8 MARZO

Donne e tecnologia, 17 “nerd” che hanno fatto la storia



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La figlia di George Byron è stata la prima programmatrice, l’attrice Hedy Lamarr ha posto le basi per l’invenzione del wireless, un’inglese ha ideato l’antesignano dei motori di ricerca, un’americana è la madre dei robot. Le donne innovatrici sono rare ma ci sono. Eccone alcune (tra cui una suora e una cyberfemminista)

Aggiornato il 7 mar 2024



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La figlia di un poeta, nel lontano Ottocento, ha posto le basi per la nascita dei moderni computer. Una signora inglese è stata la madre dei motori di ricerca. Una donna capitano di Marina ha scovato il modo di eliminare i bug. Un’affascinante attrice ha brevettato un sistema di crittografia alla base dell’odierno wireless. E c’è lo zampino femminile anche negli smartphone e nei robot. Non molti lo sanno, anche perché, oggettivamente, sono rare le donne esperte di informatica e in generale di digitale e innovazione tecnologica, competenze considerate per troppo tempo più affini all’universo maschile. È davvero una questione di predisposizione innata o c’entra la cultura, che in molte parti del mondo impone modelli diversi di apprendimento a bambini e bambine? Dalla ricerca “Unlocking the Clubhouse” di Jane Margolis e Allen Fischer, realizzata intervistando studenti di scienze informatiche presso la Carnegie Mellon University dal 1995 al 1999, è emerso che la predisposizione dei maschi non è una questione genetica o casuale, ma è basata su “fattori esterni multipli”. Alle ragazze viene presentata la cultura tecnica come distante da loro, le ragazze sperimentano una varietà di esperienze scoraggianti con insegnanti, coetanei e programmi scolastici. Così, alla fine, non si sentono “portate” per la materia. Una considerazione basata solo su “una retorica alimentata da pratiche sociali e culturali”, scrive Mariacristina Sciannamblo in “La rivincita delle nerd. Storie di donne, computer e sfida agli stereotipi” (Mimesis). Nonostante i pregiudizi, nella storia ci sono state e ci sono donne “nerd” o “geek”: informatiche, scienziate, ricercatrici, innovatrici, top manager di aziende tecnologiche. Molte sono raccontate nel portale “Donne nella scienza“. Sono figure importanti, perciò non vanno dimenticate. Soprattutto perché possono essere d’esempio per le generazioni presenti e future. Eccone alcune.

Ada Lovelace Byron

La young lady ottocentesca che “previde” il computer (1815-1852) – Nata da un poeta geniale, ella stessa è stata geniale, ma in un campo diverso: la matematica. Ada Lovelace Byron, figlia di George Gordon Byron e Anne Isabella Milbanke, è considerata la madre dell’odierno computer, anche se sono in pochi a saperlo. Unica figlia legittima del letterato, fu allontanata da lui dalla madre quando aveva solo un anno. Nessuna “eredità poetica” per Ada, ma tanta passione per le scienze, la logica e la matematica. Che lei però declinò con la fantasia tipica di un artista. A 17 anni, ad una festa, incontrò l’uomo che le avrebbe cambiato la vita: Charles Babbage, un 42enne scontroso che stava lavorando al difference engine: un marchingegno meccanico molto simile a un orologio in grado di fare calcoli automaticamente. In pratica si inserivano i numeri da una parte, si giravano degli ingranaggi e dall’altra parte si otteneva il risultato, in modo da eseguire in automatico somme e sottrazioni. Oggi non sembra nulla di straordinario, nel 1833 era un’invenzione incredibile. Elaborando le idee di Babbage, Ada intuì le straordinarie potenzialità della Macchina Analitica: non una semplice calcolatrice, ma una macchina simbolica suscettibile di svariate applicazioni. Tra i suoi appunti sulla macchina di Babbage si rintraccia anche un algoritmo per generare i numeri di Bernoulli, considerato come il primo algoritmo espressamente inteso per essere elaborato da una macchina, tanto che Ada Lovelace è spesso ricordata come la prima programmatrice di computer al mondo. È morta a soli 37 anni. Nel 1979 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha dato il nome di ADA ad un linguaggio di programmazione agevole ed efficiente. La sua storia è ricordata nel libro di Walter Isaacson “Gli Innovatori” (Mondadori).

