Il mercato ha accolto positivamente l’ingresso di Zest nel capitale del fondo di venture capital Eureka. Il primo giorno in Borsa dopo l’annuncio dell’operazione (comunicata sabato 25 ottobre) il titolo della società nata dalla fusione fra Digital Magics e LVenture Group ha fatto un balzo di circa il 5%, una boccata d’ossigeno dopo un anno con un andamento non particolarmente felice. Adesso comincia la ricerca di nuovi capitali: un aumento di capitale di 4,5 milioni da completare entro il 31 dicembre è all’ordine del giorno dell’assemblea convocata per martedì 28 ottobre.
Zest entra in Eureka Ventures con una partecipazione del 20% (per un valore che non è stato comunicato) e continua nel suo progetto di integrazione della filiera dell’innovazione. Operativo dall’aprile 2024, il Gruppo ha due divisioni, investimenti e innovazione, a conferma della sua anima articolata e complessa, che si arricchisce con la nuova operazione. Per il il panorama italiano del venture capital e delle startup, particolarmente polverizzato e con pochi operatori di dimensioni importanti, è un segnale rilevante.
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L’ingresso di Zest nel capitale di Eureka
L’operazione presenta sulla carta vantaggi per entrambi i soggetti. Consente a Zest di passare da un modello focalizzato sull’accelerazione e gli investimenti early stage a uno più ampio che permette di intervenire in fasi più mature di investimento, grazie alla partnership con un intermediario vigilato.
Da parte di Eureka! Venture, l’ingresso di Zest porta competenze complementari (accelerazione startup, open innovation, network) e rafforza la filiera italiana dell’innovazione dalla ricerca, al tech-transfer, fino al venture e “entrepreneurship through acquisition”.
I commenti sottolineano proprio questo valore di consolidamento nella filiera italiana dell’innovazione. ““Questa partnership rappresenta un tassello fondamentale per costruire una catena del valore completa nel mondo dell’innovazione, come condiviso con Marco Gay, presidente esecutivo di Zest, e in linea con quanto descritto nel nostro piano industriale “, dice Luigi Capello, Amministratore Delegato del Gruppo Zest, che entra nel consiglio di amministrazione di Eureka!. “La collaborazione con Eureka! ci consente di estendere la nostra azione che va dall’accelerazione delle startup early-stage, all’Open Innovation, e alla valorizzazione dei risultati della ricerca e al tech transfer”.

Aggiunge Stefano Peroncini, confermato amministratore delegato di Eureka!: “Con l’ingresso di Zest nel nostro capitale si rafforza una filiera nazionale dell’innovazione che oggi può contare su competenze complementari e una visione condivisa: dall’accelerazione e corporate innovation di Zest, alla valorizzazione della ricerca scientifica e del deeptech con Eureka! Fund I – Technology Transfer, fino agli investimenti digitali in AI di BlackSheep Fund e ai nuovi strumenti di investimento in PMI e search fund con ETA I – Entrepreneurship Through Acquisition, avviato di recente con i primi investimenti”
L’operazione è inoltre vista come propedeutica al lancio di nuovi fondi e alla raccolta di capitali istituzionali (fondi pensione, casse previdenziali, fondazioni bancarie) che fino ad ora hanno preso in scarsa considerazione l’asset class venture capital.
I vantaggi per il venture capital e le startup
Ecco alcune delle implicazioni più rilevanti per l’ecosistema italiano delle startup:
- Maggior integrazione della catena del valore
Significa che l’ecosistema italiano inizia a “mettere insieme” accelerazione, investimento, ricerca e scaleup in modo più strutturato e organico. Per le startup, questo può tradursi in accesso più fluido dalla fase seed a quella growth. - Maggiore attrazione di capitali istituzionali
Con intermediari vigilati e piattaforme più strutturate, diventa più credibile attrarre fondi più grandi e investitori istituzionali che finora sono interventute poco nel VC. - Focus su tecnologie più mature, deep tech e ricerca
Eureka! Venture SGR ha fondi come “Fund I – Technology Transfer” che puntano su spin-off e ricerca. Questo porta opportunità per startup che partono dalla ricerca o da tecnologie più complesse, non solo quelle digital. - Possibilità di “scaleup” domestico
Se l’ecosistema ha operatori che possono supportare non solo l’idea e la trasformazione impresa ma anche la crescita, si riduce la dipendenza dal mercato internazionale dei capitali e delle imprese innovative. - Potenziale consolidamento e maturazione del mercato VC
L’operazione segnala che il mercato VC italiano sta maturando, cercando massa critica, professionalizzazione, governance, raccolta di Fondi con strutture più grandi. Le startup devono, quindi, prepararsi a interlocutori più esigenti.
I limiti della filiera italiana dell’innovazione
L’ingresso di Zest nel capitale di Eureka Ventures è un segnale positivo, che non deve far dimenticare i limiti dell’ecosistema italiano dell’innovazione:
- L’investimento di Zest in Eureka è una bozza di piattaforma che integra diverse fasi dell’innovazione ma l’Italia resta un mercato ancora piccolo, non tanto rispetto a Stati Uniti e Grand Bretagna, ma rispetto ad altri Paesi culturalmente più vicini (come Francia o Spagna, che sta dimostrando quest’ultima una particolare vivacità)
- Il fatto che ci sia una struttura forte e ricca di competenze non garantisce che tutti i fondi ottengano risultati: serve track record, exit di qualità, modelli scalabili.
- Per le startup, entrare in un ecosistema più “istituzionale” implica anche requisiti più elevati (governance, metriche, professionalità) che potrebbero essere più stringenti.
- Il lancio di nuovi fondi è annunciato, ma non è garantito il successo: la raccolta di capitali è sempre una sfida, specialmente in contesti con rischio percepito alto come quello italiano, dove l’asset class venture capital è ancora considerata poco o male dagli investitori istituzionali
- I possibili e auspicati vantaggi per le startup (migliori condizioni, mentoring, rete) sono tutti da verificare. Se non ci saranno, saremo di fronte solo a un’operazione finanziari fra due player del mercato.






