LA BUONA ECONOMIA

Come la stampa digitale può far rinascere il tessile made in Italy

Il digital printing sui tessuti consente di ridurre i costi e di produrre più in fretta. Ne è la prova la storia della For.Tex., azienda del distretto comasco che è cresciuta anche in tempi di crisi e ha appena lanciato, insieme a Epson, il primo polo mondiale per lo sviluppo di questa tecnologia

Pubblicato il 23 Apr 2014

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Ci sono tecnologie che riescono a cambiare il destino industriale di un territorio. Ne sanno qualcosa le aziende del distretto tessile comasco che grazie alla stampa digitale dei tessuti sono riuscite a reggere l’urto della globalizzazione e a competere anche con i Paesi orientali, in cui i costi della manodopera sono più bassi.

Una storia che può dimostrare quanto l’innovazione in questo settore possa essere determinante tanto per le singole imprese quanto, potenzialmente, per tutto il tessile made in Italy è quella della For.Tex., una società di Fino Mornasco (Como) fondata nel 1986 che produce e commercializza inchiostri, coloranti, addensanti e altri prodotti chimici per il trattamento dei tessuti prima e dopo la stampa.

L’azienda è stata tra le prime della zona a credere nelle potenzialità della stampa digitale, che a differenza della serigrafia tradizionale è particolarmente indicata per le piccole produzioni di alta qualità, consente di variare molto di più su forme, colori e sfumature, riduce i costi e l’impatto ambientale e permette, essendo molto rapida, di cambiare la produzione in poco tempo adattandosi tempestivamente alle variazioni del mercato.

Nel 2003, insieme al colosso giapponese Epson, For. Tex. ha contribuito con inchiostri e supporto chimico alla nascita di Monna Lisa, la prima stampante digitale italiana, prodotta dall’azienda comasca Robustelli. Negli anni successivi, l’impresa di Fino Mornasco ha poi dato impulso alla diffusione della nuova macchina fornendo assistenza tecnica e promuovendone i vantaggi.

Gli sforzi sono stati ripagati perché nel distretto, in circa dieci anni, la stampa digitale su tessuto è passata dal 2% della produzione

Pietro Roncoroni, presidente di For.Tex.

totale all’attuale 58% (si stima arriverà all’81% nel 2017): a livello mondiale, per dire, la stessa tecnologia ha una quota di mercato di circa il 2-3%. A beneficiare di questo incremento, naturalmente, è stata anche la stessa For.Tex., che ha aumentato i suoi ricavi (il fatturato 2013 è stato di circa 25 milioni di euro) anche durante gli ultimi anni di recessione con un ritmo medio annuo di crescita pari al 15-20% e che si è permessa di assumere in media un nuovo lavoratore (al momento gli addetti sono 24) all’anno.

“La stampa tradizionale, in cui comunque continuiamo ad agire vendendo prodotti per la tessitura e il finissaggio, ha sofferto della stessa crisi che ha subito tutto il settore tessile in Italia”, spiega il presidente di For. Tex., Pietro Roncoroni. “Ma avendo sposato il digitale e concentrato la maggior parte degli investimenti su queste tecnologie, abbiamo ampiamente compensato le perdite sul tradizionale e siamo stati un’isola felice. E con noi, lo sono stati i nostri clienti”.

Il successo nel distretto serico comasco (che nel 2013 ha esportato il 70% della sua produzione ed è cresciuto dell’1%, in controtendenza rispetto al comparto tessile italiano, che ha perso il 2%) è arrivato soprattutto perché la tecnologia ha consentito l’affermazione del “modello Zara”. Così come la casa di abbigliamento spagnola ha costruito le sue fortune proponendo un avvicendarsi di collezioni e abiti non più a cadenza stagionale ma settimanale, così gli stampatori del distretto comasco hanno usato le stampanti digitali per variare rapidissimamente le produzioni e dare alle diverse case di moda – le acquirenti dei tessuti – un’offerta basata su quantitativi minori ma sempre più variegata e rispondente alle richieste dei mercati.

In un contesto del genere, produrre nel Far East avrebbe fatto impiegare molto più tempo, con il rischio che le merci inviate via mare arrivassero già “vecchie” per i gusti del mercato e fossero poi più complicate da smaltire viste le grandi dimensioni delle pezzature. In questo modo, la stampa digitale ha permesso di mantenere in Italia (o di riportare) alcune lavorazioni che altrove sono state delocalizzate a causa dei costi di produzione. In più, dal momento che questa tecnologia permette di stampare migliaia di colori e dettagli diversi, i designer e gli stilisti non sono condizionati dai limiti tecnici delle macchini e possono creare più liberamente e inventare prodotti potenzialmente più belli e innovativi.

Esempio di tessuto stampato in digitale

Per continuare a crescere, For.Tex. si è alleata con la Epson (che nel 2012 è entrata nel capitale dell’azienda comasca, acquisendone il 50%). Insieme, le due società hanno creato e appena inaugurato a Fino Mornasco il Textile Solution Center, il primo polo mondiale per lo sviluppo e la promozione della stampa tessile digitale, destinato non solo alle aziende del distretto comasco ma anche a tutta l’industria tessile italiana.

Il centro, che ha una superficie di 3mila metri quadrati e si estende su 2 livelli, sarà un luogo in cui le imprese che ancora non conoscono questa tecnologia potranno sperimentare tutto il ciclo produttivo industriale integrato della stampa digitale (pre-trattamento, stampa, post-trattamento, finissaggio) e imparare a sfruttarne le potenzialità, anche attraverso specifici corsi gestiti in collaborazione con università e istituti di formazione.

Allo stesso tempo, il Textile Solution Center sarà aperto alle aziende che già utilizzano il digitale e vogliono fare test su singole produzioni e nuovi tessuti, esperimenti di ogni tipo e ai giovani stilisti che, con piccoli investimenti, possono realizzare piccole campionature per farsi conoscere e crescere professionalmente. “Sarà un posto unico al mondo”, afferma Roncoroni. “Perché solo se si è primi a percorrere una strada si può sperare di essere sempre all’avanguardia e di battere la concorrenza dei cinesi”.

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