Hedy Lamarr

La femme fatale che inventò il wireless (1914-2000) – Un giorno del 1942 una signora non ancora trentenne, di una bellezza singolare, e un musicista, George Antheil, si recano all’Ufficio Brevetti, negli Stati Uniti, per depositare un’invenzione, il Secret Communication System: è un sistema per guidare via radio i siluri contro i sommergibili evitando le intercettazioni del nemico. Si basa su un cambio continuo delle frequenze radio, il frequency-hopping spread spectrum (cioè il salto di frequenza). La donna si firma Hedy Kiesler Markey. Hedy è il diminutivo di Hedwig, Kiesler è il nome da sposata: un nome austriaco, perché la donna è nata in Austria nel 1914 e vi è vissuta nella prima giovinezza. Markey è il cognome dell’attuale marito (ne avrà 6 in tutto). Ma è conosciuta nel mondo come Hedy Lamarr , “la donna più bella del mondo”. L’invenzione di Hedy Lamarr e George Antheil è considerata l’antesignano del wireless, anche se il merito verrà loro riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale solo anni dopo. È anche grazie a questa donna straordinaria che noi oggi possiamo comunicare online attraverso i nostri dispositivi.

Figlia di un banchiere che sin da piccola le spiegava il funzionamento del motore a scoppio, da adolescente Hedy entra nel mondo dell’arte scenica: nel 1933 è protagonista di “Estasi” del regista cecoslovacco Gustav Machaty, film con il primo nudo integrale nella storia del cinema. Sposatasi in prime nozze con il ricchissimo industriale degli armamenti Fritz Mandl, ascolta le sue conversazioni con i potenti della Terra. E’ in quelle occasioni che carpirà alcuni segreti utili per sviluppare il futuro brevetto? Non è dato saperlo.

Dopo la fuga dalla prigione dorata del matrimonio, conosce Louis B. Mayer della MGM e si trasferisce a Hollywood. Nella sua lunga carriera lavora in oltre trenta film, tra i quali “La febbre del petrolio” con Clark Gable e Dick Tracy, “Corrispondente X”, sempre con Gable, “Sansone e Dalila”.

Nel 1940, durante una delle tante feste hollywoodiane, Lamarr conosce il compositore George Antheil, musicista sperimentale che inventa macchine musicali meccanizzate. Musicalmente l’opera considerata il suo capolavoro è il “Ballet Mequanique”, un balletto animato da 16 pianoforti meccanici sincronizzati suonati dallo stesso compositore. Questo sistema è alla base del frequency hopping.

Da un punto di vista concettuale il sistema Lamarr-Antheil è relativamente semplice: anziché mandare segnali radio dalla nave al siluro su un’unica frequenza facilmente intercettabile dal nemico, la comunicazione avviene variando continuamente le frequenze secondo una sequenza pseudo-casuale, che in realtà casuale non è, ma è nota soltanto al trasmittente e al ricevente della comunicazione.

L’SCS è alle origini del frequency-hopping spread spectrum (FHSS), la tecnica di trasmissione radio sfruttata per aumentare la larghezza di banda di un segnale. Anche in questo caso si varia la frequenza di trasmissione a intervalli di tempo prestabili in maniera pseudocasuale. Il sistema è diventato la base della moderna tecnologia telefonica GSM perché in grado di garantire la privacy delle comunicazioni tra utenti.

La tecnologia è anche alla base del Bluetooth. In questo caso si usano 79 frequenze diverse, “saltando” (hopping) continuamente da una all’altra.

Il brevetto però non viene “capito”. Quanto gioca in tutto questo il fatto che Hedy Lamarr sia una donna, peraltro bellissima, e George un musicista? Quanto il fatto che Lamarr sia di origine austriaca, quindi ritenuta “il nemico” in quel momento storico (anche se la star profonderà il suo impegno per i soldati americani in guerra)? I due sollecitano la Marina Militare ad adottarlo ma la risposta è negativa: il congegno è giudicato “unworkable” (non utilizzabile) e “too bulky” (troppo imgombrante).

