Strategie

Perché adesso Facebook vuole comprare i droni

Zuckerberg è in trattative per l’acquisto di Titan Aerospace, azienda texana specializzata in droni a energia solare: l’obiettivo è usarli come satelliti per il progetto Internet.org, che vuole garantire la connessione al web a 5 milioni di persone

Pubblicato il 05 Mar 2014

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Ora Facebook si fa sedurre dai droni. Dopo l’acquisizione di WhatsApp per oltre 19 miliardi di dollari, il social network fondato da Mark Zuckerberg ha avviato trattative per l’acquisizione di Titan Aerospace, azienda texana produttrice di droni alimentati da energia solare, in grado di rimanere in volo ad alta quota per cinque anni senza necessità di tornare a terra per rifornirsi. Lo riferisce la testata Tech Crunch secondo cui l’affare potrebbe concludersi con un spesa di 60 milioni di dollari. Facebook sarebbe interessata ad entrare in possesso di Titan Aerospace perché i suoi droni, che dispongono di un’apertura alare di 60 metri e pannelli solari distribuiti sulla superficie, sono in realtà dei satelliti artificiali, suscettibili di essere utilizzati per finalità di telecomunicazione. L’obiettivo finale sarebbe in pratica garantire connessione ad Internet attraverso questi satelliti-droni.

I modelli di droni proposti da Titan Aerospace, oltre ad essere operativi nel campo del monitoraggio scientifico dell’atmosfera, del telerilevamento e delle emergenze, possono supportare sistemi di trasmissione wireless dati e voce. Posizionati a notevole distanza dal suolo, queste piattaforme, senza pilota umano a bordo, sono in grado di svolgere l’attività riservata ai satelliti ad un costo molto più basso e realizzare una sufficiente copertura Internet a livello regionale.

Facebook avrebbe manifestato l’intenzione di produrre almeno 11.000 droni modello “Solara 60”, il più avanzato della linea “Atmospheric Satellites”, utilizzandoli esclusivamente per il progetto Internet.org. Si tratta di un’iniziativa, condotta da Facebook insieme ad altri big quali Nokia, Ericsson, Qualcomm e Samsung, per portare garantire l’accesso ad Internet a 5 milioni di persone nel mondo che ancora non sono connesse e quindi per creare sistemi di comunicazione wireless nei Paesi in via di sviluppo, come ha già fatto Google con i suoi Project Loon, i palloni aerostatici.

I droni sono stati segnalati dalle più importanti società di analisti come uno dei trend tecnologici futuri. Negli Usa il dibattito sugli Unmanned Aerial Vehicles (Uav) è ripartito a fine 2013 quando Jeff Bezos, ceo di Amazon, ha prospettato l’avveniristica possibilità di consegne a domicilio tramite piccoli droni. In realtà negli Stati Uniti la situazione non è ancora regolamentata e gli addetti ai lavori stanno passando attraverso una fase di sperimentazione: l’utilizzo di questi veicoli comporta in effetti alcune criticità relative alla privacy e alla sicurezza. In Italia invece a febbraio è stato emanato il primo regolamento sul loro uso che prevede, tra le altre cose, l’obbligo di un’assicurazione a copertura degli eventuali rischi.

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