Rassegna Stampa

Quando scoppierà la bolla start up? Una proposta per farsi meno male

Marco Marinucci di Mind the Bridge ha scritto sul blog Silicon Valley del Corriere della Sera un articolo tutto da leggere. Perché spiega i rischi che sta correndo l’ecosistema nazionale e come potrebbe evitarli

Pubblicato il 26 Set 2013

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Quando nel 2007 ci riunimmo per la prima volta parlando di startup in Italia, il mondo attorno a noi era diverso: Bush era presidente negli USA, Prodi presidente del Consiglio in Italia, ci stupivamo dei 30 Milioni di utenti di Facebook (oggi ne ha piu’ di 1.2 miliardi).

Il PIL italiano cresceva del ~2% e i mass media italiani si preoccupavano d’altro. Nelle poche discussioni sul tema, bisognava definire cosa fosse una startup, un venture capital o un imprenditore seriale.

Le business plan competitions non si sapeva cosa fossero (ah gia’, si scriveva ancora un business plan…), di eventi di “pitching” neanche l’ombra e cosi via.

Sono passati solo sei anni e fare, promuovere o solo parlare di “startup” sembra diventato lo sport nazionale.

Non passa settimana senza l’annuncio del lancio di un nuovo acceleratore / incubatore / spazio di co-working per startup.

Alcuni, tra l’altro, di grande valore come gli acceleratori del Working Capital (oggi in 3 citta’ d’Italia), o il TechPeaks di Trento o i TAG giusto per citarne alcuni alla cui inaugurazione ho partecipato direttamente.

Volendo si potrebbe girare l’Italia attraverso gli eventi per startup vivendo di cocktail, tartine e “networking”. A me e’ successo.

Per chi vive all’estero e passa in Italia in maniera saltuaria, questa bolla risulta evidente e in crescita.

Intediamoci. Ci sono mille fattori positivi che questo movimento sta portando con sè: attitudine positiva al fare, creazione di comunità con intenti comuni, l’emergere di una generazione di “nuovi” imprenditori. (continua a leggere qui)

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