Il brevetto viene temporaneamente “dimenticato”. Nel 1957 il concetto di frequency hopping, o di controlling frequencies, viene ripreso su basi tecnologiche nuove dagli ingegneri della Sylavia Electronics System Division di Buffalo, nello Stato di New York. Il 1962 è l’anno della crisi dei missili sovietici installati a Cuba e del blocco formato dalle navi americane intorno all’isola caraibica per impedire ulteriori consegne di materiale bellico da parte di Mosca. Si rischia la terza guerra mondiale. Il sistema Blades ideato dall’azienda Sylvania è uno degli elementi che contribuisce alla risoluzione della crisi.

L’americana Qualcomm di Andrew Viterbi, l’inventore dell’algoritmo senza il quale non ci sarebbero i telefonini, realizza la prima trasmissione cellulare basata sul Cdma spread spectrum. In sostanza la tecnologia alla base delle comunicazioni cellulari 3D. E riconosce il ruolo svolo da Lamarr.

Con un po’ di audacia e semplificazione, si può dire che la sequenza pseudo-casuale dei canali pensata da Lamarr-Antheil è un’antenata del codice utilizzato dal CDMA per differenziare le chiamate dei vari utenti. Nel sito Internet della Qualcomm si ricordano che “le radici del CDMA sono…a Hollywood” e si cita il contributo di Lamarr e Antheil.

Nel 2014 Lamarr e Antheil vengono accolti postumi nella National Inventors Hall of Fame.

Katharine Burr Blodgett

Katharine Burr Blodgett nacque il 10 gennaio 1898 a Schenectady, una città che ospitava la sede della General Electric (GE) dal 1892. La GE giocò un ruolo significativo nella sua vita: suo padre lavorava lì come addetto ai brevetti ma morì prima che lei nascesse. Dopo la sua morte, la famiglia si trasferì prima a New York e poi in Francia, consentendo a Katharine di iniziare la sua educazione all’età di 8 anni e sviluppare una curiosità per il mondo. Tornata negli Stati Uniti nel 1912, frequentò la Rayson School, mostrando un talento per la matematica e la fisica, e poi si iscrisse al Bryn Mawr College grazie a una borsa di studio. Incoraggiata da Irving Langmuir, amico di suo padre, proseguì gli studi all’Università di Chicago e divenne la prima donna a ottenere un dottorato in fisica presso l’Università di Cambridge.

Blodgett fu anche la prima donna ingegnere presso il laboratorio della GE, dove si concentrò sulla ricerca dei monostrati superficiali insieme a Langmuir. Questo lavoro portò alla creazione di una vasca, nota come vasca di Langmuir-Blodgett, che permise di misurare i monostrati con estrema precisione. La sua ricerca sulle bolle di sapone la portò alla scoperta del vetro con il 99% di trasparenza e senza riflessione, di grande importanza per l’industria ottica e cinematografica, come dimostrato dal suo uso nel film “Via col vento”.

La sua storia è raccontata in “Il genio quotidiano – Raccolta di racconti del quotidiano di grandi scienziati chimici e delle loro scoperte” di Alessandro Abbotto (Edizioni Edises).

Suor Mary Kenneth Keller

Casa, chiesa e informatica (1913-1985) – Nativa di Cleveland, Ohio, suor Keller è stata una delle prime donne, se non la prima, a conseguire un PhD in informatica negli Stati Uniti. Nel 1932 è entrata nelle Suore della Carità e ha preso i voti nel 1940. In seguito ha studiato alla DePaul University, dove ha conseguito una laurea in matematica e un’altra in matematica e fisica. Nel 1965 ha ottenuto un Ph.D. in informatica presso l’Università del Wisconsin. La sua tesi era incentrata sulla costruzione di algoritmi in grado di eseguire una differenziazione analitica sull’espressione algebrica. Dopo il PhD, accettò l’offerta di insegnare al Clarke College di Dubuque, in Iowa, dove fondò il Computer Science Department, di cui fu presidente per 20 anni. Suor Keller ha anche ideato un master per le applicazioni dell’informatica all’insegnamento. “Stiamo sperimentando un’esplosione di informazioni – disse una volta – ed è ovvio che le informazioni non sono di alcuna utilità se non sono accessibili”. È morta a 71 anni lasciando al Clarke College computer e un’eredità culturale.

