LA GUIDA

L’auto del futuro: come sarà, i modelli e le tecnologie utilizzate

Come sarà l’auto del futuro prossimo? Un mezzo green, più smart e più funzionale, con motori ad alta efficienza e materiali più leggeri. E, grazie al 5G che consente all’auto di dialogare in tempo reale con l’ambiente circostante, con sistemi di guida autonoma sempre più avanzati e affidabili. Ecco che cosa ci attend

Pubblicato il 09 Ago 2019

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L’auto del futuro si avvicina, anche se meno rapidamente di quanto le tecnologie permetterebbero. “Il motore del duemila sarà bello e lucente, sarà veloce e silenzioso, sarà un motore delicato, avrà lo scarico calibrato e un odore che non inquina”, cantava Lucio Dalla già nel 1976, immaginando una trasformazione epocale nel settore dell’automotive nell’arco dei 25 anni successivi. La rivoluzione, invece, ha tardato un po’ ad arrivare, tanto da far diventare famosa la frase (attribuita a Bill Gates, ma da lui successivamente smentita) “se la General Motors avesse fatto passi avanti tecnologici come l’industria dei computer, oggi staremmo guidando macchine che costano 25 dollari e percorrono 400 km con un litro di benzina”.

Negli ultimi anni, però, le aziende automobilistiche hanno rapidamente recuperato il terreno perduto, e ora la rivoluzione sembra veramente alle porte: auto connesse, auto a guida autonoma, auto elettriche, sistemi di diagnostica da remoto, telecontrollo, intelligenza artificiale, smart grid, vehicle to grid, sistemi di infotainment, car pooling, car sharing, CaaS, comunicazioni V2V, integrazione con la smart home sono ormai terminologie e tecnologie ampiamente trasferite dalla fantascienza alla realtà e alla quotidianità. Ma al di là di nomi, acronimi e sigle, come sarà davvero l’auto tra 5, 10 o 20 anni?

Come sarà l’auto del futuro: caratteristiche e tecnologie abilitanti

Dal 2025

Secondo un report di Goldman Sachs, gli effetti promessi dalla rivoluzione dell’auto si vedranno a breve, già a partire dal 2025. Chiave dello sviluppo sarà ovviamente la tecnologia, ma i fattori che guideranno il cambiamento saranno quattro: l’auto del futuro sarà green, perché sia i consumatori sia i governi stanno facendo pressioni sull’industria dell’auto per ridurre le emissioni di CO2 (che al momento rappresentano, per i trasporti, il 20% del totale dei gas serra); altro tema chiave sarà la convenienza, perché con l’incremento della popolazione urbana (+50% dal 2010 al 2025) il traffico cresce a dismisura, e mentre le auto sono inutilizzate per il 95% del tempo aumentano anche i costi di proprietà: ciò offre diverse opportunità di business anche in tema di sharing economy. L’auto del 2025 vedrà quindi uno sviluppo della sicurezza, necessaria anche per via dell’invecchiamento della popolazione (e quindi anche degli automobilisti), e dovrà senza dubbio essere anche a prezzi accessibili: il mercato dell’auto, secondo il report, sarà infatti pressoché stabile nelle nazioni sviluppate, ma vedrà una vertiginosa espansione nei Paesi emergenti, dove nel 2025 sarà venduto il 70% delle auto nuove prodotte a livello globale. In breve, secondo Goldman Sachs, tra sei anni l’auto sarà più smart e più funzionale, con motori ad alta efficienza e materiali più leggeri. E, grazie al 5G che consente all’auto di dialogare in tempo reale con l’ambiente circostante, con sistemi di guida autonoma sempre più avanzati e affidabili. L’industria dell’auto, dal canto suo, evolverà spinta anche dalla competizione delle nuove tech companies. E l’automobilista? Cambierà anche lui: guarderà in modo differente all’auto, non più status symbol ma strumento da condividere e da utilizzare anche come luogo di lavoro e intrattenimento.

