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Grana Padano vuole De Castro Commissario Ue all’Agricoltura

Nicola Cesare Baldrighi, presidente del Consorzio: “È il momento giusto per un italiano, il nostro settore agroalimentare è in ascesa. Ma ci vuole una figura preparata tecnicamente e politicamente”

Pubblicato il 11 Giu 2014

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Nicola Cesare Baldrighi, presidente del Consorzio Grana Padano

“È il momento che l’Italia pretenda il Commissario europeo per l’Agricoltura e noi abbiamo un nome: Paolo De Castro”. A chiederlo, rivolgendosi direttamente al presidente del Consiglio Matteo Renzi, è Nicola Cesare Baldrighi, presidente del Consorzio Grana Padano. Un organismo che rappresenta 40 mila operatori, 132 caseifici e vanta una produzione di oltre 4,5 milioni di forme nel 2013. In una lettera aperta diffusa nei giorni scorsi, Baldrighi ha chiesto al premier di “valutare con sensibilità e lungimiranza un’esigenza forte che, in più occasioni, è stata già sollevata”, senza però citare un nome preciso. Nome che svela oggi a EconomyUp: la “campagna elettorale” del Consorzio Grana Padano è tutta per Paolo De Castro, che in effetti vanta un curriculum di tutto rispetto. Docente all’Università degli Studi di Bologna, economista e agronomo, è stato consigliere economico a Palazzo Chigi con Romano Prodi e poi ministro ministro delle Politiche Agricole e Forestali nel primo e nel secondo governo D’Alema e oggi è presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del parlamento europeo. La discussione sui futuri Commissari è in atto, si attendono decisioni entro qualche settimana, e vedremo se Renzi prenderà in considerazione la proposta. Intanto il Consorzio Grana Padano ha le idee chiare. Anche perché, sottolinea Baldrighi, non c’è mai stato alla Ue un Commissario all’Agricoltura italiano.

Perché proprio ora?

Nella Comunità europea l’agricoltura è sempre stata un capitolo molto importante. E lo è anche per l’Italia. Nel nostro Paese l’agroalimentare è diventato negli ultimi anni estremamente rilevante per l’economia nazionale ed è ora un business decisivo che contribuisce grandemente alla formazione del pil nazionale, anche con una quota di export di qualità che non ha eguali. Eppoi stanno crescendo la fama e la reputazione in campo internazionale delle nostre aziende. C’è un grande desiderio da parte degli altri Paesi di accedere ai prodotti nazionali. Lo vediamo dall’interesse che mostrano gli stranieri in certi prodotti, dall’aumento costante dell’export e dall’interesse di società straniere a entrare nel mercato nazionale cercando di acquistare aziende o stipulando accordi di partneship.

Un Commissario italiano all’Agricoltura può aiutare in vista di Expo2015?

Ci troveremmo in una particolare congiuntura. Potremmo avere un tris: un nostro Commissario, la presidenza italiana del semestre europeo e la fase preparatoria dell’Expo. Sarebbe proprio il momento giusto.

Perché puntate su De Castro?

Ritengo che sia la persona in grado di rivestire questo ruolo. È l’attuale presidente della Commissione agricoltura del parlamento Ue e ha lavorato molto bene in questi anni. Basti pensare che la presidenza delle Commissioni cambia a metà mandato e la sua Commissione è stata l’unica che non ha proceduto all’avvicendamento.

Siete solo voi a chiederlo?

La richiesta di un nostro Commissario all’Agricoltura non è un’esigenza personalistica ma il sentire comune di tutti i sistemi produttivi dell’eccellenza agroalimentare italiana. Lo vogliono altri consorzi, lo vuole tutto il mondo delle denominazioni. Chiediamo che ci sia un nostro rappresentante in Europa. Ed è quasi sottinteso che debba essere una figura forte, perché essere presidente di una Commissione vuol dire in sostanza dettare le norme della Comunità. Sono i Commissari a fare le regole, è vero, ma, dopo il Trattato di Lisbona, è previsto che si confrontino con il parlamento, ovvero, in pratica, con i presidenti di Commissione.

Cosa dovrebbe fare un Commissario all’Agricoltura italiano?

Sono tantissime le tematiche aperte. Perciò dovrebbe tenere conto di una pluralità di situazioni in mercato che si sta evolvendo tantissimo e dove la concorrenza è sempre più agguerrita. Il 40% del budget comunitario è assorbito dall’Agricoltura e dall’Agroalimentare, un ammontare complessivo di risorse per il periodo 2014-2020 pari a 420 miliardi di euro. Il settore agricolo rappresenta il 6% dell’occupazione e contribuisce al 5% della ricchezza europea ma non si ferma qui, estendendosi a tutto il sistema agroalimentare compresa l’industria di trasformazione alimentare che oggi rappresenta il primo asset manifatturiero europeo, coinvolgendo oltre 30 milioni di addetti. In questo contesto occorre poter disporre di un Commissario che conosca bene le nostre posizioni e soprattutto sia competente. Va bene un italiano esperto di agricoltura, ma non uno che non sappia niente dei meccanismi della politica.

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