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Il personaggio dell’anno: Alberto Genovese, il founder da 100 milioni di euro

Parla l’imprenditore seriale che ha fondato Prima Assicurazione, la startup più finanziata dell’anno. Che nel 2014 ha fatto una exit da 100 milioni (facile.it). E che ha creato, Brumbrum, concessionaria d’auto digitale. “Il mio modello? Portare la disruption in industrie enormi dove gli incumbent sono fermi”

Pubblicato il 19 Dic 2018

Alberto Genovese, imprenditore seriale e founder di Prima Assicurazioni

«L’Italia è il posto migliore dove fare startup». Chi altri potrebbe dirlo se non chi ha fatto la più grande raccolta del 2018? Stiamo parlando di Alberto Genovese, founder di Prima Assicurazioni, la startup nata nel 2014 che in ottobre ha chiuso un round da 100 milioni che la valorizza più o meno 400 milioni, visto che i due fondi investitori sono entrati con una quota di circa il 30% ( la maggioranza è rimasta in mano ai fondatori). Prima Assicurazioni è un’agenzia digitale che distribuisce polizze Rc auto, moto e furgoni di Great Lakes Insurance.

Genovese ha alle spalle una exit (Facile.it) da 100 milioni. Ovvio che si trovi bene in Italia. Non lo conoscevo e, non trovando molto da leggere su di lui, ho voluto saperne di più. Ecco l’intervista.

Alberto, quanti anni hai? Che cosa hai studiato?
Ho 41 anni, da 23 ho lasciato Napoli dove sono nato. Sono laureato in economia e commercio in Bocconi, negli anni 90.

E da quanto tempo fai l’imprenditore?
Dal 2008, quando ho avuto la prima idea di un comparatore di assicurazioni.

Nel 2018 hai quindi compiuto i tuoi primi 10 anni. E con un finanziamento da 100 milioni! Meglio non potevi festeggiare…Che cosa facevi prima?
Sono stato cinque anni in consulenza, McKinsey e Bain, poi ho lavorato per tre in eBay.

Meglio fare il consulente o l’imprenditore?
L’imprenditore! È infinitamente più divertente: è il mestiere più bello del mondo, pieno di un miliardo di sorprese.

Come hai cominciato a fare l’imprenditore?
La mia prima idea di startup è del 2008: un software per confrontare i prezzi delle assicurazioni. Viene parlandone una sera a cena con un amico: cominciavano ad esserci all’estero ma non in Italia. Nel 2010 è diventata Facile.it, un’azienda cresciuta fino a 350 persone che è stata venduta nel 2014 per 100 milioni.

Tu stavi già pensando a un’altra impresa, quindi non hai pensato neanche per un momento di ritirarti su un atollo…
Per niente! Ho lasciato la guida di Facile.it, dove sono rimasto socio con una piccola quota, poco prima della vendita e mi sono dedicato a Prima Assicurazioni: all’inizio del 2014 s’è cominciato a formare il team, nel giugno 2015 abbiamo venduto la prima polizza.

Prima Assicurazioni è un’agenzia online. Dieci anni fa Il primo sito di facile.it era assicuratore.it. Hai per caso il pallino dell’assicuratore?
Ma per niente! A me piace Internet e la tecnologia. Quella delle assicurazioni è un’industria spaventosamente grande e spaventosamente profittevole e dove i concorrenti sono ricchi e stanchi. Facile quindi far profitti.

La perfetta descrizione del predatore digitale, ma la tua storia conferma che hai ragione. Prima resterà un’agenzia o diventerà una compagnia di assicurazioni?
Per quanto riguarda i ricavi cambia poco. Il punto, tecnicamente parlando, è capire quando c’è convenienza a utilizzare il capitale di vigilanza di un riassicuratore o il tuo. Ma non è questa adesso la nostra priorità.

Qual è allora la priorità? A che cosa servono i 100 milioni?
A costruire un marchio, quindi investimento in marketing e, secondo obiettivo, ad andare offline: creare punti di vendita fisici, fare omnicanalità, già a partire dal 2019.

Solo in Italia?
Sì, tutto in Italia, che è un mercato meraviglioso per vendere assicurazioni, forse il primo in Europa. Il miglior Paese al mondo per fare questo business

Quanti sono i clienti di Prima Assicurazioni?
La risposta dipende dall’ora a cui me lo chiedi. Crescono di 20mila unità al mese. E pensare che nel giugno 2015 avevamo venduto 6 polizze 6.

Quanti dipendenti ha Prima?
Adesso sono 85 ma cresceranno spaventosamente a partire dal 2019. Le persone con cui parlo più spesso sono quelle di Egon Zendher (società di executive search di altissimo livello, ndr.).

Ti tratti bene…
Mi serve gente forte per poter crescere bene.

Beh, ti piacciono soprattutto i consulenti. Hai fondato Prima con George Ottathycal (BCG) e con Francesco Banfi (ex McKinsey) hai lanciato Brum Brum, di cui sei presidente.
Mi trovo bene con i consulenti, le grandi società fanno un gran lavoro di recruiting, selezionano veri talenti, li fanno crescere bene. E quindi sono ottimi compagni d’impresa.

Che cos’è BrumBrum? Perché sei passato dalle polizze auto alle auto?
BrumBrum è la prima piattaforma per la vendita online di auto usate. Non siamo un intermediario come tanti altri. Noi compriamo le auto, le teniamo nei nostri magazzini e poi le rimettiamo sul mercato in perfetto ordine. È un business che ha un livello di operations molto complicato ma lo schema è simile a Prima Assicurazioni: individuare un’industria gigantesca, dove gli incumbent sono fermi agli anni 90 ed entrare con la tecnologia. Sembra banale e non è lo è per niente. Ma può dare grandi soddisfazioni.

La startup è stata fondata nel 2016. Come vanno le cose? A che punto siete?
Il risultato del primo anno è vedere che team sei riuscito a mettere insieme. Il vero mestiere è trovare i talenti giusti. Il bilancio è più che positivo: abbiamo un amministratore delegato fortissimo e una prima linea mostruosa. Il 2018 è stato il primo anno vero di operatività ed è andata benissimo visto che abbiamo chiusto un bel round di 10 milioni con United Ventures. Serve ancora un po’ di lavoro sulla macchina operativa e per la seconda metà del 2019 saremo pronti ad andare sul mercato alla grande.

Nel palazzo del centro di Milano dove ci sono i tuoi uffici ci sono altre due startup…
“Sì, Abiby e Hostess.it: sono due piccole imprese di ragazzi capaci. Quando trovo giovani che vogliono fare impresa in ambito tecnologico ci metto un cippino (da cip che nel poker significa fare una puntata non impegnativa, tanto per stare nel gioco, ndr.)

Fai quindi anche l’investitore?
No, sono e resto un imprenditore. Faccio qualche investimento quando voglio dare una mano a chi vuole cominciare e ha talento. Se dovessi fare l’investitore, dovrei avere un portafoglio di almeno 30 aziende. Eppoi l’ho detto, no? Fare l’imprenditore è il mestiere più bello del mondo e l’Italia è il Paese migliore dove farlo.

Ma sei sicuro? Il ritornello comunemente intonato è leggermente diverso…
Ed è un ritornello sbagliato. Guarda la normativa sulle startup è tra le migliori al mondo, la tassazione sulle plusvalenze non esiste altro. Sfido a trovarmi un posto migliore per fare impresa. La gente parla senza leggere. Basta studiare e capisci che è così.

Una bella conclusione per il 2018 e un ottimo augurio per il 2019.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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