IL REPORT

Finanza alternativa (crowdinvesting): record a 908 milioni nonostante la pandemia

Equity e lending crowdfunding, 2 modi per finanziare online le imprese, quasi raddoppiano per il secondo anno di fila. “Interessante fonte di liquidità immediata nell’era Covid” dice Giancarlo Giudici, direttore dell’Osservatorio sul Crowdinvesting del Polimi che ha diffuso i nuovi dati. Exploit del real estate crowdfunding

Pubblicato il 21 Lug 2020

Giancarlo Giudici, direttore dell'Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano

Ancora risultati record per il crowdinvesting (finanza digitale per le imprese) in Italia, che continua a raddoppiare anno su anno nonostante gli ultimi mesi siano stati caratterizzati dalla crisi dovuta alla pandemia: al 30 giugno 2020, infatti, i fondi erogati in totale ammontavano a 908 milioni di euro contro i 517 di un anno fa. A rilevarlo è il quinto Report italiano sul Crowdinvesting realizzato dall’Osservatorio omonimo della School of Management del Politecnico di Milano, presentato questa mattina 21 luglio 2020.

Cos’è il crowdinvesting: finanza digitale alle imprese “fonte di liquidità immediata”

L’Osservatorio sul Crowdinvesting studia quel sottoinsieme del crowdfunding che permette a persone fisiche, ma anche investitori istituzionali e professionali, di aderire direttamente attraverso una piattaforma Internet abilitante a un appello per raccogliere risorse destinate a un progetto imprenditoriale, concedendo un prestito (lending-based model) oppure sottoscrivendo quote del capitale di rischio della società (equity-based model). “Il crowdinvesting continua a crescere in Italia – è il commento di Giancarlo Giudici, Direttore Scientifico dell’Osservatorio – e si rivela come una fonte interessante di liquidità immediata nell’era del Covid19”.

Finanza digitale alle imprese nel 2020: un anno “inedito”

Il report viene diffuso in un momento particolare e inedito per l’economia nazionale. La crisi legata al Covid-19 ha generato sconquassi in tutti i dati macroeconomici di breve termine, dalla produzione industriale al PIL, dal deficit dello Stato al debito pubblico, dagli investimenti produttivi ai margini aziendali. Gli analisti si attendono ripercussioni nel medio termine legati alla sopravvivenza di numerose imprese, soprattutto PMI, messe a dura prova dalle mancate vendite, dalle difficoltà di approvviggionamento e dalla mancanza di liquidità. In questo quadro sconfortante, il crowdinvesting italiano arriva al valore complessivo delle risorse mobilitate pari a € 908 milioni: per l’esattezza € 159 milioni investiti attraverso i portali equity e € 749 milioni attraverso i portali lending (di cui € 410 milioni a persone fisiche e € 339 milioni a imprese).

Come accennato sopra, l’equity crowdfunding (la raccolta fondi online da parte di startup e pmi innovative che consente agli investitori di cedere denaro in cambio di quote dell’impresa) è arrivato a 159 milioni (erano 82 a giugno 2019 e già avevano moltiplicato per due il risultato del 2018).

Il lending crowdfunding ha raggiunto quota 749 (410 relativi a prestiti a persone fisiche e 339 a imprese) contro i 435 del 2019, a loro volta il doppio del 2018. Gli ultimi 12 mesi da soli hanno contribuito con la cifra record di 390,8 milioni di euro, 76,6 raccolti nell’equity (erano 49 l’anno precedente) e 314,2 nel lending (207), con un tasso di crescita relativo che non fa sfigurare l’Italia rispetto ad altri Stati europei, anche se il gap sui volumi si mantiene significativo. Va inoltre segnalata la sensibile crescita nel real estate: i portali di equity specializzati hanno erogato negli ultimi 12 mesi risorse per 19,5 milioni di euro, quelli di lending per 29,2 (48,7 milioni in totale), quasi triplicando rispetto al periodo precedente.

L’equity crowdfunding: 42 portali e 595 campagne di raccolta

L’equity crowdfunding è una forma di investimento che consente alla “folla” di investitori (crowd) di finanziare startup innovative e piccole e medie imprese (sia innovative sia non) attraverso portali online autorizzati, erogando un contributo finanziario in cambio di quote societarie delle stesse imprese (equity).

Gli ultimi mesi hanno portato alcune interessanti novità regolamentari per l’equity crowdfunding, in particolare la possibilità per i portali autorizzati di collocare titoli di debito, seppure con alcune limitazioni, e di offrire delle ‘vetrine’ per la compravendita delle azioni sottoscritte.

Al 30 giugno 2020 risultavano autorizzati in Italia 42 portali, 7 in più dell’anno scorso, ma molti non si erano  ancora attivati. Le campagne di raccolta sono state finora complessivamente 595, 193 solo negli ultimi 12 mesi (contro le 170 dell’anno precedente), organizzate da 547 imprese (alcune hanno gestito più di un round). Il tasso di successo continua a mantenersi elevato: 75% nei primi 6 mesi del 2020, quando la media generale dell’intero campione dal 2014 è 72,7%.

