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Perché Milano vuol diventare capitale della sharing economy

Palazzo Marino ha approvato una delibera per “promuovere e governare lo sviluppo delle economie di condivisione e collaborazione”. Economie che stanno fiorendo in città, dal bike-sharing al car-sharing, dal co-working ai fab-lab. Ecco dieci motivi per cui il Comune dovrebbe proseguire su questa strada

Pubblicato il 07 Gen 2015

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Milano si candida a diventare capitale italiana della sharing economy. Venerdì la giunta di Palazzo Marino ha approvato una delibera d’indirizzo per “promuovere e governare lo sviluppo delle economie di condivisione e collaborazione” sull’esempio di altre città del mondo (Amsterdam, Hong Kong, Sidney). Del resto, sul fronte della mobilità, lo sharing è già realtà nel capoluogo lombardo. Iniziato con il bike sharing (10 mila utilizzi al giorno), si è poi esteso alle auto (2.000 circa tra i servizi Enjoy, Car2go, GuidaMi, E-vai, Twist). Le novità per Expo saranno scooter e biciclette a pedalata assistite. Altro punto forte sono i coworking, uffici condivisi dove i liberi professionisti affittano una scrivania, e i fab-lab, piccole officine artigiane d’innovazione. I co-working, a Milano, sono 30, i fab-lab sette disseminati in tutta la città. Ma perché il capoluogo ha deciso di scommettere sulla sharing economy? E cosa ne potrebbero scaturire? Ecco tutte le cose da sapere su questo fenomeno emergente che può diventare un’opportunità per l’economia locale e nazionale.

Che cos’è la sharing economy e perché è il ponte fra aziende e startup. Ivana Pais, docente di sociologia economica, spiega il nuovo modello basato su tre elementi: la condivisione, la relazione orizzontale tra organizzazioni, una piattaforma tecnologica.

Come fare business con la sharing economy. Grazie all’economia della condivisione sono numerose le startup italiane che stanno crescendo. Da Zooppa (creazione di contenuti) a Cortilia (agricoltura), da Gnammo (social eating) a Starteed (crowdfunding). La crisi, in questo, caso ha aiutato. Il carburante è Internet ma per tutti è in gioco un cambio di mentalità.

Sharing economy, 10 idee che funzionano. Il vento dell’economia della condivisione sta soffiando in molti settori: dalla mobilità (BlaBlaCar) alla finanza (prestiamoci.it), dai contenuti creativi (Zooppa) al food (Gnammo) e al crowdfunding (Starteed). Moda passeggera o vera rivoluzione?

Chi condivide fa bene anche a te, digli di continuare. Uber e Airbnb, Car2Go ed eBay. Che cos’hanno in comune? Si fondano sulla sharing economy, che fa nascere nuovi business, crea lavoro e cambia le abitudini. Le prime a beneficiarne sono le startup. Ma anche le grandi aziende stanno prendendo l’iniziativa.

Ecco le tendenze del futuro che le imprese tecnoscettiche non vedono. Maria Grazia Mattei, ideatrice del Meet the Media Guru, racconta quali saranno gli impatti dei sistemi hi-tech sui modelli di business: “Le parole d’ordine sono sharing economy, droni, realtà aumentata, social network” spiega. E avverte: “Bisogna alfabetizzare il Made in Italy. Non possiamo più perdere tempo”.

Aziende e sharing economy: si cresce solo collaborando. “Competizione vs collaborazione? No, oggi per essere competitive le aziende devono essere collaborative. È l’affermarsi di sharing economy e coworking”. Rossella Sobrero, docente di Comunicazione Pubblica e Sociale all’Università degli Studi di Milano, spiega quali sono i cambiamenti apportati dall’economia collaborativa.

Sharing economy, un italiano su tre vuole provarla. Da uno studio Ipsos commissionato da Airbnb e Blablacar emerge che il 75% dei cittadini conosce l’economia della condivisione e che il 31% è disposto a sperimentarla. Almeno una persona su dieci già ricorre a questi servizi. Il ricercatore: “La molla non è solo il risparmio, ma anche l’innovazione e l’etica”.

La logistica abbraccia la sharing economy: il modello di Ceva. Il colosso olandese Ceva Logistics ha creato in Italia poli logistici in cui diverse aziende competitor nello stesso comparto condividono persone, infrastrutture, processi e flussi di trasporto. Chiellino, ad per l’Italia: “Un modo per aumentare i volumi, abbattere i costi e ridurre l’impatto sull’ambiente”.

Freemarket, compra gratis e parlane bene. A Copenaghen nasce il primo supermercato virtuale nel quale è possibile comprare prodotti a costo zero, basta soltanto lasciare una recensione sulle merci e un post sui vari social network. È la nuova filosofia del “tryvertising” che si appresta a sconvolgere le regole del marketing.

Dai un passaggio e noi ti diciamo quanto ci guadagna l’ambiente. L’ad di Bringme, Gerard Albertengo, spiega come è nata la piattaforma di carpooling che permette di visualizzare le possibilità di condivisione di un percorso e di misurare l’effettivo risparmio in termini di CO2. “All’inizio volevamo creare un semplice servizio web riservato ai pendolari”. (L.M.)

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