Internazionalizzazione
La comunicazione digitale made in Italy si espande all’estero: H-Art si fonde con il network globale Akqa
L’agenzia di innovazione e marketing nata 10 anni fa in H-Farm entra in un gruppo che conta più di 2.000 collaboratori. Le società, entrambe di proprietà di Wpp, uniscono i loro team e dal 2016 avranno un solo marchio: Akqa
di Maurizio Di Lucchio
24 Apr 2015

L’accordo prevede che le due società, entrambe appartenenti alla holding globale di servizi di comunicazione e marketing Wpp (188 mila dipendenti, 19 miliardi di dollari di ricavi), uniscano i propri team e comincino da subito a lavorare insieme, ma mantenendo fino a fine anno i rispettivi marchi. Dal primo gennaio del 2016 ci sarà un unico brand – Akqa – e il marchio H-Art scomparirà.
L’attuale team di H-Art, composto da oltre 200 persone distribuite su quattro uffici italiani e uno londinese, guiderà lo sviluppo di Akqa nei mercati di Sud ed Est Europa, Medio Oriente e Nord Africa.
«La scelta di legarci ad Akqa – società a cui avevamo sempre guardato con ammirazione e anche con un po’ di spirito di competizione – è dettata dalla voglia di servire i clienti del made in Italy in una logica internazionale», dichiara Massimiliano Ventimiglia, fondatore e ceo di H-Art.
H-Art, acquisita nel 2009 al 90% da GroupM, holding delle attività media del gruppo Wpp, è stata la principale “exit” messa a segno da H-farm (che resta nel capitale della società con una quota del 9%). L’agenzia digitale arriva alla partnership con Akqa con un parco clienti che include brand di primo piano come Diesel, Geox, Illy, Zegna, Tim e Alessi e forte di un percorso di crescita che l’ha vista passare da un fatturato di 5,3 milioni di euro nel 2009 a oltre 20 milioni di ricavi realizzati nel 2014.
«Contiamo di chiudere il 2015 con un fatturato di 24 milioni di euro», afferma Ventimiglia, che dopo il merger continuerà a ricopre il ruolo di ceo dell’agenzia italiana, che prevedibilmente si chiamerà Akqa Italia, e manterrà il ruolo di chief digital officer di Wpp Italia e di membro dell’executive board di GroupM Italia.
«Prevediamo, inoltre, che il nostro Pbt (risultato ante imposte, ndr), tra il 2015 al 2018 passi da 4 a 8 milioni di
Il matrimonio tra le due società è il frutto di una precisa strategia del gruppo Wpp, che ha favorito quest’operazione perché – spiega Massimo Costa, country manager di Wpp Italia – «Akqa e H-Art sono complementari in termini di visione e di modo di pensare al digitale».
Ma a spingere verso la fusione è stata anche la fascinazione verso l’Italia di Akqa e del suo fondatore e ceo Ajaz Ahmed: «Al vostro Paese, che è da anni una delle maggiori nazioni industriali, non manca nulla per diventare uno dei principali digital country del mondo. Per raggiungere questo obiettivo servono almeno tre elementi: capitale umano, che da Leonardo da Vinci in poi non vi manca di certo, infrastrutture, come la banda larga, e regole che spingano gli imprenditori a essere ancora più intraprendenti. Mostrare alle aziende italiane il lavoro che noi abbiamo fatto con clienti come Nike, Wwf, Hermès e H-Art con i brand del made in Italy sarà di ispirazione per tutto il sistema produttivo italiano, anche per le imprese che al momento dimostrano più resistenze verso una trasformazione digitale».