Il valore medio del target di raccolta per i progetti non immobiliari è 192.481 euro (mediamente viene offerto in cambio il 10,4% del capitale, valore mediano 5,9%), 804.914 quello per gli  immobiliari; si conferma la prassi di offrire titoli senza diritto di voto sotto una certa soglia di investimento (e votanti sopra la soglia). Le piattaforme che hanno finalizzato e raccolto più capitale si susseguono sempre nello stesso ordine: la prima è ancora Mamacrowd (al 30 giugno sfiorava i 34 milioni di euro, 12 in più rispetto a giugno 2019) seguita da Crowdfundme (quasi 29 milioni, cioè il doppio dello scorso anno, e con il maggior numero di campagne pubblicate) e Walliance (21,7 milioni, oltre 10 in più sul dato precedente). Se si considera solo l’ultimo anno, però, al primo posto c’è Crowdfundme (13,78 milioni) seguita da Backtowork24 (13,55 milioni grazie alla campagna monster di Fin-novia che ne ha raccolti da sola 7,6). In media ogni campagna riceve il sostegno di 96,2 investitori.

Fra le emittenti guadagnano spazio le PMI tradizionali, ma il mercato è ancora dominato dalle startup innovative (58% dei casi nell’ultimo anno, cui si aggiunge il 13% delle PMI innovative), ubicate in Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna, che operano nei servizi di informazione e comunicazione. Gli obiettivi principali correlati alla raccolta di capitale sono investire nel marketing e nel brand (49%) e nello sviluppo della piattaforma ICT (30%), ma si registra un 16% di casi che non forniscono indicazioni valide sugli obiettivi specifici della campagna. La valutazione pre-money mediana si aggira intorno a 1,6 milioni di euro.

L’importo medio investito dai sottoscrittori è di 3.222 euro per le persone fisiche e 20.000 per le persone giuridiche ed è sensibilmente aumentato negli ultimi 12 mesi rispetto al passato. Gli investitori continuano ad essere soprattutto maschi, 45 anni l’età media. Dopo la campagna di raccolta, alcune aziende riescono a crescere in termini di fatturato e marginalità, ma altre rimangono al palo. Poche diventano profittevoli nell’immediato, pochissime riescono a superare i target previsti nel business plan. Nell’ultimo anno si sono registrate nuove exit, attraverso rimborsi di capitale, IPO o acquisizioni, ma anche ulteriori write-off, oltre a vari secondi (e terzi) round di raccolta. L’Italian Equity Crowdfunding Index ideato dall’Osservatorio ha dunque calcolato al 30 giugno un apprezzamento complessivo del valore di portafoglio investito pari al 10,41% (era il 9,43% un anno fa).

Il lending crowdfunding: 6 piattaforme consumer e 11 business

Il lending crowdfunding (o social lending) è la modalità attraverso la quale gli investitori possono prestare denaro via Internet a persone fisiche (consumer) o imprese (business) a fronte di un interesse e del rimborso del capitale. Una finanza digitale che può aiutare le imprese ad ottenere velocemente liquidità per il proprio business. Generalmente la piattaforma di lending seleziona il prestito attribuendo un rating e lo suddivide fra una molteplicità di investitori già acquisiti, per frazionarne il rischio (modello ‘diffuso’), oppure lo presenta alla ‘folla’ di Internet, la quale può decidere se finanziare o meno il progetto (modello ‘diretto’).Per quanto riguarda il lending, al 30 giugno 2020 risultavano attive in Italia, come lo scorso anno, 6 piattaforme destinate a finanziare persone fisiche (consumer) e 11 dedicate alle imprese (business), di cui ben 6 (il doppio rispetto al 2019) specializzate nel real estate. Alcune piattaforme prevedono fondi di protezione per ripagare eventuali prestiti in sofferenza, altre fanno leva unicamente sulla garanzia pubblica del Fondo statale per le PMI. Nel prestito ai privati, mantiene la leadership Younited Credit con 327 milioni di euro erogati (110 negli ultimi 12 mesi), anche se non raccoglie dai piccoli risparmiatori di Internet, mentre Smartika è quella con più prestatori attivi e Soisy ha il primato del maggior numero di prestiti concessi. La raccolta totale del mercato è stata di 409,8 milioni di euro, di cui 134,6 nell’ultimo anno (+10%). Nel prestito alle imprese (o finanza digitale alle imprese), Credimi Futuro, Borsadelcredito.it e October occupano il podio: il volume complessivo cumulato è di 339,2 milioni di euro, 179,6 aggiunti nell’ultimo anno (+113% sul flusso precedente).

Il real estate crowdfunding: 10 piattaforme e 48,7 milioni di raccolta

La finanza digitale alle imprese può arrivare anche dagli investimenti immobiliari. Come previsto dall’Osservatorio, l’industria del real estate crowdfunding negli ultimi 12 mesi ha continuato ad essere particolarmente vivace in Italia. Se un anno fa si contavano solo 6 piattaforme dedicate attive (e 2 nel 2018), oggi sono ben 10. I progetti finanziati nell’ultimo anno hanno raccolto 48,7 milioni di euro (+185% rispetto al periodo precedente), 19,5 dalle piattaforme equity e 29,2 dai portali lending.

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