Competitività

E-commerce, 4 regole per sfidare i colossi stranieri

Le vendite on line crescono e hanno superato i 13 miliardi. Ma oltre il 50% del mercato è in mano a Dot Com internazionali. Un esperto consiglia i passi che dovrebbero seguire le le Pmi italiane: fare sistema, cominciare con poco, investire in marketing e guardare sopratutto all’estero

Pubblicato il 30 Ott 2014

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Claudio Vaccaro, CEO di BizUp

L’e-commerce in Italia cresce del 17%: questo il dato emerso dalla Ricerca 2014 dell’Osservatorio eCommerce B2c promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano. Una fotografia dello stato dell’e-commerce in Italia dal valore complessivo di 13,3 miliardi di euro, un dato positivo che nasconde però un risvolto negativo: oltre il 50% delle vendite è gestito da Dot Com straniere.

Le Dot Com rappresentano un elemento di innovazione e di traino nel panorama italiano dell’e-commerce, ma sta avendo un impatto critico sulle realtà locali. L’ampiezza di gamma, la competizione sul prezzo e in generale il raggiungimento di volumi elevati su una base estesa di clienti (al quale si aggiunge un trattamento fiscale di indubbio favore che andrebbe regolamentato), hanno reso difficile per le piccole e medie imprese italiane la possibilità di lanciarsi con competitività nel settore.

Qual è quindi la ricetta per cambiare rotta e fronteggiare le Dot Com? Ecco quattro regole per investire nell’e-commerce made in Italy in modo sostenibile.

1. FARE SISTEMA
Chi vuole vendere online ha bisogno di visibilità, e per avere visibilità bisogna investire in azioni di marketing online. In un contesto come quello italiano fatto di piccoli produttori e retailer che stentano a impegnare budget in attività di digital marketing, unirsi sul modello dei consorzi può rappresentare un’ottima alternativa per aprirsi ai mercati nazionale e internazionale senza dover affrontare degli sforzi economici insostenibili.

2. CONTENERE GLI INVESTIMENTI INIZIALI
Superato il primo step è necessario ridurre al minimo quelle che sono considerate le spese più ingenti di un e-commerce: i costi di piattaforma, logistica e customer care. La soluzione più sostenibile in questo caso è delegare tutte queste attività a chi le può gestire con un servizio di full outsourcing. Nella fase iniziale di un investimento è molto meglio variabilizzare questi costi legandoli al fatturato evitando investimenti ingenti che non avrebbero un ritorno nell’immediato, anche per motivazioni legate al time to market. L’e-commerce in full outsourcing è un servizio di semplificazione della vendita online che offre formule “tutto compreso”, consentendo alle aziende di aprire rapidamente il proprio canale e-commerce senza doversi preoccupare di investire ingenti somme di budget in attività di logistica, sistemi di pagamento, marketing online e customer care.

3.INVESTIRE IN AZIONI DI MARKETING DI MEDIO E LUNGO PERIODO
Una delle domande più frequenti che si pone un’azienda di fronte alle attività di marketing online è: “quanto budget dobbiamo investire?”. La risposta provocatoria è sempre “infinito”. Un investimento da fare senza indugi è quello in attività di marketing online, con l’individuazione quanto prima del giusto mix di canali e azioni marketing per raggiungere subito un ROI positivo da cui rifinanziare le attività.

4. MUOVERSI VERSO I MERCATI INTERNAZIONALI
In Italia i settori che assorbono la maggior parte delle vendite online in termini di export sono turismo e abbigliamento quasi interamente concentrati verso l’Europa e gli USA con qualche estensione in Giappone e Russia. Il grande vantaggio del canale di vendita online è la possibilità di raggiungere tutti i mercati del mondo con azioni di marketing finalizzate e dall’effetto immediato. L’aspetto più complicato dell’export per un e-commerce rimane quello della logistica che però si ricollega al primo punto affrontato: fare sistema, agire in gruppo per abbassare i costi ed essere competitivi.

* Claudio Vaccaro è CEO di BizUp agenzia di Web Marketing che opera nel settore e-commerce

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