La storia

Chi è lo startupper che ha pagato 25mila euro per pranzare con il creatore di Candy Crush

Francesco Patarnello, cofounder di Bending Spoons, ha iniziato in Danimarca ed è in Italia dal 2015. Non ha finanziatori e ha già donato 50mila euro a Unicef. Ora ha vinto l’asta benefica per un business lunch con Zacconi: «Gli chiederemo consigli: i suoi valgono più di un finanziamento»

Pubblicato il 14 Gen 2016

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Francesco Patarnello, cofounder di Bending Spoons

“Abbiamo preso due piccioni con una fava: facciamo beneficenza e contestualmente abbiamo l’opportunità di incontrare Riccardo Zacconi, un imprenditore digitale che certamente potrà darci ottimi consigli”: così Francesco Patarnello, co-founder della startup Bending Spoons, che sviluppa applicazioni per Ios e Android, commenta la propria vincita all’asta. Una vincita particolare: con 25mila euro si è appunto aggiudicato la possibilità di andare a pranzo con Zacconi, fondatore di King Digital Entertainment e ideatore di Candy Crush Saga. L’anno scorso l’italiano, che ha fatto di Londra la sua città di adozione, ha annunciato la vendita della sua azienda per la cifra record di 5,9 miliardi di dollari al colosso americano di videogiochi Activision. Non uno qualsiasi da invitare a un business lunch, dunque.

Il pranzo all’asta è stato proposto da CharityStars, startup specializzata nel mettere all’incanto oggetti ed esperienze che coinvolgono personaggi famosi e grandi aziende per devolvere in beneficenza i proventi raccolti. Nello specifico Zacconi ha scelto di sostenere la Casa Pediatrica del Fatebenefratelli di Milano. Paternello ha dovuto candidarsi come singolo ma ha partecipato per conto dell’intera startup. L’asta è partita da una base minima di 500 euro e si è chiusa ad una cifra 50 volte superiore con oltre 144 rilanci.

Una startup che si è molto impegnata, e ha sborsato una cifra non proprio esigua, per incontrare una star dell’ecosistema digitale: qualcuno avrà pensato che l’abbia fatto perché in cerca di contatti e finanziamenti, se non dell’idea vincente. Ma Paternello spiega: “Stiamo andando molto bene, ci riteniamo fortunati nella vita e nel lavoro, vogliamo restituire qualcosa alla comunità: perciò l’anno scorso abbiamo donato 50mila euro all’Unicef e quest’anno abbiamo approfittato di questa nuova opportunità. Con Zacconi vogliamo fare quattro chiacchiere e sentire cosa ha da consigliarci. Un consiglio da uno come lui può valere quanto un finanziamento. Finanziamento di cui, per ora, non siamo in cerca: stiamo registrando profitti e quest’anno abbiamo assunto 20 dipendenti”.

Il team di Bending Spoons sviluppa progetti proprietari per Android e Ios e guadagna attraverso gli acquisti interni all’applicazione o dalle pubblicità sulle app. È nato in Danimarca da quattro italiani: Patarnello, che ha 30 anni ed è originario di Padova, Luca Ferrari di Verona, Matteo Danieli di Vicenza e Luca Querella di Torino. Tutti ingegneri, tre laureati all’Università di Padova, uno al Politecnico di Torino. Il quinto componente del team, Tomasz Greber, è polacco e vive in Germania.

Il team della startup Bending Spoons

Dopo la laurea i quattro italiani hanno vinto una borsa di studio per conseguire un master a Copenaghen, in Danimarca. Paese scelto non a caso: la borsa di studio era prestigiosa e desideravano fare un’esperienza in una nazione nordica. Lì hanno fondato la loro prima startup, Evertail, che dopo due anni è stata chiusa. L’iniziale fallimento è servito per ripartire imparando dagli errori. Hanno poi dato vita a Bending Spoons, così chiamata da un personaggio del film Matrix, un bambino in grado di piegare i cucchiai. “Ci piaceva pensare che avremmo potuto fare cose che apparentemente sembrano impossibili, come appunto piegare i cucchiai” dice Paternello. La startup non ha un Ceo. Ognuno si occupa in particolare di un settore, ma i fondatori hanno preferito non attribuirsi specifici ruoli manageriali.

Bending Spoons ha aperto nel 2013 a Copenhagen, dove è rimasta per circa un anno e mezzo. Nell’estate 2014 ha trasferito la sede a Milano ed ha debuttato ufficialmente come startup innovativa a gennaio 2015. “Già dal secondo mese abbiamo cominciato a registrare profitti” prosegue il co-founder, che però non vuole rivelare il fatturato annuale della startup. “Non abbiamo mai avuto finanziamenti, abbiamo fatto tutto con risorse nostre. Attualmente abbiamo 20 dipendenti a tempo indeterminato, tutti assunti l’anno scorso grazie al Jobs Act. Dall’inizio dell’attività abbiamo registrato 35 milioni di download. Proprio perché le cose vanno bene, abbiamo deciso tutti insieme di devolvere ogni anno parte dei profitti in beneficenza”.

Ma non poteva farla direttamente Riccardo Zacconi, che ormai è miliardario? Alla domanda di EconomyUp il co-founder di Bending Spoons scoppia in una risata: “Quando lo vedremo glielo chiederemo”. Poi precisa: “Non so se sia attivo da questo punto di vista, non ho informazioni sulle sue attività filantropiche”. Secondo le regole della piattaforma Charity Stars, fondata nel giugno 2013 da Francesco Nazari Fusetti e diventata punto di riferimento per oltre 250 associazioni non profit, il business lunch si terrà a Londra in data da stabilirsi entro 3 mesi dalla chiusura dell’asta, in base alle disponibilità reciproche di Riccardo Zacconi e di Bending Spoons. Non è ancora stato deciso chi andrà tra i co-founder della startup. E il pranzo chi lo pagherà? “Questo ancora non lo so – conclude Paternello – comunque per noi va bene anche una pizza”.

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