La storia
PolicyBrain, il controllore della politica creato da un cervellone di 24 anni
La startup fondata da Luca Giacomel automatizza il monitoraggio dell’attività legislativa. L’idea del giovane bocconiano è nata grazie a un finanziamento di 400mila euro della società di lobbying Cattaneo-Zanetto
di Concetta Desando
Pubblicato il 02 Set 2015

Un soggetto più unico che raro, insomma. E la sua è una storia che dimostra come intuito, buona formazione e fortuna siano un mix vincente che può determinare il successo di una startup.
Milanese, dopo il liceo scientifico e i lavoretti da freelance come informatico per alcune aziende, Luca Giacomel decide di studiare economia
Luca parla di questo progetto a un amico che gli combina quello che sarà l’appuntamento della vita. “Mi ha messo in contatto con Alberto Cattaneo e Paolo Zanetto, fondatori di Cattaneo Zanetto Spa, società di lobbying. Ci siamo incontrati all’hotel Bulgari a Milano (“Sa, i lobbisti hanno dei punti di ritrovo particolari” puntualizza) ed era la prima volta che mi confrontavo con questa categoria: persone, da una parte, estremamente sensibili e attente all’interlocutore che hanno di fronte, dall’altra, molto preparate culturalmente. Gli ho illustrato il progetto, con tanto di slide e prospetti; poi ci siamo rivisti nel loro studio”. Il risultato? Un finanziamento di 400mila euro per far nascere PolicyBrain.
Con quell’assegno in tasca, Luca Giacomel si adopera subito per fare due cose: fondare la società iscrivendola al registro delle startup innovative e creare un team di persone capaci di far crescere il progetto. “Siamo partiti con 35 imprese, quasi tutte nel portfolio della Cattaneo Zanetto Spa. Il vero problema, invece, è stato trovare gente preparata, soprattutto ingegneri: per trovare la prima persona ho dovuto chiamare un amico che lavorava con me in Google che mi ha segnalato una ragazza che voleva tornare in Italia. Poi ho fatto decine e decine di colloqui prima di trovare le persone giuste: in Italia ci sono molti giovani preparati dal punto di vista nozionistico, ma pochi sanno mettere in pratica le loro conoscenze”.

Oggi, la startup ha un team di sei persone tutte under 40, collabora con buon numero di aziende (“per privacy, non diamo né il numero né i nomi” dice il founder), sta per chiudere un nuovo round di finanziamento con un venture capitalist (top secret la cifra e l’investitore) e conta di chiudere il 2016 con un fatturato di almeno un milione di euro.
E da grande Luca Giacomel che cosa farà? “Non voglio fermarmi, continuerò a progettare e realizzare, reinventandomi ogni giorno imprenditore. Certo, è un sogno ambizioso: uno su mille ce la fa. Ma chi dice che non possa essere io quell’uno?”. Del resto, se lo chiamano cervellone…