Crowdfunding, l’identikit di chi investe online

Uomo, di mezza età, residente al Nord: è il ritratto dell’investitore tipo come emerge dal primo Report sul crowdinvesting, realizzato dall’Osservatorio Crowdfunding del Politecnico di Milano. Un mercato che in Italia vale 45 milioni e si divide tra equity e lending crowdfunding e invoice trading

Pubblicato il 29 Giu 2016

Uomo, di mezza età, residente in prevalenza al Nord: è questo l’identikit di chi si dedica al crowdinvesting, modalità di finanziamento online ancora piuttosto nuova per l’Italia, che comprende l’equity crowdfunding (fondi in cambio di quote societarie), il lending crowdfunding (prestiti) e l’invoice trading (acquisto di fatture).  La foto dell’investitore medio è stata scattata nel primo Report sul crowdinvesting diffuso oggi dall’Osservatorio Crowdfunding della School of Management del Politecnico di Milano. (qui è scaricabile il Report completo sul crowdinvesting).

Cos’è il crowdinvesting – Fenomeno quasi inesistente fino al 2012, il crowdinvesting è successivamente decollato fino a raggiungere nel 2015 una raccolta di risorse a livello mondiale pari a circa 28 miliardi di dollari. In Italia ha raggiunto per il momento i 45 milioni di euro. In cosa consiste esattamente? Attraverso il crowdinvesting investitori finanziari diffusi possono, attraverso una piattaforma Internet abilitante, rispondere direttamente ad un appello rivolto alla raccolta di risorse per un progetto, in cambio di una remunerazione del capitale.

I numeri del crowdinvesting – Per quanto riguarda l’equity crowdfunding, ovvero l’appello rivolto al pubblico di Internet per finanziare progetti offrendo come controparte la sottoscrizione online di quote partecipative del capitale, al 15 giugno 2016 il capitale raccolto ammontava a 5,6 milioni di euro, ancora poco rispetto alle potenzialità del mercato. Quarantotto le campagne di raccolta, di cui 19 chiuse con successo, con un target medio di raccolta pari a 316.903 euro.  Il lending crowdfunding, appello per finanziare online progetti offrendo come controparte il rimborso futuro del capitale e la remunerazione attraverso un tasso di interesse, attualmente vede 6943 investitori con 28,23 milioni di euro investiti. L’invoice trading, appello per finanziare un’impresa attraverso l’acquisto online di sue fatture commerciali, conta ad oggi 20 investitori e 11 milioni investiti.

Lasciando momentaneamente da parte l’invoice trading, nel quale sono impegnate società giuridiche, una parte del Report dell’Osservatorio si concentra sull’analisi della figura dell’investitore-tipo: chi è, quanti anni ha, da dove viene. Vediamoli.

L’investitore in equity crowdfunding – Uomo, intorno ai 45 anni, già avvezzo agli investimenti imprenditoriali e lombardo: è l’identikit dell’investitore che utilizza questo strumento normato in Italia (prima in Europa) con una legge e un successivo regolamento risalente a luglio 2013, ma finora mai veramente decollato anche a causa di norme considerate restrittive dai player del settore. Dai dati elaborati dall’Osservatorio, si evince innanzitutto una netta prevalenza del sesso maschile tra gli investitori in equity crowdfunding: solo il 18% delle sottoscrizioni proviene da investitori di sesso femminile. Ma il dato non è prerogativa italiana ed anzi regge il confronto, per esempio, con il Regno Unito, dove questa percentuale è pari all’8%. Per quanto riguarda l’età, l’equity crowdfunding in Italia è supportato soprattutto da adulti tra 36 e 49 anni (il valore medio è 45 anni). Si può ipotizzare, si legge nel report, che il contributo dei più giovani sia meno rilevante a causa delle minori disponibilità finanziarie, mentre gli over 50 latitano probabilmente per minore dimestichezza con tecnologia e operazioni online. Ben 65 dei 365 registrati (ovvero il 18%) vantava già un’esperienza come investitore nel capitale di altre società non quotate, dimostrando quindi di essere già avvezzo all’investimento in progetti imprenditoriali. Per quanto riguarda la residenza geografica degli investitori persone fisiche, sono i lombardi a fare da padroni (108 sottoscrizioni, pari al 28% del totale); seguono i veneti (45) tallonati da Marche e Toscana (37 a testa). Si registrano anche 5 persone residenti all’estero. Una frazione consistente degli investitori risiede nella stessa provincia dell’impresa finanziata (il 18%) cui si somma un altro 21% residente nella stessa regione. Il risultato può essere paradossale, osserva il Report, visto che Internet consente di annullare le distanze, ma in realtà la letteratura sulla finanza imprenditoriale evidenzia quanto sia importante la prossimità geografica fra finanziatore e imprese investita. Anche le persone giuridiche che risultano avere investito nelle 14 campagne di equity crowdfunding di successo del campione di analisi provengono in maggior parte dalla Lombardia (17 casi). Seguono Veneto e Piemonte (6 casi ciascuno), Toscana ed Emilia Romagna (5 osservazioni ciascuno). Come è lecito aspettarsi, compaiono categorie quali banche e assicurazioni (4 casi), incubatori certificati e investitori professionali in fondi chiusi di venture capital e private equity (poichè il loro intervento è necessario per raggiungere la quota del 5% dell’offerta minima richiesta da CONSOB) ma le categorie più numerose sono quelle delle società di servizi e consulenza (16 casi), che insieme alle holding finanziarie (4 casi) e alle società immobiliari (3 casi) vengono probabilmente usate come veicoli per la gestione delle partecipazioni.

