Investimenti
Destinazione Italia, l’occasione per adottare il modello start up alla competitività italiana
L’iniziativa per attirare capitali è accolta con scetticismo. Ma il ministro degli Esteri Emma Bonino spiega: “Abbiamo sprecato troppo tempo a impacchettare e spacchettare ministeri, mentre il mondo correva veloce e noi non eravamo attrezzati a capirlo. Ora possiamo solo partire dagli strumenti che abbiamo dandoci delle priorità”. E magari prendendo ispirazione dal modello start up
di Giovanni Iozzia
15 Lug 2013

Per questo è interessante notare che nella nuova task force, insieme con Stefano Firpo, capo della segreteria tecnica del ministro dello Sviluppo, e Fabrizio Pagani, consigliere del premier, ritroviamo Alessandro Fusacchia, che è stato coordinatore del team sulle start up e ora è consigliere del ministro degli Esteri per la diplomazia economica. C’è da augurarsi che riesca a portare nel nuovo impegno lo stesso metodo di lavoro (tempi rapidi e ampie consultazioni) e la stessa focalizzazione su pochi obiettivi possibili, anche se bisogna riconoscere che la materia è molto più complessa e le ipoteche politiche molto più pesanti rispetto a un mondo, quello dell’innovazione imprenditoriale, che non ha ancora attirato le attenzioni e gli appetiti della politica (fortunatamente, verrebbe quasi voglia di dire).
Sarà stato un suggerimento di Fusacchia l’inserimento delle start up tra gli obiettivi verso i quali attirare gli investimenti internazionali insieme alle aziende in crisi ma da rilanciare, la valorizzazione del patrimonio pubblico, magari cedendone qualche pezzo, il turismo e la filiera agroalimentare. La consultazione pubblica è già partita è c’è anche un hashtag Twitter (#DestinazioneItalia). A inizio settembre dovrebbe arrivare un primo rapporto pubblico.
Un nuovo inutile giro di valzer? Il ministro degli Esteri Emma Bonino è consapevole dello scetticismo con cui viene accolta l’iniziativa. E ne conosce bene le ragioni. Ha dichiarato ieri al Sole24Ore: «Abbiamo sprecato troppo tempo a impacchettare e spacchettare ministeri, a chiudere e riaprire agenzie mentre nel frattempo il mondo correva veloce e noi non eravamo attrezzati a capirlo e a sfruttarne le opportunità che offriva. Ora possiamo solo partire dagli strumenti che abbiamo dandoci delle priorità, chiarendo i rispettivi compiti e prendendoci ognuno le proprie responsabilità». E magari prendendo ispirazione dal modello start up. Sarebbe davvero l’inizio di una rivoluzione.