La polemica
Crowdfunding, ecco perché serve un investitore professionale
Il vincolo del 5% a investitori qualificati è “diabolico”, ha scritto su EconomyUp.it Pierluigi Paracchi. Gli risponde il founder di SiamoSoci.com: la validazione di un esperto è una scelta necessaria anche per tutelare i piccoli risparmiatori
di Cristiano Esclapon
Pubblicato il 23 Dic 2013

Una ricerca di capitale che porta ad avere numerosi investitori di piccolo importo ha necessariamente caratteristiche di valutazione diverse da quelle effettuate per importi rilevanti. Se io investo 1000 euro, non posso dedicare intere giornate alla comprensione e alla valutazione di un business plan, di una tecnologia e di un team. Se invece sono già strutturato per fare una analisi approfondita e l’importo che prevedo di investire è superiore, presumibilmente dedicherò tempo e attenzione, tutelando quindi anche coloro che non effettueranno una corretta due diligence.
Credo che sia necessario avere una verifica della valutazione di qualche esperto, altrimenti rischiamo di avere valutazioni sballate con una conseguenza: a rimetterci le penne sono i piccoli risparmiatori. La normativa sul crowdfunding riguarda infatti equity e non beni. In questo caso si ha un beneficio solo se il valore dell’investimento sale. ma se il valore è fin dall’inizio non correlato al vero valore dell’azienda, questa possibilità si annulla. Credo quindi che la validazione di un professionista che decide anch’esso di rischiare i propri soldi sia il metodo più efficace e meno oneroso di ottenere questo controllo.
* Cristiano Esclapon è founder di Club Italia Investimenti 2 e di SIamoSoci.com