Nel Novecento l’innovazione della plastica ha cambiato il mondo, oggi il materiale rivoluzionario potrebbe essere il grafene. È con questa convinzione che Gabriele Benedetto ha deciso, già qualche tempo fa, di salire a bordo di ESA NanoTech, società innovativa fondata nel 2021 e presieduta da Leonardo Maria Del Vecchio, che ha un preciso obiettivo: produrre il grafene in modo finalmente più semplice, molto più economico e decisamente più sostenibile. Può farlo grazie a un brevetto degli scienziati dell’Università di Parma, che consente di sviluppare grafene attraverso l’utilizzo di un laser sulla plastica. Un efficace esempio di trasferimento tecnologico dall’accademia all’industria.
Il 19 giugno 2025 è stato inaugurato all’interno del Kilometro Rosso di Bergamo, uno dei principali distretti europei dell’innovazione, il primo impianto industriale di ESA NanoTech, alla presenza di Del Vecchio, Presidente di ESA NanoTech e di LMDV Capital, e di Benedetto, che della società innovativa è CEO, oltre a scienziati e ricercatori universitari che hanno dato il loro essenziale contributo al progetto.
Un’occasione per capire meglio cosa sta facendo e cosa farà ESA NanoTech. E soprattutto come riuscirà a imporsi in un settore dove altri hanno tentato e non sono riusciti. Una sorta di “corsa al grafene” che adesso potrebbe avere un vincitore.
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Grafene: perché è “disruptive”
Il grafene è un materiale bidimensionale composto da un singolo strato di atomi di carbonio disposti in una struttura esagonale. È straordinariamente resistente, flessibile, trasparente e conduce elettricità e calore meglio del rame. Queste proprietà lo rendono promettente per applicazioni in elettronica, batterie, sensori, fotonica e medicina. I suoi vantaggi includono leggerezza, elevata conducibilità e resistenza meccanica. Ma presenta anche svantaggi: i costi di produzione sono elevati, la sua integrazione nei processi industriali complessa e manca una standardizzazione. Negli ultimi anni molte startup e aziende hanno cercato di commercializzarlo, attratte dal suo potenziale rivoluzionario, ma la maggior parte ha fallito a causa della difficoltà di produrlo in modo scalabile ed economico. La cosiddetta “bolla del grafene” ha mostrato che la strada verso applicazioni industriali diffuse è più lunga del previsto.
La metodologia innovativa di ESA NanoTech: il laser
Nell’ateneo di Parma, però, ci sono alcuni “entusiasti del grafene” che negli anni hanno sviluppato una nuova metodologia, che consente di trasformare materiali sintetici in grafene funzionalizzato attraverso un processo di termoconversione a basso consumo energetico (100W). Questo permette di rendere il grafene subito utilizzabile in applicazioni come pannelli radianti, batterie e supercapacitori. I pannelli radianti sono dispositivi utilizzati per il riscaldamento degli ambienti, che emettono calore dalla loro superficie, particolarmente diffusi nei Paesi nordici, dove vengono preferiti rispetto a caldaie o pompe di calore, molto comuni in Italia.
Ma come viene sviluppato concretamente il grafene?
Ad oggi i metodi più diffusi sono due: il primo è la meccanica di strappo (o “metodo dell’adesivo”), in cui un nastro adesivo viene utilizzato per staccare uno strato di grafene da un pezzo di grafite. Il secondo è il metodo chimico, in cui il grafene viene prodotto a partire da composti chimici, come il gas metano, che vengono sottoposti a reazioni chimiche ad alta temperatura. Quest’ultimo, in particolare, comporta procedure complicate e anche dannose per l’ambiente.
Il brevetto acquisito dall’azienda di Del Vecchio punta invece su GLEAM, una tecnologia laser brevettata che consente di convertire plastiche di scarto in grafene ad alte prestazioni, senza l’uso di reagenti chimici e con un consumo energetico inferiore del 99% rispetto ai metodi tradizionali.
Semplificando all’estremo, potremmo dire che l’impianto industriale presso Kilometro Rosso ospita macchinari simili a grandi stampanti, che utilizzano un laser per trasformare strisce di plastica in strisce di grafene. Il processo non richiede fasi intermedie, come avviene nella produzione tradizionale, e si distingue per la sua sostenibilità. Il centro di ricerca e sviluppo di Parma, Carbonhub, fungerà da polo per l’innovazione, sviluppando nuovi materiali, anche da plastiche riciclate.