L’investitore in lending crowdfunding – Così come rilevato per l’equity crowdfunding, la stragrande maggioranza dei prestatori è di sesso maschile (il 91%, percentuale anche superiore a quella dell’equity). L’età media è intorno a 44 anni ed è abbastanza simile per le tre principali piattaforme: 42 anni per Prestiamoci, 44 anni per Smartika e 46 anni per BorsadelCredito.it. Per quanto riguarda la residenza geografica dei prestatori, anche in questo caso la concentrazione è nelle regioni del Nord. Ben il 30,5% dei finanziatori nel lending crowdfunding italiano risiede in Lombardia; seguono molto distaccati il Lazio (9,5%), Veneto (8,6%) e Piemonte (7,6%). Fra le regioni del Sud spicca la Puglia, con 6,1%, seguita dalla Campania (5,4%). La maggioranza dei prestatori affida una somma di denaro inferiore a 2.000 euro. Al crescere della somma investita si nota una riduzione nel numero dei prestatori. Coloro che hanno contribuito con somme superiori a 10.000 euro risultano essere solo 14. Per quanto riguarda i prestiti, sulla piattaforma Smartika erano stati erogati 4.591 prestiti, su Prestiamoci 598 e su BorsadelCredito.it 131. Il totale al 1 giugno 2016 ammonta a 5.320. Questo numero non coincide con il numero dei soggetti finanziati, poichè in diversi casi allo stesso soggetto sono stati concessi più prestiti. Focalizzando sui prestiti consumer, circa tre quarti dei soggetti finanziati dalle piattaforme Smartika e Prestiamoci, per la precisione il 74%, sono di sesso maschile. Il prestito alle persone fisiche è in media pari a circa  5.000 euro. Quanto alle motivazioni della richiesta di erogazione del credito, dai dati raccolti su un campione rappresentativo di 3.188 contratti, emerge che al primo posto c’è l’acquisto della casa (647 prestiti), seguito dall’acquisto di un veicolo (471 casi) e dal rifinanziamento di debiti esistenti (394 casi). Per quanto riguarda l’età media dei richiedenti, la maggioranza si colloca fra 31 e 40 anni, seguiti dal gruppo fra 41 e 50 anni.

L’investitore in invoice trading – Per qualificarsi come possibile finanziatore, Workinvoice.it richiede un investimento minimo disponibile pari a 50.000 euro,  che deve essere depositato in un conto aperto presso BNL-BNP Paribas. Il limite identifica quindi gli investitori come soggetti ‘sofisticati’ dal punto di vista finanziario. Contrariamente al caso del lending crowdfunding, quando gli investitori partecipano ad un’asta essi possono conoscere l’identità del seller e possono vedere copia della fattura. Alla data del 1 giugno 2016 gli investitori accreditati e attivi regolarmente risultavanoessere una ventina. Il rendimento conseguito su base annuale è stato finora pari a 8,1%. La strategia di Workinvoice.it per il futuro sarà quella di attirare investitori istituzionali.

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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