Karen Spärck Jones

La signora a cui Google deve dire grazie (1935-2006) – Se abbiamo i motori di ricerca li dobbiamo anche a questa donna. Karen Spärck Jones è una delle figure principali nella storia dello sviluppo dei search engine come li conosciamo oggi. Nata nello Yorkshire, in Gran Bretagna da padre inglese docente di chimica e madre norvegese, si è laureata in Filosofia ed è diventata insegnante prima di dedicarsi alla Computer Science. Sposata a uno scienziato informatico, nel 1972 ha pubblicato “A statistical interpretation of term specificity and its application in retrieval” che introduce il concetto di inverse document frequency. Si tratta in pratica di uno dei principali componenti della classifica degli algoritmi per ricavare automaticamente un testo da un indice di documenti. All’epoca era solo una teoria statistica, nel 1994 è stata usata da Mike Burrows per dare origine al motore di ricerca Alta Vista. Karen è stata anche promotrice di un campagna per l’hi-tech “femminile”: “Penso – ha detto – che sia molto importante avvicinare le donne all’informatica. Il mio motto è: l’informatica è troppo importante per essere lasciata agli uomini”.

Katherine Johnson

È scomparsa il 20 gennaio 2020 la bambina prodigio che ha aiutato gli astronauti. Nata nel 1918, già in età precoce è stata considerata un genio della matematica. Diplomata alle scuole superiori a soli 14 anni, fu notata da un docente della sua università, la West Virginia State University, che la invitò a seguire corsi avanzati di matematica analitica ideati su misura per lei. Assunta come matematico alla Naca, National Advisory Committee for Aeronautics, poi diventata Nasa, ha contribuito al calcolo della traiettoria del volo spaziale Alan Shepard, il primo lanciato nello spazio dagli statunitensi nel 1959. Si è inoltre occupata della verifica dei calcoli matematici relativi all’orbita intorno alla terra di John Glenn nel 1962 e ha calcolato la traiettoria di volo dell’Apollo 11 nel suo primo volo sulla luna nel 1969.

Margaret Hamilton

L’informatica-imprenditrice (1936) – Nata nell’Indiana nel 1936, è stata direttrice del Software Engineering Division del MIT Instrumentation Laboratory, che sviluppò il software di bordo per il programma spaziale Apollo 11. Il team della Hamilton ha risolto le complicazioni relative allo sbarco dell’Apollo 11 sulla Luna, garantendo il successo della missione. Nel 1986 la scienziata è diventata imprenditrice e ha fondato la Hamilton Technologies a Cambridge, Massachusetts, società nata per sviluppare il cosiddetto Universal Systems Language basato sul paradigma di Development Before the Fact (DBTF) per la progettazione di sistemi e software. La Hamilton ha pubblicato più di 130 articoli, atti e relazioni su vari argomenti; ha lavorato a 60 progetti ed è stata coinvolta in sei grandi programmi.

