VALUTA DIGITALE

Un libro per discutere del futuro dell’euro digitale: la situazione e le domande ancora aperte

“Euro digitale. Una sfida da vincere nell’interesse di tutti”, di Emilio Barucci, è un libro che analizza questo tema, partendo da un dato di fatto: l’inesorabile digitalizzazione dei pagamenti. Lo scenario, gli aspetti politici e geopolitici, le tempistiche, le questioni ancora aperte

Pubblicato il 14 Lug 2023

Un libro sull'Euro digitale

Il tema della valuta digitale delle banche centrali è al centro del dibattito non più solo degli specialisti ma sempre più anche del grande pubblico. Si preannuncia come un cambiamento epocale innanzitutto per il sistema dei pagamenti, ma più in generale per la vita di tutti i cittadini dell’Eurozona. In questi mesi è uscito un libro che prova a fare il punto sui principali aspetti che concernono il progetto dell’euro digitale [E. Barucci, Euro digitale. Una sfida da vincere nell’interesse di tutti, EGEA Edizioni, Milano, 2023]

Euro digitale: una scelta politica

Il testo costituisce un’efficace introduzione ai temi al centro del dibattito. Il suo messaggio principale è che l’euro digitale si farà, ma gradualmente, accompagnando l’inesorabile ma altrettanto graduale declino del contante. Il secondo messaggio importante del libro è che le scelte chiave che concernono l’euro digitale sono politiche, non tecniche, e le scelte politiche comportano delicati bilanciamenti tra i diversi interessi in gioco, da ponderare con cura per evitare che il progetto possa avere effetti destabilizzanti sul sistema bancario. Il futuro è comunque imminente: entro la fine del 2023 l’Eurosistema dovrà decidere come procedere con il progetto sotto il profilo legislativo e tecnologico.

Digitalizzazione dei pagamenti: un trend ineludibile

Il libro identifica le ragioni dell’euro digitale innanzitutto nella digitalizzazione progressiva dei pagamenti, un trend ineludibile che allontana soprattutto le nuove generazioni dall’uso delle banconote e che l’esperienza della pandemia ha accelerato. Si tratta di un cambiamento epocale nelle abitudini dei cittadini, ed è opportuno che questa transizione a modalità interamente digitali di pagare si accompagni alla consapevolezza che la moneta è un bene pubblico, la cui stabilità va difesa sia contro una perdita del suo valore d’acquisto, come si è visto quando in questi mesi l’inflazione ha sfiorato le due cifre, sia a livello internazionale per rafforzare la posizione europea nel commercio mondiale.

Euro digitale essenziale per gli equilibri geopolitici

La dimensione internazionale dell’euro digitale apre un dibattito sul tema della moneta comune come leva per difendere l’indipendenza e la sovranità dell’Europa, che ieri si poneva essenzialmente sotto il profilo commerciale ma che nell’epoca della nuova guerra fredda, aperta dal conflitto in Ucraina, solleva delicati interrogativi politici e persino militari. Giustamente l’autore osserva: “L’emissione dell’euro digitale appare essere una strada obbligata da un punto di vista geopolitico per l’Europa”. In un mondo tornato ai blocchi contrapposti, la nascita del renminbi (la moneta cinese) digitale potrebbe segnare un cambiamento radicale nel sistema monetario internazionale. Oltre alla dimensione geopolitica, l’euro digitale risponde però anche alla necessità di mantenere il controllo pubblico del sistema dei pagamenti, messo in pericolo da operatori privati, come avvenne con il progetto della stablecoin mondiale di Facebook.

La motivazione chiave del progetto è dunque rispondere pro-attivamente alle sfide politiche ma anche da quelle poste dagli operatori privati al ruolo dell’euro nell’economia europea e mondiale. Con la pandemia si è capita l’importanza di un altro aspetto del sistema dei pagamenti che l’euro digitale si propone di affrontare: l’inclusione finanziaria. Un progetto pubblico, sostanzialmente gratuito di gestione digitale dei flussi finanziari di base, accompagnato da una massiccia e capillare campagna di informazione, potrebbe permettere di traghettare ai pagamenti digitali anche quelle fasce della popolazione che ne sono escluse perché considerano i pagamenti digitali costosi, per mancanza di fiducia, per poca conoscenza della materia.

Tra gli aspetti più delicati connessi ai pagamenti digitali vi è il tema della privacy (https://www.economyup.it/fintech/come-garantire-la-privacy-con-i-pagamenti-digitali-al-posto-del-contante/). L’uso del contante è ritenuto più rispettoso della privacy di compratore e venditore, il che però ha anche un risvolto negativo in quanto si presta al riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite. Non a caso già ora vi sono molti limiti all’uso del contante nei pagamenti. Anche su questo aspetto è importante che il progetto dell’euro digitale sviluppi un approccio equilibrato, in cui il doveroso rispetto della riservatezza della vita delle persone non sia un pretesto per facilitare le attività delle organizzazioni criminali. Su questo tema il libro smonta due idee errate piuttosto diffuse. In primo luogo, spesso si sente sostenere che i pagamenti digitali costano più del contante, ignorando gli effettivi costi della circolazione monetaria che non sono esplicitati nei prezzi, ma sono cospicui, essendo stimati dalla Banca d’Italia in oltre 7 miliardi di euro all’anno. Il problema è dunque un bias cognitivo connesso al fatto che il costo dell’utilizzo di uno strumento digitale è visibile (ad esempio sotto forma di commissione) mentre il costo dell’utilizzo del contante, essendo spalmato su tutti i prezzi, non si vede. Ad ogni modo, l’euro digitale potrebbe avere una funzione di riduzione dei costi di transazione. In secondo luogo, c’è chi teme che l’euro digitale possa diventare una sorta di grande fratello che sa tutto di noi, quando, se mai, sono le big tech private a raccogliere dati in modo pervasivo e che anzi, come si dice nel libro: “il punto di forza dell’euro digitale è che l’Eurosistema non ha interesse a sfruttare da un punto di vista commerciale i dati delle operazioni finanziarie dei cittadini”.

