La storia

PolicyBrain, il controllore della politica creato da un cervellone di 24 anni

La startup fondata da Luca Giacomel automatizza il monitoraggio dell’attività legislativa. L’idea del giovane bocconiano è nata grazie a un finanziamento di 400mila euro della società di lobbying Cattaneo-Zanetto

Pubblicato il 02 Set 2015

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Luca Giacomel, founder di PolicyBrain

Lo chiamano cervellone. E un motivo ci sarà. Voi come definireste uno che già dal secondo anno di liceo scientifico, invece di pensare alla Champions League e alle ragazze, si diverte a creare piattaforme e siti web per le aziende? “Ho il pallino per l’elettronica e l’informatica” dice. E fin qui, niente di nuovo per un ragazzo di 24 anni cresciuto a pane, computer… e politica. Proprio così: perché l’altra grande passione di Luca Giacomel, amministratore delegato di PolicyBrain, startup innovativa che segue l’analisi e l’approvazione delle leggi, è la politica. “L’ho sempre seguita: pur non essendo impegnato in maniera attiva, ho sempre seguito gli scenari politici e gli iter legislativi di provvedimenti e regolamenti”.

Un soggetto più unico che raro, insomma. E la sua è una storia che dimostra come intuito, buona formazione e fortuna siano un mix vincente che può determinare il successo di una startup.

Milanese, dopo il liceo scientifico e i lavoretti da freelance come informatico per alcune aziende, Luca Giacomel decide di studiare economia

Luca Giacomel, founder di PolicyBrain

alla Bocconi. “Dicevano tutti che avrei dovuto studiare informatica: ma, pur da autodidatta, sapevo già muovermi in quel mondo. Volevo andare oltre: imparare a parlare da manager, avere le competenze per portare a buon fine una vendita, capire di business e management. Così mi sono laureato in Economia”. Nel frattempo, però, non molla la sua passione per la politica e nel settembre del 2013, dopo uno stage di sei mesi a Google, si accorge che c’è qualcosa che in Italia manca: un meccanismo che possa seguire in tempo reale gli iter legislativi e informare direttamente le aziende sui cambiamenti giuridici in atto. “Mettete un’azienda che lavora nel settore delle telecomunicazioni, dell’energia, della sanità o del gaming: sono aziende che hanno probabilità altissime di imbattersi nel rischio regolatorio. Basta pensare a quello che è successo a Uber. Ecco il mio intento è questo: creare qualcosa che aiuti le aziende a seguire in tempo reale l’iter delle leggi perché possano muoversi in anticipo, conoscendo la percentuale di probabilità che una legge venga approvata, gli scenari delle elezioni e la probabilità di convincere al voto un certo numero di persone. Insomma, una sorta di big data e intelligenza artificiale a servizio delle imprese. Ho esaminato il mercato: non esisteva nulla di simile”.

Luca parla di questo progetto a un amico che gli combina quello che sarà l’appuntamento della vita. “Mi ha messo in contatto con Alberto Cattaneo e Paolo Zanetto, fondatori di Cattaneo Zanetto Spa, società di lobbying. Ci siamo incontrati all’hotel Bulgari a Milano (“Sa, i lobbisti hanno dei punti di ritrovo particolari” puntualizza) ed era la prima volta che mi confrontavo con questa categoria: persone, da una parte, estremamente sensibili e attente all’interlocutore che hanno di fronte, dall’altra, molto preparate culturalmente. Gli ho illustrato il progetto, con tanto di slide e prospetti; poi ci siamo rivisti nel loro studio”. Il risultato? Un finanziamento di 400mila euro per far nascere PolicyBrain.

Con quell’assegno in tasca, Luca Giacomel si adopera subito per fare due cose: fondare la società iscrivendola al registro delle startup innovative e creare un team di persone capaci di far crescere il progetto. “Siamo partiti con 35 imprese, quasi tutte nel portfolio della Cattaneo Zanetto Spa. Il vero problema, invece, è stato trovare gente preparata, soprattutto ingegneri: per trovare la prima persona ho dovuto chiamare un amico che lavorava con me in Google che mi ha segnalato una ragazza che voleva tornare in Italia. Poi ho fatto decine e decine di colloqui prima di trovare le persone giuste: in Italia ci sono molti giovani preparati dal punto di vista nozionistico, ma pochi sanno mettere in pratica le loro conoscenze”.

Il logo di PolicyBrain

Ma come opera questa startup nata con i lobbisti? “La piattaforma di PolicyBrain è composta da quattro sezioni – spiega il founder -. La prima è analisi e ricerca di documenti (una sorta di monitoraggio legislativo che permette di trovare tutti i documenti categorizzati per parole chiave e area tematica); la seconda è analisi-profilazione persone (permette di trovare le persone più rilevanti rispetto alle issues di interesse, capire i loro interessi e i modi migliori in cui interagire con loro); la terza è trend (permette di trovare i trending topic della politica analizzando documenti e social network); l’ultima è previsione votazioni (permette di prevedere la probabilità di approvazione di una legge a partire da un insieme di posizioni note a priori su una qualunque votazione)”.

Oggi, la startup ha un team di sei persone tutte under 40, collabora con buon numero di aziende (“per privacy, non diamo né il numero né i nomi” dice il founder), sta per chiudere un nuovo round di finanziamento con un venture capitalist (top secret la cifra e l’investitore) e conta di chiudere il 2016 con un fatturato di almeno un milione di euro.

E da grande Luca Giacomel che cosa farà? “Non voglio fermarmi, continuerò a progettare e realizzare, reinventandomi ogni giorno imprenditore. Certo, è un sogno ambizioso: uno su mille ce la fa. Ma chi dice che non possa essere io quell’uno?”. Del resto, se lo chiamano cervellone…

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