Entro il 2030

Entro il 2030, poi, la rivoluzione si spingerà ancora oltre. Secondo i ricercatori dello IONIQ Lab Hyundai, infatti, nei prossimi 10 anni l’industria dell’auto sarà riplasmata da 12 megatrend che stanno già iniziando a emergere: dalla società iperconnessa, con l’evoluzione dell’IoT applicata anche alle auto, all’invecchiamento della popolazione, che richiederà quindi di studiare auto adattate ai bisogni degli over 65. Altro megatrend riguarda l’ecologia, con la produzione di auto spinte solo da motori eco-friendly elettrici e ibridi, e quindi ciò che viene chiamato “composizione multistrato”, cioè l’unione di differenti settori industriali che collaboreranno con il settore automotive per intensificare, grazie a nuove tecnologie (come realtà aumentata e realtù virtuale), l’esperienza di guida. Lo studio cita quindi la possibilità di fornire informazioni personalizzate agli utenti sulla base di segnali biologici ed emotivi grazie alla tecnologia di comprensione del contesto: gli automobilisti potranno quindi avere un’esperienza di mobilità iperindividuale con servizi in-car personalizzati e adattati al loro stato emotivo in tempo reale. E in un mondo dominato da standardizzazione e stampa in 3D, l’industria automotive, per attrarre e impressionare la clientela, dovrà anche essere sempre più innovativa e creativa nel proporre modelli di auto che siano una fusione di arte e tecnologia, inarrivabili per gli algoritmi creativi standardizzati dell’intelligenza artificiale. L’incessante evoluzione tecnologica, secondo il report, aumenterà quindi ansia e caos nella società, e l’auto diventerà non più solo un mezzo per andare da A a B, ma anche un luogo di evasione, e gli interni saranno quindi a misura di utente. Ma al tempo stesso l’espansione della sharing economy porterà all’implementazione di servizi e piattaforme di mobilità on-demand capaci di massimizzare l’esperienza utente. E con la crescita delle auto a guida autonoma sarà sempre più urgente stabilire regole etiche per i sistemi di mobilità per garantire sicurezza, controllo ed efficienza. Ma anche così i problemi di viabilità cresceranno esponenzialmente a causa dell’espansione delle città, con il 70% della popolazione mondiale che vivrà in aree urbane: anche l’auto e la mobilità andranno quindi ripensate. Infine, il report ipotizza anche una nuova frontiera: magari auto volanti o auto sottomarine per risolvere, in parte, i problemi di traffico.

Nel 2040

Dieci anni più tardi, nel 2040, le auto subiranno una nuova trasformazione: per quella data, infatti, si prevede che i motori a combustione scompariranno lasciando spazio unicamente all’elettrico. E secondo Mike Ramsey, direttore del gruppo di ricerca di Gartner specializzato in smart mobility e automotive, le auto private torneranno a essere un lussuosissimo status symbol: con l’espansione della sharing economy e l’incremento dei costi di gestione, infatti, i pendolari tenderanno a usare i servizi di mobilità condivisa o, nella peggiore delle ipotesi, a comprare auto di seconda mano, e l’auto diventerà, nella maggiore parte dei casi, un servizio (CaaS, Car as a Service) e non più un bene. Le auto più avanzate avranno invece sedili girevoli per poter creare uno spazio di lavoro all’interno dell’auto, schermi HUD più avanzati di quelli oggi disponibili, sistemi biometrici al posto di chiavi e serrature, comandi attivati da gesti e controllo vocale, e un centro multimediale che diventerà il cuore pulsante del sistema di infotainment dell’auto (e che sarà connesso anche a sensori e apparati della smart home), mentre la guida diventerà di totale competenza del computer di bordo. Secondo Ramsey si salirà a bordo, si comunicherà all’auto dove si vuole andare, e la vettura comunicherà con le strade, le altre auto e le infrastrutture non solo per calcolare il percorso migliore per il passeggero ma anche per gli eventuali altri pendolari da “raccogliere” durante il tragitto. Una volta portati a destinazione i passeggeri, l’auto si ritirerà automaticamente alla più vicina stazione di ricarica in attesa di essere richiamata per riportare a casa (o nelle strutture di intrattenimento post-lavoro) i passeggeri. Oppure, se abilitata, continuerà il suo viaggio per supportare le flotte autonome dei servizi di trasporto o di consegna.

