Donne & Scienza

#2015Up, due italiane fra le 25 donne geniali della robotica



Cecilia Laschi, dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, e Barbara Mazzolai, coordinatrice del Centro di Micro-BioRobotica dell’Iit di Genova, sono le uniche connazionali nella lista di RoboHub, maggiore comunità scientifica internazionale degli esperti di robotica

di Concetta Desando

Pubblicato il 21 Dic 2015


(da sinistra) Barbara Mazzolai e Cecilia Laschi
Se donne e motori, secondo il detto, son gioie e dolori, donne e robot sembrano essere un connubio vincente. Tanto che tra le 25 donne geniali che nel 2015 hanno dato un contributo decisivo alla robotica ci sono, secondo RoboHub – la maggiore comunità scientifica internazionale degli esperti di robotica – anche due italiane: Cecilia Laschi, dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, e Barbara Mazzolai, coordinatrice del Centro di Micro-BioRobotica dell’Iit (l’Istituto Italiano di Tecnologia) di Genova.

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Le 25 donne della robotica sono state scelte, hanno spiegato i responsabili di RoboHub presentando la classifica all’Icra, la più grande conferenza mondiale su robot a automazione, “per la pura genialità che hanno dovuto dimostrare per arrivare al top del loro settore”. E molte di loro, per i loro progetti, si sono ispirate alla natura: la Laschi, ad esempio, ha scelto il polpo come modello per realizzate il primo robot “soffice”, mentre la Mazzolai è responsabile del progetto Plantoide, il primo robot al mondo ispirato alle piante.

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“La robotica – racconta Cecilia Laschi – è una disciplina affascinante per la sua interdisciplinarità e per l’opportunità che offre nell’affrontare importanti sfide scientifiche e tecnologiche e, allo stesso tempo, sviluppare applicazioni che rispondono a esigenze sociali ed economiche”. Cosa ancora più vera per la biorobotica: “I robot soft, realizzati con materiali morbidi, rappresentano una vera rivoluzione”. Barbara Mazzolai spiega invece che “tradurre i principi che consentono alle piante di muoversi e percepire l’ambiente in un robot autonomo in grado di monitorare la qualità del suolo è una delle recenti sfide che ci siamo posti”. E robot come questi potranno essere utili all’ambiente, alla medicina o per esplorare altri pianeti.

 

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