Formazione sul campo
#swmilan14, il senso positivo di 140 ragazzi che provano a fare impresa
Grande effervescenza al Tag di viale Monza per Startup Weekend Milano. Il segretario generale di Italia Startup, che era in giuria, racconta com’è andata. Oltre alla vittoria del team più giovane, Keep My Staff, con un software 3d per la sicurezza nei negozi
di Federico Barilli
03 Feb 2014

Le idee di partenza erano 50 ma ne sono state selezionate 12, dai partecipanti stessi, che sono state poi oggetto di business plan da parte di altrettanti team che si sono aggregati in modo spontaneo intorno ai progetti selezionati. La giuria, 9 componenti, è arrivata la domenica nel primo pomeriggio. Ogni team ha avuto 5 minuti per presentare il progetto e 3 minuti di spazio per le domande. I giurati avevano tre criteri di valutazione da seguire: customer validation (la potenzialità del mercato di riferimento del progetto proposto); business model (la consistenza e la sostenibilità economica di ciascun progetto); execution (la realizzabilità e la “messa a terra” dei progetti).
Grande movimento e molta attesa nel salone “underground” di TAG Milano nella fase di pitching, che si è svolta senza ritardi e sbavature, con domande pertinenti e spesso molto dirette. La “camera di consiglio” dura poco: tra le “top 3” che ciascun giurato è richiesto di indicare emerge un consenso pressochè unanime sui 3 progetti che poi vengono premiati.
Vince la squadra più giovane (Keep My Staff) con ben quattro diciassettenni dell’istituto Galielo Galieli di Crema (Singh, Rosario Emanuel, Enrico e Michele) guidati dal professore Cesare Bornaghi con un solido background tecnico: il progetto è relativo a un software di sicurezza, con tecnologia 3D contro i furti nei negozi. Secondi e terzi (Socialgfree e Diabday) due progetti a sfondo sociale, guidati da una ragazza celiaca e da un ragazzo diabetico, entrambi molto bravi a coordinare due iniziative mirate a dare le opportune informazioni e i servizi adeguati ai pazienti di due patologie (nel caso della celiachia un’intolleranza) molto diffuse in tutto il mondo. Applausi convinti sia durante i pitch che ancora di più ai 3 vincitori.
La sensazione finale è molto positiva: 140 giovani che ci credono e ci provano; aggregati in modo spontaneo e capaci di elaborare progetti di buona e anche ottima qualità, alcuni dei quali presentati in modo efficace e convincente. Aldilà dei vincitori e dei vinti, tutti si sentono parte di un’esperienza molto entusiasmante e molto formativa: anche coloro che non hanno portato a casa premi, hanno colto – durante il pitch e nella successiva fase di domande – difetti e potenzialità della propria idea di business. Le opportunità non finiscono qui: per tutti o per molti può essere l’inizio di un nuovo percorso professionale.
* Federico Barilli è segretario generale di ItaliaStartUp