Grace Murray Hopper

Il capitano di Marina esperto di linguaggio informatico (1906-1992) – Piccola e minuta, a fatica superava i 45 chilogrammi di peso, eppure poche donne come lei sono state capaci di influenzare in maniera così determinante la storia della programmazione. Grazie alla curiosità e alla capacità deduttiva e analitica, Grace Murray Hopper è passata alla storia come una delle figure più eminenti dell’informatica, la prima ad aver pensato e realizzato un linguaggio di programmazione indipendente dalla macchina (il Cobol) teorizzando, tra le altre cose, il metodo del debugging (eliminazione dei bug informatici attraverso analisi periodiche e continue del codice sorgente del programma). Nel 1943 si è arruolata volontaria nella Marina (grazie a una deroga creata su misura per lei, dato che non raggiungeva i requisiti fisici minimi per il reclutamento) e qui, dopo aver ottenuto punteggi altissimi nei test preparatori, è stata integrata nel team che lavorava allo sviluppo dei programmi per il computer Mark I, tra i primi calcolatori elettromeccanici della storia. Il suo contributo è stato fondamentale nella stesura del programma che consente alla Marina statunitense di decifrare parte dei codici di criptazione utilizzati dalle forze dell’Asse nelle loro comunicazioni. Nel corso degli anni ’70 è stata accesa sostenitrice del processo di standardizzazione nel mondo dell’informatica. Andata in pensione a 60 anni, è stata più volte richiamata in servizio fino alla sua morte, nel 1992.

Adele Goldberg

La regina del software (1945) – È una delle persone più conosciute e rispettate nell’industria del software. Nata nell’Ohio, laureata in matematica per poi conseguire un master in informatica, ha lavorato per molti anni per il Centro di ricerca Xerox di Palo Alto ed è co-fondatrice di ParcPlace-Digitalk, società che produce applicazioni per sviluppatori di corporate software. È stata presidente dell’Acm (Association for Computing Machinery) ed ha ricevuto numerosi premi per il contributo dato all’informatica. Insieme con Alan Kay ha sviluppato il linguaggio di programmazione Smalltalk. Il suo motto è: “Non chiederti se puoi fare qualcosa, ma come farla”.

Sophie Wilson

Gli smartphone si devono anche a lei (1957) – Ha realizzato uno dei primi pc e progettato microprocessori per smartphone. Nata a Leeds, in Gran Bretagna, con il nome di Roger Wilson, ha studiato informatica a Cambridge e, durante la sua prima vacanza estiva, ha sviluppato un cow-feeder automatico. In seguito ha disegnato l’Acorn System 1, un microcomputer da 8-bit per hobbisti, poi prodotto e messo in commercio dall’azienda britannica Acorn Computers a partire dal 1979. Assunta ad Acorn, insieme al collega Steve Furber ha impiegato meno di una settimana per disegnare e implementare il prototipo di quello che è diventato il BBC Microcomputer. Ed è stato un successo: negli anni seguenti sono stati venduti milioni di BBC Microcomputer a singoli utenti ma soprattutto alle scuole di tutto il Regno Unito. Successivamente Wilson e Furber hanno realizzato altre soluzioni innovative, tra cui il processore Arm, oggi utilizzato per migliaia di diversi prodotti, dai cellulari ai tablet, dalle televisioni digitali ai videogames. Attualmente il numero di processori Arm venduti ammonta a 30 miliardi, ovvero oltre quattro processori per ogni persona sulla terra. Siphie Wilson è la prima transgender famosa nel mondo hi-tech.

Helen Greiner

La mamma dei robot (1967) – Co-fondatrice e presidente della iRobot Corporation, ha contribuito a migliorare l’accessibilità di questi dispositivi meccanici che eseguono funzioni in automatico o guidati da remoto. La maggior parte delle invenzioni di iRobot sono state pensate per uso militare o industriale ma, grazie ai costi decrescenti della tecnologia, l’azienda si sta addentrando anche nel mercato consumer della robotica. Secondo Greiner, entro pochi anni quasi in ogni casa degli Stati Uniti ci sarà un robot che sbrigherà le pulizie o fare da babysitter. Il suo obiettivo è “mettere i robot a disposizione di tutti”. Nel 2020 è diventata presidente e CEO di Tertill, startup di Boston per la robotica applicata al giardinaggio.