Come e dove si alimenta e ricarica l’auto del futuro

L’abbandono dei combustibili fossili e il passaggio all’elettrico pone però problemi di non facile soluzione: se tutto il parco auto circolante fosse sostituito da auto elettriche, la rete di distribuzione sarebbe in grado di sopportare una richiesta energetica così massiccia? E se in provincia e nei piccoli centri è più probabile che le abitazioni abbiano un garage per l’auto (e quindi l’accesso a una presa elettrica), nelle grandi città dove sarà possibile ricaricare le batterie alla propria auto? (Leggi la Guida sulla ricarica dell’auto elettrica).

Una prima risposta a queste domande è che sarà fondamentale un massiccio intervento pubblico per potenziare sia la produzione energetica (ovviamente da fonti rinnovabili, altrimenti si perde il beneficio del motore “green” spostando semplicemente le emissioni dal luogo di utilizzo al luogo di produzione dell’energia) sia la capacità di ricarica. E in questo senso pochi giorni fa Luigi Ottaiano, responsabile della mobilità elettrica in Italia di Enel X (la divisione di Enel dedicata a soluzioni digitali e prodotti innovativi) ha annunciato che “entro il 2020 puntiamo a installare in Italia 14mila colonnine elettriche, e 28mila entro il 2022” con un investimento fino a 300 milioni di euro. Mentre a inizio maggio il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, ne ha promessi altri 30 sempre per l’installazione delle colonnine su tutto il territorio italiano.

Una volta che la rete sarà estesa a sufficienza, una delle soluzioni studiate per evitare i sovraccarichi di rete potrebbe essere quella del V2G, Vehicle to Grid: questo sistema prevede la possibilità, per l’operatore elettrico che gestisce le colonnine, di controllare le batterie delle auto in ricarica, così da poterle utilizzare sia come “accumulatori temporanei” per stoccare un eccesso di produzione, sia come “batterie ausiliarie” per assorbire energia da immettere in rete in caso di bisogno. Un sistema che però non è esente da critiche, soprattutto perché continui cicli di carica-scarica potrebbero usurare pesantemente le batterie delle auto che fanno parte della rete. La soluzione a questo problema potrebbe essere un algoritmo messo a punto da un ricercatore dell’Università di Warwick, Kotub Uddin, che non solo promette di non danneggiare le batterie, ma addirittura di prolungare la loro vita utile.

Risolto anche questo problema, ne rimangono comunque molti altri: dall’autonomia delle auto elettriche (quelle di fascia altissima, come la Tesla Model S, superano i 630 chilometri, ma le più abbordabili non arrivano a 400) ai tempi di ricarica (anche se i modelli più recenti consentono di ricaricare in una mezz’oretta energia a sufficienza per percorrere altri 200-250 chilometri), per arrivare allo smaltimento delle batterie a fine vita.

Auto del futuro, novità e modelli dalle case automobilistiche (2019-2020) in Italia e nel mondo

In attesa che l’auto del futuro diventi realtà per tutti, le case automobilistiche non stanno però certo con le mani in mano, e alle fiere dell’auto presentano modelli sempre più tecnologici.

