LA STORIA

weAR, la startup che usa la realtà aumentata per conservare la conoscenza aziendale (con i manuali d’uso)

La società fondata a Ferrara da Emanuele Borasio consente alle aziende di creare in maniera autonoma manuali e istruzioni d’uso interattivi basati sulla Augmented Reality. “In un  momento in cui i tecnici senior stanno andando in pensione, è utile per passare il bagaglio di conoscenze ai lavoratori più giovani” dice il CEO

Pubblicato il 01 Ott 2018

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Le tecnologie innovative possono aiutare a tener via la memoria del passato: è quello che fa weAR, startup italiana fornitrice di un’applicazione che consente alle aziende di creare in maniera autonoma manuali e istruzioni d’uso interattivi basati sulla realtà aumentata.  “Il nostro tool – dice a EconomyUp il fondatore e CEO di weAR, Emanuele Borasio – è anche un modo per trasmettere il sapere dalle vecchie alle nuove generazioni. In un  momento in cui i tecnici senior stanno andando in pensione, si pone con maggiore urgenza la necessità di uno strumento di questo tipo. Ne abbiamo avuto dimostrazione con un elettricista di un’azienda che è riuscito a creare manuali d’uso da solo e ha trasferito il bagaglio di conoscenze ai lavoratori più giovani”.  Ma vediamo di capire meglio che cos’è la realtà aumentata e come lavora weAR.

CHE COS’È LA REALTÀ AUMENTATA

Nella Realtà Aumentata (AR – Augmented Reality) il computer utilizza sensori e algoritmi per determinare la posizione e l’orientamento di una telecamera. In sostanza trasforma enormi masse di dati e di analitiche in immagini o animazioni che vengono sovrapposte al mondo reale. In combinazione con i dati IoT (Internet of Things), le applicazioni AR stanno portando numerose aziende a ridefinire completamente il modo in cui progettano, producono, vendono, gestiscono e supportano i prodotti. A rendere evidente il fenomeno al grande pubblico è stata l’applicazione Pokemon Go, che per la prima volta ha dimostrato le potenzialità della realtà aumentata. Lo Smart Manufacturing (ovvero la manifattura innovativa scaturita dalla quarta rivoluzione industriale o Industria 4.0) rappresenta una delle ultime evoluzioni della Digital Enterprise, perché introduce l’ICT a supporto dei processi produttivi e manutentivi. In questo contesto le applicazioni di realtà aumentata basate su mobile (smartphone e tablet) e wearable (occhiali, orologi, indumenti intelligenti), sono sempre più performanti e connesse al mondo IoT, e permettono nuove forme di user experience. In tali esperienze l’operatore è guidato nello svolgimento delle proprie attività da un aiuto virtuale, costituito da indicazioni digitali sovrapposte alla realtà percepita.

WEAR, COME È NATA E CHE COSA FA

Fondata nel 2014 con sede a Ferrara, è una startup partecipata dal fondo ClubItaliaInvestimenti 2, da Aruba Spa, dal Gruppo digital360.it (di cui fa parte anche EconomyUp) ed è supportata da Polihub, l’incubatore per startup del Politecnico di Milano. Fondatore e CEO è Emanuele Borasio, nato a New York nel 1971. Dopo un’esperienza accademica all’Università di Ferrara come professore a contratto di Sistemi Informativi Territoriali (GIS) e tecniche di Telerilevamento Satellitare, Borasio ha co-fondato uno dei primi spin-off dell’ateneo emiliano, Geotema. Nel 2010 ha dato vita a un’altra startup, G-maps, attiva nel campo della progettazione e realizzazione di applicativi per Realtà Aumentata. L’arrivo sul mercato di una varietà di dispositivi wearable l’ha indotto a concentrarsi sulle applicazioni industriali della AR ai device. Così è nata weAR. La giovane società ha ottenuto un seed iniziale di 150mila euro da ClubItaliaInvestimenti 2 e Aruba Spa, che le ha consentito di far arrivare il prodotto sul mercato. Successivamente il tool è stato adottato da alcuni player come Enel e utilizzato in prova da altre società, tra cui Rfi. Attualmente weAR è alla ricerca di un ulteriore round di finanziamento da scale up. “Negli ultimi due anni – racconta Borasio – abbiamo cominciato ad approcciare il mercato estero. Abbiamo partecipato a una fiera sulla AR a Tokyo, città dove torneremo a ottobre per parlare con aziende giapponesi. Siamo stati in Silicon Valley grazie a un bando della Regione Emilia-Romagna. Ho avuto una mentor che, a ottobre 2017, mi ha presentato a investitori locali con i quali ho avviato un dialogo interessante”. weAR ha chiuso il 2017 con un fatturato di circa 300mila euro.