Anita Borg

L’informatica che credeva nella “sorellanza” (1949 – 2003) – Anita Borg ha ispirato, motivato e stimolato numerose donne ad avvicinarsi alla tecnologia. Nata a Chicago, in Illinois, ha iniziato a programmare nel 1969. Studentessa di informatica all’Università di New York, ha lavorato in numerose aziende di tecnologia americane, inizialmente come ricercatrice. Sviluppò Mecca, un sistema di comunicazione via mail per comunità virtuali basato su web, quando ancora il concetto di community non esisteva. Nel 1987 fondò “Systers”, la più grande comunità al mondo per lo scambio di email tra donne che operavano in ambito informatico, un luogo privato in cui condividere opinioni professionali e portare avanti discussioni tecniche. Nel 1994 ha fondato il Grace Hopper Celebration of Women in Computing: inizialmente l’idea era creare un convegno annuale per donne dell’informatica, oggi è tra gli appuntamenti più seguiti e partecipati in Usa. Ha fondato l’Istituto per Donne e Tecnologia, che oggi si chiama Anita Borg Institute for Women and Technology in suo onore.

Maria Gaetana Agnesi

Maria Gaetana Agnesi

Maria Gaetana Agnesi è stata una scienziata italiana riconosciuta come una delle più grandi matematiche di tutti i tempi e prima donna ad ottenere una cattedra universitaria di matematica presso l’Università di Bologna.

Nata a Milano da una famiglia nobile nel 1718, mostrò presto una straordinaria intelligenza e una particolare propensione per le lingue straniere e la matematica: doti riconosciute e incoraggiate dal padre, docente di matematica presso l’Università di Bologna, che la fece studiare privatamente con illustri precettori e ne fece quasi un’attrazione per il proprio salotto.

A diciassette anni Maria Gaetana scrisse il suo primo saggio, un commentario sull’analisi delle sezioni coniche del matematico francese de L’Hôpital, e, qualche anno dopo, pubblicò una raccolta di saggi di filosofia, matematica e fisica, le Propositiones philosophicae, nelle quali toccava anche la questione dell’istruzione femminile.

Il suo lavoro più importante fu Istituzioni Analitiche, un testo pensato come manuale di studio che trattava in maniera chiara e concisa le diverse aree della matematica: l’algebra, la geometria e i neonati calcolo differenziale e integrale. Il nome della Agnesi è anche legato a una particolare curva geometrica detta, appunto, “versiera di Agnesi“.

Nel 1750 venne nominata docente di matematica presso l’Università di Bologna ma due anni più tardi, alla morte del padre, si ritirò completamente dalla vita pubblica per dedicarsi alla cura dei poveri e dei malati e allo studio delle Sacre Scritture. Fondò a Milano il Pio Albergo Trivulzio, un ospizio che diresse fino alla morte nel 1799.

A marzo 2022 TIM ha annunciato la nascita della Fondazione – Istituto Tecnico Superiore ITS ‘Maria Gaetana Agnesi – Tech & Innovation Academy’, scuola di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica post diploma per formare Data Analyst e Digital Transformation Specialist. La Fondazione, finanziata dalla Regione Lazio, avrà sede a Roma presso la TIM Academy di via Angelo Emo con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento nella formazione d’avanguardia su Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione grazie alla collaborazione tra Università, scuole, imprese ed enti locali. L’avvio delle attività formative è previsto entro fine 2022.

(QUI il video dello spettacolo teatrale dedicato dall’attrice Maria Eugenia D’Aquino a Maria Gaetana Agnesi)

Né brutta né bella: nel salotto di Maria Gaetana Agnesi

Fabiola Gianotti

La prima direttrice generale del Cern (1962) – Figlia di un geologo piemontese e di una letterata siciliana, è nata a Roma e ha vissuto e studiato a Milano dove si è laureata in fisica e ha ottenuto un dottorato di ricerca in fisica sub-nucleare. Nonostante gli studi al liceo classico e il diploma in pianoforte al Conservatorio, la fisica le è sembrata la scelta più adatta per rispondere alla sua curiosità di scoprire come sono fatte le cose. Approdata all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), ha partecipato ad un concorso per una borsa di studio per giovani fisici bandita dal Cern e, avendola ottenuta, è partita per Ginevra con l’idea di restarci un paio d’anni. Non ha lasciato più il laboratorio perché assunta definitivamente come ricercatore nel Dipartimento di Fisica. Al Cern la Gianotti ha lavorato in vari esperimenti tra cui Atlas, del quale è stata coordinatrice internazionale dal 2009 al 2013. Proprio l’esperimento Atlas ha fornito i dati che hanno portato a scoprire il bosone di Higgs. Una scoperta da Nobel, per la quale sono stati premiati lo stesso Higgs e il collega Francois Englert e, per la prima volta nella storia del Nobel, ha meritato una menzione un’istituzione di ricerca come il Cern. Dal 2016 è la prima donna a ricoprire l’incarico di direttore generale del Cern, il laboratorio scientifico più prestigioso del mondo. Numerosi i riconoscimenti a Gianotti. La rivista americana Time nel 2012 le ha reso onore con una copertina speciale dedicata proprio a lei, quinta classificata nella lista della Persona dell’Anno.

