Google ha annunciato una nuova partnership a lungo termine con la startup italiana Energy Dome per accelerare la diffusione globale delle tecnologie di stoccaggio energetico a lunga durata (LDES). Obiettivo: supportare progetti commerciali in tutto il mondo per immagazzinare l’energia rinnovabile in eccesso e restituirla alla rete quando serve, colmando il divario tra produzione e consumo. Le batterie LDES, in grado di fornire energia per 8-24 ore, si pongono come complemento strategico alle batterie al litio, che coprono solo intervalli più brevi. La tecnologia scelta, basata sull’uso circolare della CO₂, promette di aumentare la resilienza delle reti elettriche e ridurre l’affidamento sulle fonti fossi.
Google aveva già avviato una partnership industriale con la startup ed era già entrata nell’azionariato della società con sede a Milano. Ora annuncia una partnership globale a lungo termine e un investimento azionario, anche se non specifica l’ammontare dell’investimento.
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Come funziona la tecnologia Energy Dome
L’innovazione chiave introdotta da Energy Dome consiste in una batteria che utilizza l’anidride carbonica come fluido di lavoro. Quando c’è un surplus di energia rinnovabile, la CO₂ viene compressa e trasformata in liquido. Quando l’energia è richiesta, il liquido viene espanso nuovamente in gas, generando una pressione che aziona una turbina e restituisce energia alla rete. Una tecnologia semplice, efficiente, modulare e adatta a scalare rapidamente. Dopo anni di sperimentazione, Energy Dome è operativa con un impianto dimostrativo in Italia e un impianto commerciale da 20 MW in Sardegna.
Cosa fa Energy Dome
Fondata nel 2020 a Milano da Claudio Spadacini, Energy Dome ha sviluppato un sistema di accumulo alternativo alle batterie tradizionali, con l’obiettivo di rendere lo stoccaggio di energia rinnovabile più sostenibile ed economico. L’azienda ha brevettato la sua tecnologia a “cupola” e ha rapidamente attirato l’interesse di investitori e utility internazionali. Con progetti in fase di sviluppo negli Stati Uniti, in India e in Europa, Energy Dome si è distinta per l’efficacia dimostrata e la scalabilità industriale. La scelta di Google conferma la fiducia nella capacità dell’azienda italiana di guidare una delle sfide chiave per la transizione energetica.
I finanziamenti e i premi
Negli anni Energy Dome ha raccolto importanti finanziamenti grazie all’elevato potenziale della sua CO₂ Battery. Nel 2021 ha chiuso un primo round da 25 milioni di dollari con investitori come 360 Capital, Barclays, CDP Capital e Novum. A dicembre 2022 ha ottenuto 17,5 milioni di euro dall’European Innovation Council Accelerator, risultando tra i progetti più finanziati. Nell’aprile 2023 ha chiuso un round di Serie B da 40 milioni di euro, esteso poi a 55 milioni grazie a nuovi partner tra cui Innovation Development Oman, Vopak Ventures e Sagana, e con il contributo del Green Transition Fund di CDP. È entrata nella Scale-Up Coalition di Cleantech for Europe, sostenuta da Breakthrough Energy di Bill Gates. Ha inoltre ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui il Premio Sviluppo Sostenibile 2022, il Bloomberg NEF Pioneers 2022 e il SET Award 2023 per l’energia pulita e lo storage.
Perché Google l’ha scelta
Supportando implementazioni commerciali della tecnologia di Energy Dome in tutto il mondo, si legge in un comunicato diffuso da Google, si punta a ridurre tempi e costi di diffusione. Oltre a questa partnership, sono previsti investimenti e accordi anche con altre tecnologie LDES in fase di sviluppo, favorendone l’adozione su larga scala.
Per rimuovere le barriere alla diffusione delle LDES, si promuovono politiche e regolamentazioni che valorizzino le tecnologie a zero emissioni e favoriscano infrastrutture energetiche resilienti. La collaborazione con Energy Dome rappresenta un primo passo concreto per costruire un futuro alimentato da energia pulita, disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Verso un mercato globale delle LDES
L’interesse per le tecnologie LDES è in forte crescita: secondo il Long Duration Energy Storage Council, entro il 2040 si potrebbero installare fino a 8 terawatt di capacità, generando risparmi annui fino a 540 miliardi di dollari. Google, già impegnata in soluzioni di accumulo più brevi con batterie al litio, intende ora contribuire anche allo sviluppo e alla diffusione di soluzioni più durature e flessibili. Oltre al supporto diretto a Energy Dome, la big tech prevede investimenti in una gamma più ampia di tecnologie LDES, promuovendo al contempo politiche e regolamenti che favoriscano un mercato energetico più pulito, stabile e resiliente.




