La storia

Innaas, la startup che ha convinto Tim Ventures con una partita di calcio

Impegnata nell’elaborazione di dati aziendali per verificare l’andamento di un determinato business, ha ricevuto 100mila euro dalla società di Telecom Italia. Ma già durante il periodo di accelerazione in TIM #WCap aveva conquistato i dirigenti fornendo un’analisi in tempo reale di Italia-Costarica ai Mondiali 2014

Pubblicato il 04 Mag 2015

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Da sinistra Simone Di Somma, Managing Director, e Giuseppe Ancona, Director Innovation di Innaas

È una startup ma ha l’ambizione di aiutare le grandi aziende a risolvere i problemi: un Davide che aiuta Golia. Il Davide in questione si chiama Innaas, è impegnata nell’analisi e trasformazione as-a-service di dati e servizi digitali e si è guadagnata la fiducia di Tim Ventures, la società del Gruppo Telecom Italia nata per effettuare seed investment nel mondo digitale, che di recente ha annunciato l’ingresso nel capitale sociale della neo-impresa con un investimento da 100.000 euro. Come l’ha convinta? Con una partita di calcio.

Ma vediamo intanto come è nata Innaas. L’idea è venuta a Simone Di Somma, 29 anni, giovane-prodigio originario di Torre del Greco che già a 22 anni, dopo una laurea triennale in Ingegneria Gestionale all’Università Federico II di Napoli, lavorava in HP a Roma. All’età in cui molti suoi coetanei sono ancora chini sui libri oppure in cerca di un’occupazione, Di Somma si spostava per lavoro in Medio Oriente, negli Usa e a Parigi, dove ha vissuto quasi un anno. Un giorno del 2009 lo chiama un suo ex professore universitario, Luca Iandoli, specializzato in imprenditorialità e supporto dati alle decisioni. “Mi disse – rievoca lo startupper parlando con EconomyUp – che c’era una grande azienda italiana che aveva un problema, doveva cioè selezionare i fornitori per i prossimi 7 anni, aveva una gran mole di dati e doveva prendere una decisione, che era naturalmente di estrema importanza. Da questa esperienza è nata l’idea di provare a risolvere tutti i problemi aziendali nei più diversi contesti”. Innaass, infatti, è nata per competere in un settore estremamente sfidante come quello dei Big Data e del Real-Time Business Analytics, ambito in cui le aziende possono trovare nei dati uno strumento per prendere decisioni di valore, migliorare il proprio business o creare rapidamente nuovi servizi per i consumatori. “In pratica – spiega il founder – siamo in grado di capire velocemente da una grande mole di dati come sta andando un business, e dove si deve intervenire per migliorarlo”.

A 26 anni Di Somma incontra Giuseppe Ancona, ingegnere informatico oggi 35enne, che di lì a poco lascerà un posto fisso in una grande impresa per dedicarsi alla nuova avventura. A dicembre 2013 i due fondano Innaas, startup innovativa, grazie a un incentivo di Filas come spin-off universitario della Federico II. Attraverso Filas (Finanziaria Laziale di Sviluppo) ottengono un primo finanziamento da 100mila euro. Ad oggi Simone Di Somma è founder e Managing Director di Innaas, Giuseppe Ancona è Director Innovation, e Luca Iandoli, il professore che aveva “acceso la miccia”, è socio della startup.

Nel 2014 Innaas comincia il percorso di accelerazione all’interno dell’allora Working Capital, oggi TIM #WCap, l’acceleratore di imprese di Telecom Italia. Ed è qui che entra in gioco il calcio. “Dovevamo fare una dimostrazione di quello che eravamo capaci di fare per un piccolo gruppo di dirigenti” racconta Di Somma. Era il periodo dei Mondiali di Calcio 2014 in Brasile. “Abbiamo deciso a nostre spese di acquistare un dataset da un’azienda specializzata. In tempo reale, durante la partita Italia-Costarica, abbiamo fornito un’informazione di valore su chi stava giocando meglio, rendendo visibile questa informazione su un monitor dove si incrociavano due indici come quelli che si vedono in Borsa. Dall’altra parte c’era uno schermo: i dirigenti di Telecom potevano guardare e confrontare il real time della partita con la nostra performance evaluation. Il nostro modo di lavorare è piaciuto così tanto che hanno deciso di acquistare quella che per noi era solo una prova e l’hanno usata per elaborare i dati della piattaforma TIM Stadium”.

Visti e presi grazie all’arma vincente del calcio. Adesso stanno lavorando con una serie di clienti in altri ambiti: retail, healthcare, telemedicina. Il Managing Director assicura che la startup, pur essendo nata da meno di due anni, è già in attivo e che ora ha come target l’internazionalizzazione. “Siamo alla ricerca di altri investitori per portare l’azienda a Londra e New York”. Certo, se la devono vedere con competitor giganteschi, tra cui, solo per fare un nome, Ibm. Ce la faranno? “Ci sono vari aspetti che ci differenziano da altri – dice il founder – e molto sono tecnici. Una delle nostre intuizioni è voler trasformare i dati real time in misurazioni usando un framework che si rifà alla metrologia, la scienza che spiega come si misurano le cose. Possiamo ricombinare le misure per creare modelli di performance”. Quanto alla decisione di Tim Ventures di investire nell’azienda, Di Somma commenta: “Credono in noi perché veniamo dal mondo delle aziende e sappiamo cosa vogliono, parliamo la loro stessa lingua”.

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