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Equity crowdfunding, come va la ricerca di soci sul web

L’Osservatorio del Politecnico di Milano censisce 4 portali operativi e un’operazione conclusa: UnicaSeed ha raccolto in tre mesi quasi 160mila euro per la veneta Diaman Tech. Che così è la prima società in Europa ad aver usato questo strumento. Presto altre lo faranno

Pubblicato il 22 Apr 2014

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Crowdfunding

Solo una piattaforma di equity crowdfunding, Unicasim Spa, ha chiuso con successo ad oggi la raccolta fondi online, rastrellando 157.780 euro, a circa nove mesi dall’approvazione del regolamento italiano su questa forma di raccolta di capitale di rischio veicolata su Internet. Sono i dati diffusi dall’Osservatorio sul crowdfunding dalla School of Management del Dipartimento di Ingegneria gestionale del Politecnico di Milano, che ricorda come l’equity crowdfunding sia consentito alle startup innovative in base al decreto legge 179/2012 e che le piattaforme devono essere autorizzate dalla Consob, l’autorità di vigilanza sulla Borsa. In pratica consente finanziamenti alle startup innovative in cambio dell’ingresso nel loro capitale.

In tutto sono 4 i portali di equity crowdfunding potenzialmente operativi in Italia (cioè che sono registrati presso Consob), di cui 1 attualmente in fase di raccolta. Quello che si è concluso con successo è il crowdfunding di Unicasim Spa, iscritta nella sezione speciale delle piattaforme di crowdfunding della Consob. Il portale Unicaseed, emanazione diretta di Unicasim Spa, intermediario con sede a Genova e uffici in tutta Italia, ha iniziato il 31 dicembre scorso la campagna per la startup veneta Diaman Tech e in tre mesi ha centrato l’obiettivo, raccogliendo quasi 160.000 euro. È persino andata in overbooking, dato che il target di raccolta era 147mila euro.

Si può così dire, specifica una nota di Unicasim, che Diaman Tech – spin-off delle attività tecnologiche e software del gruppo Diaman Holding nata per diventare una delle principali società fornitrici di applicativi software per la finanza – è la prima società in Europa che ha potuto raccogliere capitale di rischio attraverso un portale di equity crowdfunding nel rispetto di una legge di uno Stato (l’Italia) e di un regolamento di una autorità di vigilanza (la Consob).

Un’altra società che è ancora in fase di raccolta è StarsUp, prima startup autorizzata dalla Consob all’equity crowdfunding. Nata su iniziativa dei commercialisti Matteo Piras, Carlo Piras e Alessandro Scutti, la società livornese si è lanciata nella raccolta fondi per tre progetti, puntando a raccogliere in media 310mila euro. Il primo progetto, Cantiere Savona, ideato da giovani con una precedente esperienza in un importante cantiere navale, ha raggiunto fino a questo momento l’11% del target prefissato, mentre Face4Job è all’1% e Pharmago allo 0%.

Per ora invece non risultano aver raccolto fondi le milanesi Smarthub e Assiteca Crowd.

Con il “Regolamento sulla raccolta di capitali di rischio da parte di start up innovative tramite portali on-line”, pubblicato dalla Consob il 12 luglio 2013 in attuazione degli articoli 50-quinquies e 100-ter del Testo Unico della Finanza, l’Italia si è dotata, per prima in Europa, di una compiuta regolamentazione del fenomeno dell’equity crowdfunding.

Introdotta dal Decreto Crescita bis (Decreto legge 18 ottobre 2012 n. 179 “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”) con l’obiettivo di facilitare l’accesso delle startup al mercato dei capitali di rischio, la disciplina nazionale del crowdfunding riconosce alle startup la possibilità di promuovere l’offerta al pubblico di strumenti finanziari di equity attraverso uno o più piattaforme on line specializzate nella mobilitazione della ‘folla’ di potenziali investitori.

L’Osservatorio sul Crowdfunding del Politecnico di Milano studia il fenomeno del crowdfunding in Italia dal 2013, raccogliendo sistematicamente dati e casi di studio.

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