Incontri
Il capitale che manca ancora al Made in Italy
Per essere competitivo il sistema economico fatto di creatività, artigianalità e famiglie dovrà investire sul capitale umano. Di questo e degli altri punti di forza (e di debolezza) si discute mercoledì 16 alla Liuc di Castellanza, l’unica università ad avere istitutivo un corso sul management del Made in Italy
di Fabio Papa
Pubblicato il 14 Apr 2014

Ma come si sta canalizzando la capacità italiana di fare-impresa all’interno dell’attuale contesto economico? Una delle risposte più sintetiche ed efficaci ritorna a far leva sul concetto di ‘Made in Italy’; esso non è altro che il risultato generato dal ‘saper fare’ italiano, tanto da permettere al Paese di brillare in numerosi campi, con risultati spesso eccellenti. A conferma di ciò, l’Italia risulta essere il primo esportatore – a livello mondiale – per oltre 200 prodotti, secondo per 340 e terzo esportatore per altri 380 beni. Le eccellenze del ‘Made in Italy’ si completano poi con ulteriori 600 prodotti in cui l’Italia figura al quarto o quinto posto tra gli esportatori mondiali, un vero e proprio record se si pensa all’importanza rivestita dai Paesi rivali (Usa, Cina, Giappone, Germania, Corea del Sud e India su tutti). Tale successo è in larga parte dovuto al dinamismo del sistema imprenditoriale italiano, fatto da oltre 3,6 milioni di piccole e medie imprese in grado di competere con gruppi sì più grandi – ma spesso non operanti in lavorazioni dalle caratteristiche ‘quasi sartoriali’.
Da tutti gli elementi citati nasce quindi il dovere – per il nostro Paese – di ritornare a recitare un ruolo da leader nell’economia che verrà, quella fatta da cultura e sapere (c.d. knowledge economy), nella quale gli aspetti intangibili in unione alla creatività e allo stile di vita italiano – famoso ed apprezzato in tutto il mondo – potranno fare del Bel Paese un vero e proprio punto di riferimento globale. Dall’altra parte, per vincere la sfida sarà necessario investire su un aspetto di non poco conto: il capitale umano. Questo fattore permetterà alle piccole e medie imprese italiane di fare ‘quel salto di qualità’ necessario ad affermarsi sui mercati internazionali.
Ciononostante, si segnala ancora una scarsa sensibilità sul tema della gestione manageriale del ‘Made in Italy’ tanto che, ad oggi, l’unico caso virtuoso – a livello nazionale – è dato dalla creazione di una Laurea Magistrale in Management del Made in Italy, promossa dalla LIUC – Università Cattaneo di Castellanza (Varese). In tale percorso, co-progettato con le aziende italiane, si è voluto raggiungere un duplice obiettivo: (i) creare figure manageriali in linea con le reali esigenze delle imprese (ii) offrire agli studenti uno sbocco immediato nel mercato del lavoro, ciò grazie alle numerose partnership create dall’Università con le aziende sponsor del percorso.
In definitiva, il futuro del ‘Made in Italy’ – e dell’Italia – passa ancora una volta dalla valorizzazione dei suoi principali punti di forza, tra cui spiccano creatività e artigianato industriale; per tale ragione, il 16 Aprile sarà promosso un evento – di rilevanza nazionale – sul tema. Al convegno, intitolato “Made in Italy and Competition” (www.liuc.it/madeinitaly.html), parteciperanno ii Sole24Ore, il Think Tank Competere, Economyup oltre a importanti attori dell’Alimentare e del Calzaturiero italiano, ciò con l’obiettivo di iniziare un percorso di riflessione teso a ripensare la strategia competitiva del Sistema-Italia, elemento critico per raggiungere il successo nel mondo che verrà.
* Fabio Papa è Docente presso la Scuola di Economia e Management di LIUC Università Cattaneo e Fellow di Competere.eu, @Fa_Papa