decisamente non l’EBIT o l’EBITDA visto che sono iniziative che, per un certo tempo, hanno un profilo economico e finanziario negativo. Noi ci focalizziamo sulle ARR, ossia sulle annual recurring revenue (fatturato prodotto su base ricorrente).

5. Che skill servono per gestire un Venture Builder dentro una azienda?

Con una battuta: “You need somebody with the credibility to sit in a boardroom and the ability to work in a startup garage”. Ossia non basta avere solo una mentalità da startup (fondamentale per testare e fare crescere rapidamente nuovi business) ma anche tanta capacità di comprensione del mondo aziendale e delle sue politiche e supporto dal vertice (se no si viene soffocati in culla).

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Alberto Onetti
Alberto Onetti

Chairman (di Mind the Bridge), Professore (di Entrepreneurship all’Università dell’Insubria) e imprenditore seriale (Funambol la mia ultima avventura). Geneticamente curioso e affascinato dalle cose complicate.

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