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Gli operatori esteri tornano a investire in Italia ma si punta meno sulle startup

Dai dati semestrali Aifi emergono segnali positivi per il mercato italiano del venture capital: la raccolta, 434 milioni, cresce del 167,3% rispetto ai primi sei mesi 2013. Ma le operazioni in seed e startup, per quanto maggioritarie, calano a 18 milioni, il 37,2% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno

Pubblicato il 23 Ott 2014

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Buoni segnali dal mercato italiano del venture capital e del private equity. Dall’indagine semestrale di Aifi (Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital), emerge che nei primi sei mesi del 2014 la raccolta è cresciuta, soprattutto dall’estero, e sono aumentati gli investimenti in operazioni expansion e buyout. Il trend positivo è confermato, dunque. La raccolta segna un +167,3% arrivando a 434 milioni di euro rispetto ai 162 milioni di euro dello stesso periodo dell’anno precedente. Torna a prevalere, nella raccolta, la componente estera con il 51%.

[Gli investimenti in startup sono di più ma valgono di meno: i dati Aifi 2013]

In questo semestre, i fondi di fondi sono stati la principale fonte con il 39% del totale. Seguono le assicurazioni, con il 24% del totale, e i fondi pensione e le casse di previdenza con il 14%. In aumento anche l’ammontare investito che segna un +34,3% a 1.890 milioni rispetto ai 1.407 del primo semestre 2013. Diminuisce invece il numero delle operazioni che passa da 161 nei primi sei mesi dello scorso anno a 139 del semestre 2014 (-13,7%).

I deal in seed/startup (attività nelle imprese nelle prime fasi di vita) continuano ad attrarre la maggior parte degli investimenti: 54 operazioni, il 38,8% del totale, anche se è diminuito il taglio medio sull’investimento: l’ammontare totale registra infatti un -37,2% a 18 milioni di euro. Anche nel primo semestre dello scorso anno si erano registrati decrementi simili.

Dal punto di vista delle dimensioni delle imprese oggetto d’investimento, prevalgono ancora una volta le aziende con meno di 50 milioni di fatturato, che rappresentano il 69,1% del totale (85,7% nel primo semestre del 2013). In leggero aumento gli investimenti nelle aziende con più di 250 milioni di fatturato (9,4% nel primo semestre 2014 rispetto al 3,1% dei primi sei mesi del 2013).

Da segnalare, quest’anno, l’exploit delle operazioni di buyout (acquisizioni di quote di maggioranza o totalitarie): l’ammontare ha registrato un +24,8% a 1.152 milioni di euro, rispetto ai 923 milioni dello stesso semestre 2013. In forte crescita anche il numero delle operazioni che fa registrare un +81,8% con 40 deal rispetto ai 22 del primo semestre 2013.

Prosegue l’andamento positivo e in crescita nel segmento expansion (operazioni di minoranza finalizzate a sostenere i programmi di sviluppo di imprese esistenti), dove si riscontra un +69,5% nell’ammontare investito che si attesta a 703 milioni di euro (erano 415 milioni di euro nel primo semestre 2013), mentre cala del 37,5% il numero delle operazioni, 40, rispetto alle 64 operazioni nello stesso periodo dell’anno precedente.

Per quanto riguarda la distribuzione settoriale, in termini di numero di operazioni, il comparto computer ha realizzato 19 deal (13,7% del totale), i servizi non finanziari 18 (12,9%), manifatturiero 14 (10,1%) e beni e servizi industriali 13 deal (9,4%).

Nella distribuzione geografica degli investimenti realizzati in Italia, 109 operazioni, il 79,6% del numero totale, sono state fatte al Nord, in crescita rispetto alle 95 (il 60,1% del totale), dello stesso semestre dell’anno precedente. Cala il numero degli investimenti nel Centro, 18, con un peso del 13,1% rispetto alle 30, il 19,0% del totale delle operazioni, dello scorso anno nel medesimo periodo. Regressione anche al Sud, che totalizza 10 operazioni, il 7,3%, rispetto alle 33 (il 20,9% del totale) del primo semestre 2013 (grazie al fondo HT).

Quanto ai disinvestimenti, invece, nel corso del primo semestre del 2014 sono state dismesse 68 partecipazioni, un numero che segna un incremento del 4,6% rispetto alle 65 operazioni nello stesso periodo dell’anno precedente. L’ammontare disinvestito, calcolato al costo storico di acquisto, si è attestato a 886 milioni di euro, contro gli 1,106 milioni del primo semestre del 2013 (-19,9%).

Nella distribuzione dei disinvestimenti per tipologia, nel primo semestre hanno prevalso i trade sale, ovvero le cessioni a partner industriali sia per ammontare (327 milioni, 36,9% del totale) sia per numero (27 disinvestimenti, 39,7% del numero totale) seguite dalle vendite ad altri investitori finanziari con 15 operazioni (22,1% del numero totale). Nelle IPO/Vendita post – IPO l’unica quotazione avvenuta nel primo semestre è quella di Cerved.

“I dati dimostrano che l’attività di sensibilizzazione verso i fondi istituzionali inizia a dare qualche segnale positivo”, afferma Innocenzo Cipolletta, presidente Aifi. “Cresce anche l’attenzione degli operatori stranieri sulle società nel nostro Paese, che portano capitali indispensabili per la crescita del nostro tessuto imprenditoriale: in questo semestre infatti il 51% dell’ammontare investito deriva da soggetti internazionali”.

Gli fa eco Francesco Giordano, partner di PwC – Transaction Services: “La continua attenzione degli operatori internazionali verso il nostro Paese è sicuramente un segnale incoraggiante. Inoltrem la buona pipeline di operazioni fa ben sperare che il trend positivo registrato nel primo semestre possa confermarsi anche per l’intero 2014”.

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