ESA NanoTech: portare il grafene direttamente dentro le soluzioni
Il passo in più che vuol fare ESA NanoTech rispetto ad altri competitor è andare diretti verso la commercializzazione. Non limitarsi a produrre grafene, dunque, ma, come ha spiegato all’inaugurazione del 19 giugno Leonardo Maria Del Vecchio, “costruire un nuovo ecosistema industriale attorno ad esso. La nostra tecnologia laser nasce da un’intuizione semplice ma radicale: trasformare rifiuti plastici in materiali che cambiano il mondo. Non è solo una questione di efficienza. È una questione di visione. Vogliamo portare il grafene fuori dai laboratori e dentro le fabbriche, dentro le batterie, dentro le soluzioni che renderanno possibile una nuova generazione di dispositivi: più leggeri, più sicuri, più performanti”.
Il grafene “come la plastica nel Novecento”
“Quando, dopo che ero uscito da Telepass, Leonardo Maria Del Vecchio e Marco Talarico mi chiesero di ‘dar loro una mano a cambiare il mondo’, devo ammettere che li guardai con un po’ di perplessità” dice Gabriele Benedetto, entrato nella società inizialmente come consigliere di amministrazione. “Ci ho messo qualche settimana a capire che forse stavano vedendo qualcosa che il mio sguardo non aveva ancora intercettato. Avevano capito che il grafene è la chiave per i materiali del futuro, o meglio, di un futuro migliore se usato in modo corretto. Qualcosa di simile a ciò che fu la plastica nel Novecento: un materiale che ha rivoluzionato l’industria, rendendo gli oggetti leggeri, economici e accessibili, ma con una pesante eredità ambientale che non possiamo più ignorare. Quello che avevano intuito Leonardo e Marco è che ESA NanoTech era un’idea semplice ma potente: trasformare ciò che inquina (la plastica) in ciò che può salvare (il grafene)”.
Le future applicazioni
“La nostra strategia – prosegue Benedetto – è posizionare la società in grado di essere sostenibile con un costo risibile. Attenzione, però: non vogliamo vendere il materiale ‘a peso’, vogliamo entrare nel mondo delle applicazioni, laddove il grafene può cambiare la vita di tutti i giorni. Per esempio utilizzare matasse di grafene sotto i listelli del pavimento a scopo di riscaldamento. Entro fine anno vorremmo presentare una batteria al grafene per il mondo dell’energy. Immaginiamo poi cosa può fare il grafene nel mondo dell’auto, in particolare delle auto di lusso, poiché è in grado di garantire leggerezza, conduttività e resistenza. Pensiamo anche a strutture e infrastrutture, specialmente all’asfalto, al quale il grafene può garantire flessibilità strutturale. E poi c’è l’aereospace e la sensoristica”.
“La produzione – aggiunge Matteo Negro, General Manager di ESA NanoTech e CEO di Carbonub, il polo di ricerca dell’azienda – è già avviata su scala industriale, con impianti a Parma (R&D), Vicenza (assemblaggio) e Milano (amministrazione). I prodotti sono pronti per la vendita, con partnership strategiche in corso in ambito automotive e aerospace. La tecnologia permette una produzione modulare e sostenibile di grafene funzionalizzato, con possibilità di scalare rapidamente”.
Le criticità della normativa
Il team di ESA NanoTech è ottimista e appassionato, ma non nasconde che esistano alcuni ostacoli sul cammino. Uno riguarda le normative attuali.
Attualmente esistono normative che stabiliscono che un sistema di scambio energetico non possa essere considerato ad alta efficienza se non utilizza energia esterna proveniente dall’ambiente. Ad esempio, la pompa di calore sfrutta l’aria esterna. Il sistema innovativo proposto, invece, utilizza esclusivamente energia elettrica e presenta un elevato tasso di scambio termico, senza attingere a fonti esterne come l’aria. Questo approccio lo pone in una situazione di non conformità con alcune regolazioni. Sebbene non si possa considerarlo “fuori legge”, il sistema non può beneficiare di determinati incentivi. Le normative, tuttavia, sono in fase di aggiornamento, e l’azienda sta lavorando con la nuova direttiva RED III, che potrebbe permettere l’integrazione di questa tecnologia nelle normative in vigore.
Come in tanti altri casi, l’innovazione tecnologica arriva prima delle norme. Nel frattempo ESA NanoTech ha accumulato finanziamenti pari a circa 20 milioni di euro. Un’altra quota intorno ai 1,5 milioni sarà destinata al nuovo impianto industriale. Ma la previsione di Benedetto è “arrivare presto a un milione di ricavi grazie alla vendita di prodotti radiance per l’industria”. La corsa al grafene è iniziata.