AZIENDE STORICHE

Sergio Tacchini rivuole il suo marchio: “Offro 5 milioni ai cinesi”

L’ex campione di tennis e la sua famiglia vogliono riacquistare il brand di abbigliamento sportivo ceduto nel 2007 alla cinese Hembly e ora in liquidazione: “La nostra offerta è superiore alle altre”. Ma il primo tentativo è andato a vuoto

Pubblicato il 04 Giu 2014

sergio-tacchini-140603193637

“Ridateci il marchio Sergio Tacchini, siamo pronti a offrire 5 milioni di euro”. L’appello accorato è della famiglia Tacchini, intenzionata a riacquistare il brand di abbigliamento sportivo, ora in liquidazione, ceduto ai cinesi della Hembly e ribattezzato Sergio Tacchini International. Ad annunciare il progetto di riportare in mani italiane l’azienda, fondata nel 1966 dall’omonimo campione di tennis piemontese degli anni ’60 per sette anni membro della squadra di Coppa Davis italiana, sono stati lo stesso ex tennista Sergio e il figlio Alessandro durante una conferenza stampa nel municipio di Novara.

“La scelta di vendere, nel 2007, è stata difficile, ma l’acquirente cinese ci sembrava il giusto interlocutore per rilanciare il marchio, soprattutto in Cina e nei mercati emergenti asiatici. Purtroppo non è stato così, oggi il marchio, che generava un fatturato di circa 100 milioni di euro, è quasi sparito dal mercato. Assistere a questa situazione è per noi molto difficile ed è per questo motivo che abbiamo deciso di provare a ricomperarlo”, ha affermato Sergio.

L’offerta, 5 milioni di euro da versare al futuro concordato per riavere il marchio e un investimento di 50 milioni in cinque anni per rilanciare la Tacchini, è stata inviata da tempo. “Il 14 aprile – hanno detto Sergio e il figlio Alessandro, amministratore delegato di Sandy’s, marchio dell’abbigliamento con sede a Novara – abbiamo inviato all’attuale proprietaria del marchio, la Sergio Tacchini International srl in liquidazione, un’offerta di 5 milioni di euro, offerta sensibilmente superiore a quanto fatto da Wintex Italiana (l’azienda italiana emanazione di società di Hong Kong a cui nel giugno 2013 il marchio è stato affittato fino al 2017, ndr) e auspichiamo che questa proposta venga accettata per permetterci di rilanciare il marchio, valutato dagli esperti 2,3 milioni di euro, nel migliore dei modi”.

Riottenere il brand sarà tutt’altro che semplice. L’offerta scadeva il 30 maggio e finora l’unica comunicazione ricevuta dai cinesi è una nota diffusa pubblicamente in cui si afferma che per vincoli contrattuali non si può procedere ad alcuna vendita. “Siamo stati informati – ha ammesso l’ex titolare del brand – che il marchio Sergio Tacchini non può essere oggetto di cessione”. Ma non sarà questo a fermare il tentativo. “È comunque nostra intenzione procedere per valutare tutti gli scenari possibili per poter riacquisire il marchio”.

Il piano è ambizioso. I Tacchini vogliono creare una “nuova sede a Novara, dove verranno prese tutte le decisioni, così da uniformare la qualità e il processo di produzione”. A questo si aggiungerebbe una forte accelerazione sul retail: “Contiamo di riaprire una trentina di negozi monomarca e ripartire con una ventina di dipendenti”. In uno scenario in cui, dal 2008 al 2012, sono state ben 437 le aziende italiane acquisite da stranieri (fonte: Rapporto Outlet Italia di Eurispes), vedere che almeno qualcuna fa anche il percorso di ritorno sarebbe un buon segnale per tutto il made in Italy.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 4