Più innovazione per il Real Estate Italia: l’equity crowdfunding e le startup

Pubblicato il 06 Nov 2019

Un momento del workshop di EY-P101 sul futuro del real estate

Real Estate Italia chiama Innovazione. Dopo il decennio del grande ridimensionamento (2008-2018: calo del valore degli immobili, dei prezzi, delle imprese con una significativa riduzione del peso del comparto sul PIL), l’immobiliare italiano  cerca la sua opportunità di rilancio anche con l’innovazione e le tecnologie digitali. Non a caso i costruttori italiani hanno intitolato La svolta verso il futuro la recente assemblea della loro associazione, l’ANCE, seppure l’attenzione sia rimasta prevalente su decreti fiscali, cantieri e procedimenti amministrativi.

Real Estate Italia, il mercato e la tecnologia

“Il mercato negli ultimi anni ha dato alcuni segni di ripresa, soprattutto in alcune aree del Paese e nel settore commerciale, specie negli uffici”, dice Marco Daviddi, Mediterranean Transaction Advisory Services Leader di EY, la società di consulenza che ha dedicato un workshop al futuro del real estate con un focus sull’innovazione che può arrivare dal crowdfunding e dalle startup. “La tecnologia è sempre più pervasiva e il digitale sta modificando profondamente la relazione fra azienda e cliente, perché non dovrebbe accadere anche nel real estate?”, si domanda Andrea Di Camillo, founder del fondo di venture capital P101 che collabora alla realizzazione della serie di workshop sull’impatto delle tecnologie sulle diverse industry.

Proptech, il boom degli investimenti

Che il real estate abbia un interessante potenziale di innovazione e di crescita, e non solo per effetto di decreti e regolamenti, è confermato dalla rapida crescita degli investimenti sul proptech, termine nato dalla fusione di property e technology per indicare tutto quel mondo hi-tech che impatta sulle costruzioni, dai software fino alle startup che propongo diversi approcci sul mercato. “Dai 186 milioni del 2011 siamo passati ai quasi 25 billions di investimenti in proptech a livello globale nel terzo trimestre 2019”, ricorda Angelica Donati, vicepresidente dell’ANCE Giovani ma anche partner di un fondo di venture capital specializzato sul settore. “Le tecnologie possono portare benefici in tutte le fasi del ciclo di vita di un edificio, dalla progettazione fino alla manutenzione e ristrutturazione, con significative riduzioni dei costi”. Sei le tendenze che segnala per il real estate: un cambiamento di mindset dei leader di mercato; un consolidamento per effetto di fusioni; più attenzione ai tech trends; crescita; utilizzo di smart technologie e nuovi fondi di investimento.

Angelica Donati, vicepresidente di ANCE Giovani, durante il workshop EY

Real Estate Italia, l’equity crowdfunding

I canali di finanziamento alternativi rappresentano un’opportunità per il real estate, a cominciare dal crowdfunding. Non sempre le aziende sono pronte, ma tutte stanno quantomeno studiando lo strumento per comprenderne caratteristiche e anche occasioni di uso. Lo ha ad esempio sperimentato Immobiliare Percassi, ricorda Piergiulio Dentice di Accadia, Head of Development della società, per un’operazione residenziale limitata, a Bergamo e ha funzionato molto bene: il taglio di investimento medio è stato particolarmente alto.

“Noi stiamo guardando con attenzione il crowdfunding e facendo le nostre valutazioni”, dice Silvia Ricci, Development & Acquisition Strategy Manager di Ricci. “Non dimentichiamo che la quantità di capitali raccolti è ancora limitata e poco adeguata per i grandi progetti”. In ogni caso l’importante è lanciare la campagna giusta per l’operazione giusta: attraente per gli investitori e gestibile per l’azienda. “Il crowdfunding, ricorda Andrea Cocozzella, Real Estate Scout Manager, di Walliance, startup fondata a Trento nel 2016 e il primo portale di real estate equity crowdfunding autorizzato da CONSOB, è anche un modo per valutare la bontà di un’operazione immobiliare e di fatto per fare marketing.

Giovanni Iozzia intervista Andrea di Camillo di P101 durante il workshop EY sul futuro del real estate

La disruption che arriva dalle startup

“Nel real estate andremo velocemente verso una iper-semplificazione”, dice Andrea Di Camillo. E in questo processo hanno ovviamente un ruolo determinante le startup”, che stanno dimostrando come sia possibile portare efficienza e competitività in un mercato tradizionalmente molto frammentato e con ampie zone di inefficienza.

È questa la prima distruption che portano le startup nel Real Estate Italia: fare meglio, con costi più contenuti e con una migliore esperienza per i clienti, quel che già viene fatto tradizionalmente. È il caso di Casavo, primo instant buyer immobiliare. “Vendere una casa è ancora un impegno che richiede molto tempo in un mercato volatile. Casavo assicura al venditore transazioni efficienti, veloci e sicure”, racconta Chiara Chimenti, vicepresident business development di Casavo, la startup fondata nel 2017 che finora ha raccolto circa 100 milioni di euro e promette di acquistare un immobile in 30 giorni contro una media di mercato di 213. Si chiama instant buying ed è un modello gestibile grazie al ricorso all’intelligenza artificiale e ai big data.

La tecnologia viene in soccorso anche di fronte al cambiamento della relazione con la casa e delle abitudini di vita. Nuovi trend e nuovi bisogni impongono business model più flessibili, per rendere il mercato più fluido. Come il co-living, il modello con il quale è cresciuta la ormai ex startup Dove Vivo, che quest’anno ha ricevuto un finanziamento di 72 milioni. “Offriamo una gestione innovativa e smart di immobili, che destiniamo al co-living per garantire il massimo del valore al network di proprietari e investitori e la migliore esperienza di vita fuorisede alla community internazionale di giovani” spiega il founder e CEO Valerio Fonseca che adesso guarda al mercato crescente dello student housing. È di questo autunno l’acquisizione di H4U Srl, società attiva nella gestione di immobili a uso abitativo che conta oltre 70 appartamenti per un totale di 317 posti letto tra Milano (163) e Roma (154), pari a quasi 9mila metri quadri di unità immobiliari, che si sommano agli oltre 800 appartamenti, pari a oltre 3.500 stanze, che DoveVivo gestisce a Milano, Bologna, Roma, Torino e Como.

Semplificare la vita di chi cerca una casa, soprattutto in una città che non conosce, è l’obiettivo di Habyt, startup fondata a Berlino nel 2017 da un team multieuropeo e già sbarcata in Spagna e Italia. “Abbiamo cominciato con un appartamento”, racconta il founder e CEO italiano Luca Bovone, ex manager di Dropbox. Di fatto una piattaforma contro la burocrazia e per rendere a portata di app tutte quelle attività collegata alla ricerca e alla gestione in affitto di un appartamento. Anche questo è proptech…

L’onda lunga dell’effetto Airbnb non poteva non farsi sentire anche sul real estate italiano. E ancora una volta la trasformazione sarà il risultato combinato di visione imprenditoriale, tecnologie e cultura diffusa. Perché, alla fine, tutti prima o poi compriamo o affittiamo una casa.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

Articoli correlati

Articolo 1 di 3