Linda Hill

L’americana che ha vinto l’“Oscar dell’innovazione” – Docente all’Università di Harvard e uno dei massimi esperti di innovazione al mondo, è stata inserita al sesto posto nella classifica dei Thinkers50, vero e proprio “Oscar del pensiero manageriale” assegnato ai personaggi più autorevoli in quest’ambito. Negli anni ad Harvard ha creato moduli formativi – oggi tra i più seguiti – che permettono di apprendere in modo nuovo come si fa innovazione. L’ha fatto in stretta collaborazione con l’italiano Maurizio Travaglini, che con la sua società milanese Architects of Group Genius lavora da anni sugli stessi temi ed è diventato così consulente dell’Università di Harvard. Linda è autrice de Il Genio Collettivo (Franco Angeli editore) che racconta dall’interno come lavorano i team che fanno innovazione e come si comportano i loro leader. Con i suoi collaboratori ne ha individuati 16, in diverse parti del mondo e in varie aziende (dalla Pixar a Google), e li ha osservati per 10 anni molte ore al giorno, registrando cosa pensano e come agiscono. I risultati ribaltano completamente le idee acquisite sul ruolo del leader e sui processi per innovare in azienda.

Samantha Cristoforetti

La prima astronauta italiana nello spazio (1977) – Originaria di Trento, nata a Milano e laureata in Ingegneria meccanica a Monaco di Baviera, AstroSamantha è tra i volti simbolo del nostro Paese. Innovatrice per definizione, è stata la prima donna italiana (e la terza europea) ad andare nello spazio. Durante la missione ha condotto esperimenti di fisiologia umana (dall’Università di Ferrara), analisi biologiche (wearable monitoring studiato dalla Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus) e sperimentato la stampa di oggetti 3D in assenza di peso, progettata dalle aziende italiane Altran e Thales Alesia Space. Samantha parla italiano, tedesco, inglese, francese e russo. Samantha Cristoforetti tornerà sulla Stazione Spaziale Internazionale nella primavera del 2022 con un nuovo intenso programma che prevederà, fra l’altro, esperimenti di riproduzioni di parti metalliche grazie a stampanti in 3D spaziali.

Rosie (X) Cross

Nel mondo della comunicazione, una donna che ha contribuito a diffondere il verbo della cultura digitale tra le più giovani è l’australiana Rosie (X) Cross. Nata in Gran Bretagna nel 1958, e poi cresciuta a Sydney, ha fondato nel 1993 una delle prime riviste online al mondo impegnate a incoraggiare le donne ad entrare a far parte di un mondo in continua evoluzione come quello della tecnologia. www.geekgirl.com.au è stata una pionieristica rivista online cyberfemminista. Copie stampate sono state disponibili dal 1995 al 1996. Alcune copie sono tuttora esposte in musei e gallerie di tutto il mondo, tra cui l’Andy Warhol Museum in Pennsylvania, USA. Laureata in giornalismo, RosieX ha scritto anche per giornali, riviste e prodotto documentari radiofonici sulla cultura digitale per l’ABC. La comunità tecnologica vede in Rosie una pioniera, con vari interessi nella tecnologia, nella scienza e nelle arti. Il dizionario Macquarie le ha attribuito il merito di aver coniato il termine “Geekgirl”.

(Articolo aggiornato al 06/03/2024)

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