Le tempistiche dell’euro digitale nel libro di Barucci

Da un punto di vista tecnico, come detto, la BCE non può che aspettare le decisioni delle istituzioni comunitarie e, recentemente, la Commissione Europea si è espressa in senso favorevole al progetto. Il libro esplora tre modelli di sviluppo dell’euro digitale. Il primo è il modello indiretto (o two-tier), che risulterebbe simile alla situazione attuale, nel senso che la banca centrale si rapporterebbe con le banche commerciali presso cui tutti noi abbiamo dei conti correnti di deposito, mentre le transazioni tra Eurosistema e sistema bancario avverrebbero in valuta digitale. Il secondo modello è quello diretto e più rivoluzionario, in cui la BCE aprirebbe conti correnti a tutti i cittadini e le aziende dell’Eurozona, ponendo i corrispondenti depositi come sue dirette passività e permettendo a tutti gli agenti economici dell’area di regolare le proprie transazioni muovendo i rispettivi conti presso la BCE. Infine, il terzo modello è un ibrido che cerca una soluzione intermedia e che sembrerebbe il modello che prevarrà, in quanto si presenta come un buon compromesso, con una soglia massima piuttosto contenuta di transazioni regolabili direttamente in euro digitale. Sarebbe infatti complesso per la BCE gestire da subito centinaia di milioni di conti con le incombenze relative (ad esempio in tema di riconoscimento anagrafico, assolvimento della normativa antiriciclaggio, ecc.). Una volta che sotto il profilo tecnologico e della sua diffusione, l’euro digitale si sarà consolidato, si potrà pensare a un’evoluzione nel senso del modello più diretto.

Il funzionamento: nel libro le ipotesi in campo

Per ora dunque, l’euro digitale potrebbe essere simile a un digital wallet con una soglia di alcune migliaia di euro, che pescherebbe automaticamente dal conto corrente presso una banca commerciale, alla quale rimarrebbe in capo la relazione con il cliente, mentre l’Eurosistema gestirebbe l’infrastruttura come fa già oggi per i pagamenti all’ingrosso. La chiave di volta dell’introduzione dell’euro digitale, che ne manterrebbe la funzione di moneta pura, per così dire, è la fissazione di soglie di importo oltre le quali non sarebbe possibile depositare o utilizzare il proprio conto di euro digitale. Ad esempio, un limite sui 3-4mila euro mensili permetterebbe di utilizzare ampiamente l’euro digitale per le transazioni ordinarie di una famiglia o di una piccola attività economica, senza però che diventi una forma di investimento della liquidità in eccesso. Funzionamento analogo potrebbe avere un modello token-based dove il limite anziché nel conto sarebbe appunto incorporato nel dispositivo. Il limite potrebbe essere imposto utilizzando anziché un tetto, la remunerazione del deposito. Si potrebbe, ad esempio, remunerare il saldo del conto con il tasso di rifinanziamento dell’Eurosistema sino alla soglia fissata di 3-4 mila euro, utilizzando invece un tasso negativo sulla cifra eccedente tale importo, in modo da scoraggiare l’utilizzo eccedente la cifra stabilita. Il libro osserva che la nascita di conti correnti presso la BCE potrebbe aiutare a ridurre i costi della gestione dei pagamenti senza con ciò emarginare le banche, perché occorre ricordare che all’ordinario conto corrente bancario sono associati numerosi servizi che una banca centrale ovviamente non offrirebbe. Famiglie e imprese dovrebbero quindi comunque mantenere le proprie relazioni con il sistema bancario, il che permetterebbe uno sviluppo graduale e non traumatico della valuta digitale.

Nel libro sull’euro digitale le domande ancora aperte

Il libro si domanda che ne sarà degli attuali strumenti di controllo pubblico, una volta stabilito questo scenario misto con un travaso graduale ma importante di depositi retail presso l’Eurosistema. Ci sarà bisogno di una assicurazione sui depositi detenuti presso l’Eurosistema? Come muterà la vigilanza di operatori che non hanno più la creazione di moneta come aspetto cardine del proprio modello di business? Sono interrogativi importanti che studiosi e istituzioni si pongono in questi mesi. Certamente la BCE non ha intenzione di andare verso il narrow banking, la famosa proposta della scuola di Chicago che ipotizzava banche prive di depositi. Come detto, il tema è ripensare il sistema dei pagamenti, constatando la graduale dismissione del contante e considerando la necessità che strumenti quali le criptovalute non minaccino la stabilità finanziaria, nella consapevolezza che, come acutamente riconosce il libro, “la BCE è presa tra due fuochi” e deve bilanciarsi tra esigenze differenti e a volte contrastanti.

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Lorenzo Esposito
Lorenzo Esposito

Lorenzo Esposito lavora da oltre vent’anni nell’ambito della vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia; è professore a contratto di Economia Monetaria presso la “Cattolica” di Milano. Si occupa di stabilità finanziaria, globalizzazione, finanza sostenibile e fintech. (Le opinioni espresse dall’autore sono personali e non impegnano l’Istituto d’appartenenza)

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