Volkswagen

Dopo lo scandalo dieselgate, sta ora cercando di proporsi come leader mondiale della tecnologia green, ha ad esempio aperto l’8 maggio i preordini della ID.3, la prima elettrica che, nelle intenzioni, dovrebbe rendere la mobilità elettrica accessibile. Compatta 100% elettrica, con un design che ricorda quello della Golf, la ID.3 promette autonomie tra i 330 e i 550 chilometri a seconda della versione e della batteria montata e costa tra i 30 e i 40mila euro. La casa di Wolfsburg ha poi presentato al salone di Shanghai di aprile anche il SUV della famiglia ID, la ID.ROOMZZ: sempre a emissioni zero, sarà lanciata sul mercato cinese nel 2021. Audi (che fa sempre parte del gruppo VW) al salone cinese ha invece presentato la Ai:Me, concept car elettrica con guida autonoma di livello 4 grazie alle tecnologie dotate di intelligenza artificiale e di autoapprendimento. Dotata di realtà virtuale di bordo, comandi oculari (si attivano muovendo gli occhi), vocali e touch, all’esterno monta pannelli LED che consentono all’auto di comunicare attraverso messaggi luminosi con pedoni, ciclisti e altri automobilisti. Ancora Audi ha in programma di lanciare nel 2020 la sua sportiva elettrica, la e-tron GT, che dovrebbe avere un’autonomia di circa 400 chilometri, un’accelerazione da 0 a 100 in 2.5 secondi ma soprattutto di un supporto per la ricarica ultrarapido (l’80% di energia in solo 12 minuti).

Honda

Ha risposto presentando a marzo, al Salone di Ginevra, la citycar “e”, il suo primo veicolo 100% elettrico con un design minimalista e retrò. Progettata dichiaratamente per lo “urban commuting”, cioè per gli spostamenti medio-brevi in territorio urbano, ha un’autonomia di soli 200 chilometri garantiti da una batteria raffreddata ad acqua. Ancora non è stato reso noto il prezzo, ma la vettura ha suscitato già molto interesse da parte del pubblico.

Kia

Sull’elettrico punta anche la coreana Kia che ha presentato la sua e-Soul a Francoforte: in due versioni, con batterie da 39.2 o da 64 kWh, monta batterie con una nuova tecnologia che consente di immagazzinare il 25% di energia in più rispetto ai precedenti modelli portando fino a 425 chilometri l’autonomia del modello da 64kWh. La e-Soul monta anche un sistema di guida autonoma di livello 2 e un impianto di infotainment innovativo che consente ai passeggeri di accedere a notizie, informazioni e dati (dal meteo ai parcheggi, dal traffico alle stazioni di ricarica) durante il viaggio.

Fiat

Dal sudest asiatico all’Italia con Fiat, che a Ginevra ha presentato la sua concept Centoventi, full-electric che permette di estendere l’autonomia da 100 a 500 chilometri semplicemente acquistando o installando unità aggiuntive di batterie. Modulare e pensata per mantenere il prezzo accessibile, la citycar torinese è altamente personalizzabile e ha un design che ricorda quello della Panda anni Ottanta.

Aston Martin

Aston Martin ha invece presentato il suo e-SUV Lagonda All-Terrain, ecologico non solo nelle motorizzazioni ma anche negli interni: per la prima volta la casa britannica abbandona infatti la pelle a favore di tessuti pregiati. Riempiendo però il suo bolide di tecnologia, a partire dalla guida autonoma di livello 4.

Renault

Renault ha invece presentato a Shanghai il suo crossover K-ZE, definito “elettrico e globale”: autonomia di 270 chilometri, equipaggiato con un sensore per l’analisi della qualità dell’aria che attiva automaticamente le funzioni del climatizzatore per impedire che le polveri sottili penetrino nell’abitacolo, è costruito in Cina per il mercato orientale, ma potrebbe arrivare presto anche in Europa.

Ford

Ford, invece, dovrebbe svelare entro fine allo il suo crossover elettrico: la casa di Detroit ha però già confermato che sarà in vendita negli Usa alla fine del 2020 e che avrà un’autonomia di 600 chilometri, mentre un modello più abbordabile avrà un’autonomia inferiore.

Il futuro del diesel

Mentre le case automobilistiche, in parte spinte dalla crescente preoccupazione per i cambiamenti climatici, e in parte (più realisticamente) dai paletti sempre più severi riguardo le emissioni sembrano ormai guardare esclusivamente ai propulsori elettrici per l’auto del futuro, per i motori a benzina e, soprattutto, per quelli diesel non è detto che sia già suonato il requiem. Anzi, secondo alcuni saranno proprio i motori a gasolio (magari ibridati), e non quelli a benzina, i veri protagonisti della sfida all’elettrico. Tra i capofila di questa sfida al sentimento comune c’è ad esempio la tedesca Bosch, secondo cui i motori a gasolio inquinano addirittura meno di quelli a benzina.

