A Bologna il primo acceleratore per portare i ricercatori in Silicon Valley

Si sono candidati in 50 a Unibo Launch Pad, nato per coltivare il talento imprenditoriale di giovani dottorandi e ricercatori dell’ateneo emiliano. Da ottobre i selezionati parteciperanno a 2 mesi di formazione, i migliori voleranno in California per tre settimane di apprendimento sul campo

Pubblicato il 19 Ago 2015

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Sarà stato il richiamo delle sirene della Silicon Valley o, ancor più, il sogno di fare impresa nel proprio Paese a spingere oltre cinquanta ricercatori dell’università di Bologna a presentare domanda di partecipazione alla prima edizione del programma di formazione imprenditoriale Unibo Launch Pad, il primo acceleratore italiano d’impresa destinato al mondo dei giovani ricercatori dell’ateneo emiliano. Lo scorso 31 luglio si è chiusa la raccolta di idee con la candidatura di 19 progetti, ad alto contenuto scientifico, che puntano a trasformarsi in imprese di successo. Si tratta di un progetto che ha preso vita grazie alla partnership tra l’Università di Bologna, l’Istituto italiano imprenditorialità più fondazioni e imprese dell’Emilia Romagna con l’obiettivo di realizzare un percorso di formazione all’imprenditorialità che prenda vita dalle officine di ricerca.

L’obiettivo è quello di far intraprendere ad assegnisti, ricercatori e dottorandi di Unibo un percorso imprenditoriale di successo a partire da un’idea innovativa. Per questo la fase di selezione che porterà alla scelta dei 5-6 progetti più meritevoli – quelli che parteciperanno al programma di formazione – sarà un percorso impegnativo che culminerà il 10 settembre con un colloquio, basato su interviste approfondite, volto a privilegiare i partecipanti più inclini a intraprendere la via dell’imprenditorialità.

Le attività di formazione, della durata di dieci settimane, prenderanno il via a ottobre e termineranno a dicembre con incontri a cadenza settimanale. In questo periodo grande risalto verrà dato all’esperienza sul campo, dato che il motto del laboratorio è “insegnare impresa facendola”: qui gli imprenditori riceveranno supporto nell’affrontare le fasi principali della creazione di un’impresa, dalla messa a punto dell’idea, alla creazione del business model, al rapporto con il mercato e gli stakeholders, fino alla presentazione professionale del progetto.

Le fasi successive prevederanno momenti di incontro tra gli stessi inventori e i trentasei mentori qualificati messi a disposizione dell’università, oltre a potenziali investitori e imprenditori. Una giornata intera verrà poi dedicata all’esposizione dei progetti, tramite il classico pitch, di fronte a una giuria di esperti e investitori che selezioneranno i team più meritevoli a cui sarà data la possibilità di trasferirsi in Silicon Valley, per partecipare ad un periodo di formazione professionale di tre settimane in quella che è il simbolo della nuova imprenditoria globale. Andare a lezione nelle aule delle università di Berkeley e Stanford, visitare le sedi di Apple, Facebook e Amazon sarà la spinta motivazionale adatta per far sì che gli imprenditori, tornando, siano in grado di realizzare un business dal successo mondiale in Emilia Romagna?

È quello che si augurano gli organizzatori di questa iniziativa, sorpresi positivamente per le numerose richieste di partecipazione che sono giunte all’ateneo «Siamo molti soddisfatti sia per l’alto numero dei progetti presentati sia per la qualità degli stessi e dei curricula delle persone che compongono i vari team. In totale il numero delle ricercatrici e dei ricercatori che si sono messi in gioco sono stati 53 di cui 18 donne e 35 uomini” ha dichiarato in un comunicato il prof. Simone Ferriani, coordinatore e direttore scientifico del progetto. “Se già nel primo anno dei tre del progetto siamo riusciti a raggiungere questi risultati c’è da ben sperare per il futuro».

C’è chi ha già definito il programma un ponte tra l’università e il mondo dell’impresa, e chi invece rintraccia il potenziamento di una sinergia tra gli atenei italiani e la Silicon Valley. Quel che sembra chiaro è che c’è una fetta del mondo della ricerca universitaria che è pronta a fare impresa: “Leggendo le motivazioni che hanno spinto un così grande numero di ricercatrici e ricercatori a partecipare – ha sottolineato Alessandro Pastore mentore e ideatore dell’iniziativa – si evince chiaramente che il programma ha fatto emergere una voglia di imparare a fare impresa per mettere a valore le conoscenze tecniche e scientifiche sviluppate in molti anni di ricerca”.

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