Cara Palombelli, ecco la mappa della nuova imprenditoria

C’è una fotografia di questo nuovo mondo, scrive il segretario di Italia Startup, scattata con il Politecnico di Milano. Ci sono startupper, investitori, acceleratori, imprese che ci credono e norme adeguate. Adesso bisogna dare fiducia a chi ci sta provando con passione

Pubblicato il 26 Feb 2014

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Caro direttore,
ho letto le tue riflessioni in risposta ad un articolo firmato da Barbara Palombelli qualche giorno fa sul quotidiano Il Foglio e le condivido in pieno: l’ecosistema startup italiano è vivo più che mai ed è alimentato soprattutto da giovani “startuppari”, come vengono chiamati in gergo, che ci credono, ci provano e in tanti riescono a trasformare le proprie idee in imprese promettenti, alcune delle quali già in grado di superare i confini nazionali sia in termini di attrattività verso investitori stranieri, sia in termini di apertura di nuovi mercati.

Italia Startup, insieme al Politecnico di Milano, ha voluto fare una fotografia, in continua evoluzione, di questo ecosistema “pulsante” e la mappa che ne esce è davvero ricca ed eterogenea. Ci sono le startup (quelle registrate negli elenchi delle Camere di Commercio sono oltre 1700 e crescono di 2 al giorno: noi stimiamo che siano almeno 4000); ci sono gli spazi di coworking (luoghi che meritano una visita: si tocca con mano l’energia e il dinamismo di tanti giovani che vogliono contaminarsi lavorando gomito a gomito su progetti condivisi); ci sono gli incubatori o acceleratori d’impresa (proprio oggi il premier Matteo Renzi, all’inizio del suo mandato, ne ha visitato simbolicamente uno….:); ci sono gli investitori (venture capital e business angel, che danno la “benzina” a tante giovani imprese per crescere e per stare stabilmente sul mercato); ci sono anche le imprese mature, che credono e che investono nelle startup innovative (Unicredit proprio ieri ha annunciato un’iniziativa importante per sostenere le startup e per connettere le nuove imprese innovative con le imprese e le industrie consolidate); e c’è anche un impianto normativo ormai stabile, promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico, che consente a chi vuole operare in questo comparto di avere i riferimenti legislativi giusti.

Credo sia quindi opportuno andare oltre i luoghi comuni sui nostri giovani: gli sdraiati non mancano e non mancheranno mai, ma quelli che vediamo noi (e sono tanti) sono svegli e competenti, sono della generazione Erasmus e hanno tanta voglia di mettersi in proprio, insieme a loro coetanei o anche insieme a persone più senior, mosse dalla stessa spinta ad intraprendere. Su di loro è opportuno credere e scommettere, per un presente e per un futuro migliore di questo Paese.

* Federico Barilli è segretario di Italia Startup

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