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Varoufakis, il neoministro delle Finanze greco conosce i Bitcoin «meglio di Padoan»

Autodefinitosi marxista e «un teologo ateo in un monastero medievale», è anche innovatore: oltre alla passione per Internet, ha collaborato alla creazione di firewall contro la nascita di bolle finanziarie virtuali. Così ha conosciuto la moneta digitale, che però non ama: «È altamente problematica»

Pubblicato il 04 Feb 2015

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Yanis Varoufakis, ministro delle Finanze greco

Yanis Varoufakis, il neo ministro delle Finanze greco che si autodefinisce marxista, potrebbe sembrare a prima vista uomo del passato invece è innovatore, frequentatore appassionato di Internet e social e conosce a menadito rischi e opportunità (soprattutto rischi) dei Bitcoin. L’esponente di punta del nuovo governo greco di Alexis Tsipras sta facendo molto parlare di sé sia per le teorie economiche (“Keynes con un pizzico di Marx”, l’ha definito un articolo del Guardian) sia per motivi più frivoli come il look da palestrato e l’abbigliamento informale. Ma non tutti sanno che si è occupato attivamente della prevenzione di bolle finanziarie virtuali e che questa esperienza gli ha dato un’ottima conoscenza di sistemi di moneta virtuale. Forse migliore di quella di colleghi come il nostro ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, commenta l‘economista Joseph Halevi in un’intervista all’Associazione Paolo Sylos Labini. Non per questo il politico con la faccia da boxeur ama la moneta digitale, anzi la descrive come una “pericolosa fantasia” che necessita di una regolamentazione.

Cinquantatrè anni, doppio passaporto greco-australiano, già studente alla Essex University, poi ricercatore a Cambridge, è paladino dell’anti-austerità ma convinto sostenitore della permanenza di Atene nell’area dell’euro. È anche un blogger molto popolare e una star di Twitter: il suo profilo è seguito da 130mila persone, quasi il doppio dei follower di Tsipras.

Ma la sua “anima digitale” non si ferma qui. Nonostante si descriva come un “teologo ateo nascosto in un monastero medievale” conosce bene i meccanismi della finanza virtuale. In queste ore ha fatto molto discutere la sua esperienza di un paio d’anni con la grande casa di produzione di videogiochi Valve per cui è stato consulente. Il boss della software house di Seattle, Gabe Newell, l’ha infatti contattato per mettere mano al delicato sistema di pagamento sia sulla piattaforma online Steam che ha all’interno dei titoli di propria produzione, da Half-Life a Dota 2.

“La sua collaborazione con la Valve corporation è stata derubricata come consulenza ad una società che produce videogiochi” si legge nell’intervista ad Halevi dell’Associazione Paolo Sylos Labini. “In realtà questa azienda si occupa di vendita di beni virtuali, Yanis era stato assunto per collaborare alla creazione di firewall che impedissero la nascita di bolle finanziarie virtuali, e questa esperienza gli ha dato una conoscenza di sistemi di moneta virtuale, su cui ha anche scritto, come “bitcoin”, che gente come Visco o Padoan non potrà mai avere”.

Sui Bitcoin il ministro greco ha le idee chiare. Come si legge in questo articolo pubblicato sul suo blog, la definisce “una forma di valuta digitale molto speciale”, ma sottolinea I rischi di deflazione e di controllo della maggioranza delle monete da parte di una minoranza di investitori come “due insormontabili pecche che fanno dei Bitcoin una valuta altamente problematica”. A suo parere l’unica soluzione sarebbe una Banca Centrale del Bitcoin, che eviterebbe una moneta virtuale “totalmente decentralizzata”. Opinione condivisibile o meno, ma certo basata su una solida conoscenza del fenomeno.«

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