In Giappone il primo taxi senza conducente

La società nipponica Robot Taxi sta sperimentando un servizio senza autista. I primi test su strada il prossimo marzo, il lancio ufficiale per le Olimpiadi del 2020

Pubblicato il 16 Nov 2015

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Il prossimo marzo, nella prefettura di Kanagawa, a sud di Tokio, si svolgeranno i primi test su strada dell’innovativo sistema di trasporto sviluppato dalla società giapponese Robot Taxi: un’auto a guida autonoma che sarà utilizzata per i servizi di taxi, che, se tutto andrà secondo i piani, sarà lanciato per le Olimpiadi del 2020.

Robot Taxi è una joint venture tra la società di mobile internet DENA e la società che sviluppa tecnologie robotiche per i veicoli ZMP, che hanno dato vita al progetto con l’obiettivo di realizzare oltre ai robot taxi anche degli autobus senza conducente.

Lo sviluppo di prototipi di auto a guida autonoma è, ne abbiamo diverse volte parlato su InsuraneUp, uno dei campi in cui moltissimi investimenti vengono oggigiorno diretti, sia da parte di tutte le principali società automobilistiche, sia da parte di società tecnologiche come Google o Apple.

La stessa Toyota, casa automobilistica nipponica e principale produttore di veicoli al mondo, pur avendo in diverse occasioni detto di essere più interessata allo sviluppo di connected car, ha recentemente testato la sua driveless car su una pubblica strada, annunciando di programmare per il 2020 l’arrivo di primi modelli sul mercato.

La tecnologia del Robot Taxi integra GPS, radar a onde millimetriche, videocamere per visione stereo e software per l’analisi delle immagini. Durante la prova del prossimo marzo, il taxi si guiderà su una distanza di circa 3 km, in parte su vie principali. I membri dell’equipaggio saranno a bordo nel caso in cui fossero necessari per evitare incidenti.

Il Giappone è una nazione che da sempre ha grandissima predisposizione allo sviluppo tecnologico e in questi ultimi anni moltissimi sforzi si stanno indirizzando verso la robotica di ausilio alla persona (come assistenti domestici e badanti), per fare fronte al problema dell’invecchiamento della popolazione nel Paese. Il Primo Ministro Shinzo Abe ha una vera e propria fissazione per la robotica e auspica nel Paese la “robot revolution” , incitando tutta l’industria a farne largo uso.

La nascita della prima compagnia di Robot Taxi del Paese sarà dunque, in questo contesto, la benvenuta. Secondo quanto dichiarato dal Presidente Hiroshi Nakajima a Quartz, il principale interesse di business della società non è la produzione dei veicoli (per i quali sta sviluppando la tecnologia driverless da installare su veicoli esistenti) ma il servizio, che in prima istanza sarà focalizzato su tratte brevi (circa 3 km, ad esempio per accompagnare la persona al supermercato) a basso costo e nelle zone rurali, dove c’è maggiore presenza di persone anziane e sono rari i tassisti.

Le sfide per il Robot Taxi sono sia di natura tecnologica che legale. Sul primo fronte, l’aspetto che richiede maggiore attenzione è la predisposizione di mappe di precisione che permettano al veicolo di guidare autonomamente non tanto sulle autostrade quanto in città.

Relativamente agli aspetti legali, ha sottolineato Nakajiama, sarà necessario superare la Convenzione di Ginevra (1949) sul traffico stradale, che indica specificamente “Ogni veicolo o gruppo di veicoli che procede unitariamente deve avere un autista”.

Un aspetto legale che in pochi hanno sollevato fino a questo momento, ma che effettivamente esiste ed attiene a tutti i Paesi firmatari della Convenzione (oltre 90) tra cui Usa, Italia, Francia, UK e Giappone. Sarà bene, quindi, che in tutti i Paesi si faccia chiarezza e si stabilisca se il termine autista possa attribuirsi anche a un’intelligenza artificiale.

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