COME FUNZIONA MARKO.TIPS: creare manuali d’uso fai-da-te

Dalla decennale esperienza dei fondatori di weAR in ambito universitario prima e nella vendita di app in realtà aumentata dopo, nasce marko.tips, the Next Generation Manual. Si tratta di una Mobile enterprise application platform (Meap) concepita come SaaS (software as a service) che consente alle aziende di creare manuali e istruzioni d’uso interattivi basati sulla realtà aumentata. Obiettivo: ottimizzare i propri processi industriali, condividere la conoscenza tra gli operatori e migliorare le attività di formazione e addestramento del personale. “Si fa ancora un grande uso di strumenti cartacei o di appunti – dice il CEO Borasio – ma con la realtà aumentata si può semplificare il processo. È come fare una foto: ho il telefonino, lo punto sull’oggetto che deve essere riparato e sopra quell’oggetto ottengo una serie di informazioni, o collegamenti a file pdf o animazioni”.

MARKO CONSISTE IN:

Un web tool CMS, per la creazione di contenuti, fruibile su computer desktop, che permette ad un utente loggato di inserire contenuti in realtà aumentata agganciati a immagini precaricate. Una volta creato il match tra l’immagine prescelta ed il contenuto aumentato, quest’ultimo sarà caricato su una piattaforma cloud.

Cloud per l’hosting dei contenuti aumentati.

Una applicazione mobile client, disponibile per piattaforma Apple iOS e Google Android, che funge da browser di dati in realtà aumentata per qualsiasi utente che la installa sul suo dispositivo personale, sia esso smartphone, tablet o occhiale per la realtà aumentata

IL PERCORSO DI WEAR

A marzo 2015 weAR debutta insieme ad altre 49 startup e imprese innovative rappresentanti dell’Innovazione Made in Italy sul palcoscenico internazionale di Smau Berlino presso Palazzo Italia. A Smau Berlino weAR è stata presente anche quest’anno, così come ad altre importanti fiere internazionali dell’hi-tech.

Nel 2016 weAR è tra i sedici progetti vincitori di Digital360 Awards, il contest organizzato da Digital360 per individuare le migliori soluzioni imprenditoriali di innovazione digitale in ambito business sviluppati da fornitori hi-tech.

Il 18 aprile 2018, all’Econocom Village in via Varesina a Milano, viene presentata la mixed reality di weAR.

Innovation Hub Econocom, la nuova serie di incontri si apre con la Mixed Reality

LA REALTÀ AUMENTATA IN ITALIA

“Nel mondo – spiega il CEO Emanuele Borasio – la realtà aumentata è un hot topic e fa parte del pacchetto Industria 4.0. Ci sono progetti e proof of concept molto spinti in varie parti del globo, e per la verità ce ne sono anche in Italia. Ma da noi non esiste ancora un uso massivo e continuativo dell’AR. È chiaro che questo prevede un cambiamento culturale all’interno delle aziende e dei CIO formati su queste tematiche. Peraltro noi siamo partiti leggermente in anticipo. I tool di Augmented Reality di Apple e Google sono stati lanciati ufficialmente a settembre 2017 e sono ancora molto sperimentali. Quello che mancava era l’autoring tool. Per una startup è impensabile fare manuali nei settori più diversi, perciò abbiamo creato questo strumento per aiutare le aziende a crearsi manuali in maniera autonoma. E stiamo lavorando a nuovi tool aumentati e potenti”.

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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