No profit
Hand Up, gli homeless di San Francisco salvati dal crowdfunding
La capitale della Silicon Valley è la città con la più alta concentrazione di senzatetto degli Usa. Per aiutarli, una startup ha pensato di metterli in collegamento online con potenziali benefattori. Un esempio di impresa a impatto urbano, fenomeno nascente nelle metropoli
di Luciana Maci
Pubblicato il 29 Ott 2014

Fondata da Rose Broome, Hand Up è sostanzialmente una piattaforma online di crowdfunding per chiunque abbia bisogno di alloggio, cure mediche o supporto economico, tanto che è stata ribattezzata “la Kickstarter degli homeless”. Ci si può iscrivere, dopo essere stati presentati da un community partner, e spiegare di cosa si ha bisogno e perché. Chi lo desidera può versare un contributo in denaro direttamente a chi lo ha chiesto, sempre online. Il beneficiario dovrà aggiornare costantemente i membri della comunità su come sta proseguendo il suo percorso.
C’è la giovane madre single che cerca un contributo finanziario per poter tornare al college e trovare un lavoro soddisfacente per mantenere se stessa e la figlia. O il ballerino cacciato dalla compagnia di ballo che adesso vive per strada e chiede soldi per un laptop, in modo da poter cercare un’occupazione. O anche padre e madre di quattro figli che hanno bisogno di un finanziamento per pagare un corso di formazione professionale alla donna.
La tecnologia per scopi umanitari, insomma. E non è certo l’unico caso. Hand Up ha partecipato all’inizio di ottobre a Techmanity, conferenza a San Jose (California), dove si sono ritrovati esponenti delle principali aziende tecnologiche della Silicon Valley e startup nascenti per fare il punto sull’utilizzo delle nuove tecnologie per attività di beneficenza ed illustrare alcune case history.
Hand Up rientra anche nel filone delle startup “ad impatto urbano”. È infatti incubata in Tumml, esclusivo incubatore fondato da un team di giovanissimi californiani, guidato da Clara Brenner e destinato a company impegnate nell’urban development, ovvero nello sviluppo di servizi destinati alle grandi città. Gli “Urban impact entrepreneurs” (Uie), trend che Tumml è stato tra i primi a individuare e classificare, sono attivi nel settore della raccolta rifiuti, della mobilità e appunto del disagio sociale. L’incubatore fornisce un investimento seed, assistenza di mentor altamente qualificati e possibilità di incontri con gli investitori, a patto che siano società in grado di scalare rapidamente, ovvero di poter replicare il loro modello di business da Roma a New York a Tokyo. Le call sono internazionali, anche gli italiani possono parteciparvi. E magari realizzare una nuova Hand Up.