Chiesa e digitale

Missionari digitali e influencer cattolici: perché il Giubileo è anche una questione di rete



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Il primo Giubileo dei missionari digitali riunirà a Roma un migliaio di persone da tutto il mondo. Un incontro che testimonia come la Chiesa stia abitando gli spazi digitali in modo attivo e responsabile, tra preghiera, rete e presenza fisica.

Pubblicato il 17 lug 2025

Antonio Palmieri

Fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido



Missionari digitali
Missionari digitali

Sono molto curioso di vedere che tipi umani incontrerò al primo Giubileo dei missionari digitali e degli influencer cattolici, lunedì 28 e martedì 29 luglio.

Saremo circa un migliaio di persone, provenienti da tutto il mondo: ragazzi e ragazze, giovani e adulti, e, naturalmente, preti, frati e suore.

Primo Giubileo dei missionari digitali: il programma

Visto il programma saranno due giorni intensi di lavoro e di preghiera. Verrebbe da dire che sarà un incontro all’insegna dell’ora et labora, antico motto attribuito a San Benedetto da Norcia, ma ci saranno anche momenti di festa, come quella serale di martedì 29 in Piazza Risorgimento. Del resto, non c’è giubilo senza festa e nemmeno senza inno.

Primo Giubileo dei missionari digitali: 3 punti

Nell’attesa della due giorni, ecco alcune considerazioni.

  • La presenza e il modo di stare online dei missionari digitali e degli influencer cattolici confermano che non siamo condannati a essere prigionieri/schiavi dell’algoritmo o condannati per forza alla polarizzazione. È possibile abitare i social network come luoghi di incontro, di ascolto, di accoglienza e di narrazioni di bene, di amore, di fede, di vita e di spiritualità. Si può fare buon uso della tecnologia. Dipende dal buon uso della propria libertà e responsabilità. 
  • Questo particolare Giubileo è l’ennesima conferma della caduta della dicotomia tra reale e virtuale. Come mi ha detto in un post dello scorso gennaio monsignor Lucio Ruiz, segretario del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede e organizzatore del Giubileo, “la Chiesa sta dove sta l’uomo. Il digitale è uno degli ambiti dove si svolge la vita dell’essere umano: non è più “virtuale”, ma assolutamente reale.  
  • È talmente reale che, come ha dichiarato sempre Ruiz al Corriere della Sera, lo scorso 8 luglio, “la missione digitale non è un progetto parallelo o accessorio alla pastorale abituale: è una nuova dimensione del flusso missionario di sempre della Chiesa. Evangelizzare significa arrivare dove sono le persone, e oggi una parte importante della vita umana si svolge negli ambienti digitali. Non basta aprire le porte della Chiesa: bisogna uscire e bisogna “samaritanare” quegli ambienti per riempirli della speranza di Dio.”

“La Chiesa ti ascolta”: un percorso globale

È sempre buona cosa unire attività digitale e presenza analogica e questa è prassi abituale per i missionari digitali. La modalità ibrida funziona sempre, perché incontrarsi di persona è sempre tutta un’altra cosa rispetto al limitarsi al dialogo digitale. Anche per questo motivo questo particolare Giubileo si dimostra una scelta azzeccata, perché chi verrà ne ripartirà con una marcia in più. È il primo capolinea (cioè un punto di arrivo ma anche di ripartenza) del percorso che la Chiesa ha iniziato dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona del 2023 per accompagnare i missionari digitali. Questo percorso globale si chiama “La Chiesa ti ascolta”, naturalmente declinato in tutte le lingue e per ogni Paese. Una rete nella rete, che tra pochi giorni si mostrerà agli occhi del mondo. 

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