Nel frattempo, però, almeno nel Vecchio Continente, diversi governi (tra cui quello francese e quello britannico), hanno già stabilito che dopo il 2040 non potranno più essere vendute auto con motore a combustione, mentre altri Paesi (compresi Italia e Spagna) stanno valutando lo stop e altri hanno addirittura anticipato il divieto: in Norvegia nel 2025 e in Olanda nel 2030. Ma per Johannes Reifenrath, capo della strategia e della pianificazione di Mercedes-Benz citato dall’irlandese Independent, il diesel “è il motore a combustione più efficiente”, e per questo “resterà con noi per molto tempo ancora. Ben oltre il 2025”. La tedesca Bosch e la tedesca Mercedes, dunque, sono convinte che il diesel non sia destinato a scomparire.

Del resto anche la tedesca Audi e la tedesca Volksvagen, nonostante l’impegno sul fronte elettrico, stanno continuando a investire centinaia di milioni anche sullo sviluppo di propulsori a gasolio più efficienti e con minori emissioni. E in ogni caso, nonostante le sperimentazioni in corso in Germania e in Italia con l’elettrificazione di un tratto di autostrada per consentire ai camion dotati di pantografo di procedere a energia elettrica come i treni, e nonostante lo sviluppo e la crescente diffusione delle motorizzazioni a GNL (metano liquido), la quasi totalità delle flotte di trasporto pesante è dotata di propulsore diesel. E finora nessuno ha messo in dubbio il fatto che camion, TIR, furgoni e bus continueranno a utilizzare queste motorizzazioni.

Vantaggi e svantaggi dell’auto del futuro

Al netto dell’evoluzione dei propulsori, che sarà influenzata non solo da scelte tecniche ma anche e soprattutto da indirizzi politici e da strumenti quali incentivi e disincentivi (non si può escludere, ad esempio, un prepotente ritorno sulla scena dei motori a idrogeno), sembrano ormai delineate le altre caratteristiche fondamentali dell’auto del futuro. Che si perderà (almeno in parte) la sua funzione di status symbol e si trasformerà da mezzo di trasporto in un’estensione del proprio spazio vitale, necessario sì per le esigenze di mobilità, ma utilizzabile anche, a seconda delle necessità, come ufficio, come area relax, come spazio di socializzazione e come una sorta di “bolla protettiva” per evadere dal caos dell’ambiente circostante. Senza contare che le auto a guida autonoma, che secondo gli esperti entreranno prepotentemente a far parte della nostra vita probabilmente già nel prossimo decennio, e senza dubbio nei prossimi vent’anni, contribuiranno, se non a far diminuire il traffico, quantomeno a renderlo più scorrevole e gestibile grazie alla continua interazione tra l’auto e le altre vetture, la smart city, le strade, la segnaletica e l’ambiente circostante. E poiché la guida sarà controllata dall’intelligenza artificiale, anche le emissioni (in caso di motori a combustione) e il consumo energetico (in caso di propulsori elettrici) saranno più contenuti e ottimizzati. Parallelamente si potrà ottenere un aumento della produttività (potendo utilizzare il tempo di viaggio per lavorare o per rilassarsi), una riduzione dello stress dovuto alla guida, e un incremento della sicurezza, sia per gli occupanti dell’auto sia per pedoni e ciclisti. E dalla trasformazione dell’auto da bene di proprietà a servizio on-demand sarà possibile anche ottenere un risparmio economico.

D’altro canto, però, è possibile che l’auto del futuro porti solo vantaggi. Perché, ad esempio, bisognerà fare i conti con guasti e anomalie più frequenti: più un sistema diventa complesso, infatti, e più è soggetto a rotture e a problemi imprevisti, per risolvere i quali è necessario l’intervento di personale tecnico altamente specializzato. Basti pensare, per fare un parallelismo, a quanto era facile una volta regolare il minimo dei motori a carburatore e di quanto sia molto più difficile oggi intervenire su una centralina elettronica.

