Il caso

Startup, Il Fatto investe con una finanziaria pubblica (e chiacchierata)

L’editore del quotidiano partecipa con 250mila euro al finanziamento (800mila) per Foodscovery, piattaforma per l’acquisto di gastronomia direttamente dai produttori. All’operazione partecipano Digital Magics, due business angel e la Finanziaria Regionale Abruzzese. Che in Abruzzo suscita qualche perplessità

Pubblicato il 17 Feb 2016

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La notizia ha catturato l’attenzione perché abbastanza insolita: un editore che investe in una startup. Editoriale Il Fatto, che pubblica Il Fatto Quotidiano, ha scelto di investire 250mila euro in Foodscovery, piattaforma web e mobile per conoscere e acquistare i prodotti simbolo della gastronomia italiana direttamente da laboratori e produttori artigianali. Ma non l’ha fatto da solo: l’operazione ha coinvolto Digital Magics, incubatore quotato in Borsa che ha sotto la sua ala Foodscovery, insieme a Fi.r.a. (Finanziaria Regionale Abruzzese) e importanti business angel, Claudio Di Zanni e Rosario Didonna, per un ammontare complessivo di circa 800mila euro. Ma che cos’è Fi.r.a.? E perché nell’ecosistema è chiacchierata? Ma andiamo per ordine.

Cosa è FoodscoveryFoodscovery è una piattaforma web e mobile che permette agli utenti di ordinare prodotti-icona della gastronomia italiana direttamente dai laboratori artigianali più rappresentativi della tradizione locale quali panifici, pasticcerie, macellerie, caseifici e molti altri. L’ufficio commerciale e il servizio clienti sono a Pescara. Al centro del modello di business c’è l’innovazione a sostegno delle piccole economie locali, con la creazione e lo sviluppo di un sistema automatizzato di ritiro e consegna in 24/48h che rende possibile gustare più di 1500 autentiche prelibatezze in Italia e in tutta Europa. Foodscovery è stata fondata nel 2014 con un investimento di 500mil euro da parte di Fi.r.a. (Finanziaria Regionale Abruzzese), che gestisce il Fondo Starthope, fondo di seed capital destinato a investimenti in startup che abbiano sede in Abruzzo. Foodscovery è stata la seconda operazione conclusa da Fi.r.a. che ha investito tra il 2014 e il 2015 quasi 14 milioni di Euro in 22 startup, con il coinvolgimento di business angel e investitori istituzionali.

Open innovationFoodscovery è una startup di Digital Magics, incubatore di progetti digitali con sede a Milano che fornisce servizi di consulenza e accelerazione a startup e imprese per facilitare lo sviluppo di nuovi business tecnologici. Digital Magics ha sviluppato per l’editore de Il Fatto Quotidiano un programma di “Open Innovation”, innovazione “aperta” in base alla quale le imprese che puntano ad aumentare di competitività scelgono di fare ricorso a competenze tecnologiche che arrivano dall’esterno, in primis startup, università, istituti di ricerca, fornitori, inventori, programmatori o consulenti, per creare maggiore valore e competere meglio sul mercato. Digital Magics ha valutato le startup italiane più promettenti del settore food e individuato in Foodscovery il partner coerente con la strategia dell’editore. L’investimento in questa startup innovativa rientra nella strategia dell’editore de Il Fatto Quotidiano che ha l’obiettivo di diversificare e integrare il business tradizionale e il proprio piano industriale, il cui focus, naturalmente, resta sempre sui contenuti editoriali.

L’investimentoEditoriale Il Fatto ha investito 250mila euro in Foodscovery, acquisendone una quota di circa il 7%, con la facoltà di salire fino al 12% in relazione al raggiungimento di target concordati e fino al 20% con un accordo di media for equity. Oltre a Editoriale Il Fatto, hanno partecipato alla sottoscrizione dell’aumento di capitale in Foodscovery: Digital Magics, che detiene il 3% della startup e che potrà salire fino al 5,4% in base agli obiettivi raggiunti; Finanziaria Regionale Abruzzese, che ha investito in questo nuovo round 300mila euro e che ha il 29,6% di Foodscovery, e due importanti business angel Claudio Di Zanni (2,6%) e Rosario Didonna (0,8%). I Fondatori di Foodscovery – Fabio Di Gioia e Mario Sorbo – detengono il 41% delle quote della società. Fra i soci della startup anche il gruppo editoriale tedesco Axel Springer. Grazie a questa operazione Foodscovery consoliderà il proprio posizionamento sul mercato italiano, lanciando una nuova versione del sito e ampliando il numero di produttori presenti sulla piattaforma. Rafforzerà inoltre il team, composto da 12 dipendenti, con l’ingresso di 5 nuove figure professionali: designer, commerciale, amministrativo/business analyst, SEM specialist, SEO specialist. In programma il lancio della il lancio della piattaforma in Gran Bretagna e poi nel resto d’Europa.

Cosa è Fi.r.a e cosa dovrebbe fareFi.r.a è una società per azioni con capitale misto pubblico privato, partecipata al 51% dalla Regione Abruzzo e per il restante 49% da banche operanti sul territorio. Si occupa in prevalenza della gestione di leggi agevolative attraverso l’applicazione di bandi che prevedono la gestione di fondi europei, nazionali e regionali. Il presidente è Rocco Micucci. Per sostenere le neo imprese innovative operanti in Abruzzo ha lanciato nel 2013 Start Hope, fondo di rotazione a valere sul Por Fers 2007-2013. Il secondo bando è scaduto il 31 ottobre 2015. Ad oggi il fondo ha realizzato 22 investimenti per quasi 14 milioni in 15 mesi a partire da aprile 2014. “Alle 22 partecipazioni di StartHope – ha detto Micucci – si aggiungeranno, entro la fine del 2016, altri 15/20 investimenti per fare dell’Abruzzo la prima regione italiana in termini di startup del territorio finanziate con capitali pubblici e privati”. Nel frattempo però sono emerse perplessità su Fi.r.a. e su Start Hope. In particolare, in questo articolo pubblicato dalla testata online abruzzese “PrimaDaNoi.it”, si rileva che tra le startup finanziate con la prima tranche del bando ci sono anche imprese non abruzzesi con sedi in altre regioni: App Tripper di Napoli, Foodquote di Foggia, Milkyway di Modena, Mangatar di Milano, goalShouter di Milano, Viniexport di Napoli, Tiassisto24 di Roma, Skypassgo di Trento. Inoltre si fa notare che nell’organigramma di alcune di queste startup figurerebbero anche lo stesso Micucci o suoi amici e familiari, o amici di membri del Cda di Fi.r.a. “Di sicuro tutti professionalmente preparati e controllori attenti – si legge nell’articolo – ma è difficile smentire il fatto che se si fa parte del mondo della politica si ha davvero una marcia in più. Quali criteri siano poi stati utilizzati per scegliere le imprese assistere e quali scartare è un capitolo a parte ma non meno nebuloso”. Non risulta finora alcuna replica ufficiale da parte di Fi.r.a. a questi appunti. A gennaio di quest’anno il sito StartupItalia! ha pubblicato un intervento di Giovanni De Caro, investitore e consulente di Fira, che ha “risposto alle polemiche di questi giorni sui soldi pubblici investiti nelle startup”.

Startup ed enti pubblici, rapporti non sempre sani

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