Inoltre, come già accennato, considerando che il trend attuale è quello di un massiccio spostamento della ricerca a degli investimenti verso l’auto elettrica, quando in Italia, in Europa e nel resto del mondo ci saranno in circolazione milioni e milioni di veicoli EV si sarà sicuramente ridotto l’inquinamento nelle città ma bisognerà fare i conti con l’aumento della richiesta energetica, per la quale serviranno massicci investimenti in rinnovabili, e soprattutto con l’aumento della richiesta di materiali, come le “Terre rare”, fondamentali per la produzione delle batterie. Batterie che poi a fine vita andranno anche smaltite per non diventare una pericolosa fonte d’inquinamento.

Tra fantascienza e paranoie: critiche all’auto del futuro

A volte, però, le critiche all’auto del futuro sconfinano nella tecnofobia quando non addirittura nel luddismo tecnologico. C’è ad esempio chi (compresi gli stessi ricercatori Hyundai del rapporto sull’auto del 2030) teme che l’inarrestabile evoluzione tecnologica porterà a un acuirsi della polarizzazione delle ricchezze (e, nello specifico, alla possibilità di permettersi un’auto tecnologicamente avanzata con tutte le necessarie dotazioni di sicurezza) e forse perfino a una nuova lotta di classe; c’è chi semplicemente non riesce ad adattarsi al progredire della tecnologia e resta in un limbo di emarginazione sociale; c’è chi lamenta problemi di privacy per il fatto che con le auto iperconnesse nessuno sarà davvero più “invisibile” ma sarà sempre sotto l’occhio di un intangibile “grande fratello”; e c’è chi vede nell’avanzamento dell’intelligenza artificiale necessaria alla guida autonoma una minaccia alla propria solidità economica e al proprio posto di lavoro (tassisti, NCC, autisti professionali e tutti coloro che della guida hanno fatto una professione temono infatti di essere soppiantati dalle flotte di auto a guida autonoma). E poi c’è chi come il gruppo di ricerca OpenAI fondato da Elon Musk, mette in guardia dal pericolo di cyber attacchi: che cosa succederebbe se un gruppo terroristico, o uno “Stato canaglia”, o gruppi estremisti, prendessero il controllo delle auto a guida autonoma provocando catene di catastrofici incidenti stradali? O trasformandole in “proiettili” teleguidati lanciandole magari contro la folla o contro obiettivi strategici?

Infine, sull’auto del futuro ci sono anche dubbi dal punto di vista filosofico e morale, il cosiddetto “Moral Machine experiment”. Le cui domanda sono al tempo stesso semplici e difficilissime: se fosse impossibile evitare un incidente e dovessi scegliere tra schiantarti contro un muro di cemento uccidendo il passeggero o di travolgere un passante, che cosa sceglieresti? E se dovessi scegliere tra travolgere e uccidere un bambino o un anziano? E tra un clochard e un uomo in giacca e cravatta? E tra una donna incinta e un uomo? I risultati della ricerca sono che le persone reali preferirebbero travolgere, nell’ordine, un gatto, un criminale, un cane, un uomo anziano, una donna anziana, un clochard, un uomo grasso e una donna grassa, mentre eviterebbero a tutti i costi di investire un passeggino, una bambina, un bambino, una donna incinta, un medico uomo e un medico donna. Ma è giusto trasmettere le stesse “istruzioni” all’intelligenza artificiale che potrebbe trovarsi a dover prendere la stessa decisione in una situazione reale? Una domanda che non ha ancora trovato risposta. Ma che sarà fondamentale, sia dal punto di vista della responsabilità legale sia da quello della posizione assicurativa, quando le auto a guida autonoma inizieranno a circolare sulle nostre strade.

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Concetta Desando
Concetta Desando

Due menzioni speciali al premio di giornalismo M.G. Cutuli, vincitrice del Premio Giuseppe Sciacca 2009, collaboro con testate nazionali.

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