Il reportage

Londra, all’Unbound Digital l’Italia fa squadra

«Per la prima volta ci sentiamo parte di un gruppo», dicono i fondatori di Nextome, che dopo aver vinto il Web Summit a Dublino hanno partecipato all’evento inglese che ha raccolto circa 800 business leader da tutto il mondo. C’era anche EconomyUp. Ecco quello che è accaduto (di buono)

Pubblicato il 27 Nov 2014

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La delegazione italiana all'Unbound Digital

Una trentina di startup alla conquista dell’hub tecnologico d’Europa. Non potendo perdere l’occasione di avere nella stessa stanza tanti giovani imprenditori che hanno deciso di scommettere sull’internazionalizzazione, abbiamo deciso di seguire la missione londinese di Italia Startup all’Unbound Digital 2014. Dopo un po’ di giri tra le stradine che circondano il Borough Market, alla ricerca di Vinopolis, un grandissimo spazio dedicato alla degustazione di vini che quest’anno ha ospitato l’Unbound Digital, incontriamo la delegazione italiana nel salone dedicato alle rappresentanze di tutte le nazioni partecipanti, dalla Repubblica Ceca alla Lituania, dall’Estonia a Israele, dal Regno Unito agli Stati Uniti d’America, e poi ancora Francia, Spagna, Germania, Irlanda, Portogallo, India, Corea del Sud, Armenia e Singapore.

All’apparenza sembra lo stand più affollato, o forse perché da bravi italiani fanno networking e attraggono molte persone. Sono affiatati, si passano contatti e informazioni. C’è molta energia e tante aspettative. “Siamo stati invitati da Italia Startup a venire qui e per noi è un’occasione importante – dice il bresciano Luigi Bajetti, ideatore di Kolektio, un’applicazione per condividere le foto in un cloud privato tra i propri contatti della rubrica – perché possiamo entrare in contatto con l’ecosistema del Regno Unito che per certi aspetti è più avanti di quello italiano. Siamo nati ad agosto ed abbiamo già avuto un seed investment nel nostro Paese, speriamo ora di trovare nuovi investitori”.

Claudio Prestigiacomo di Mosaicoon, la startup siciliana che si occupa della creazione, distribuzione e monitoraggio di campagne pubblicitarie virali sul web racconta di “aver fatto di tutto per esserci” perché “è un’esperienza importante per la nostra azienda, ma anche perché facciamo parte di un team che rappresenta l’Italia dell’innovazione digitale e che può sicuramente attrarre investimenti”. Quasi tutti guardano Londra con interesse, come Mario Bucolo, fondatore di PhotoSpotLand, un tool rivolto a chi vuol condividere passioni come fotografia, viaggi e cultura, che ha deciso di trasferire nella capitale inglese il quartier generale della startup perché “è una piazza molto importante per noi sia come target di riferimento, sia per i finanziatori e i partner, sia per tutto quello che qui ruota intorno al mondo della fotografia, dell’arte e della cultura”.

Molti di loro hanno già avuto esperienze internazionali, ad esempio Nextome (un navigatore che utilizza beacon compatibili con standard Apple e che funziona all’interno degli edifici) che è stata da poco nominata “The most awesome Alpha startup” all’ultimo Web Summit di Dublino ed è reduce da un tour in Silicon Valley. Per la prima volta, però, tutti si sentono parte di un gruppo e l’unione fa la forza. “Oggi qui rappresentiamo il tricolore italiano – dicono i pugliesi Vincenzo Dentamaro e Domenico Colucci di Nextome – ed è anche una responsabilità essere tra le 29 startup scelte perché dobbiamo dimostrare che in Italia si innova e lo si fa anche bene. È un’ottima occasione per cercare clienti, investitori e farci conoscere a livello internazionale”.

Le startup si occupano di cose diverse tra di loro e rappresentano varie categorie merceologiche, cercando di esportare il vero made in Italy nel mondo. “In particolare per il food è importante internazionalizzare – spiegano Walfredo della Gherardesca e Federico Pastre, fondatori di Lorenzo Vinci, e-commerce a prezzi scontati di prodotti italiani di eccellenza, food blog e centro eventi –. Ora siamo più tranquilli perché abbiamo appena concluso un round di finanziamento di 280 mila euro e puntiamo all’estero. Crediamo che Londra possa essere uno dei primi mercati”. Scalare il proprio business è anche tra gli obiettivi di Nino Lo Iacono, co-founder di WIB Machine, la nuova frontiera dei distributori automatici che dà la possibilità di fare la spesa in loco oppure on line e ritirarla direttamente dalla macchinetta. “Siamo orgogliosi di far parte di questa delegazione – dice Lo Iacono, ceo di WIB – e speriamo con oggi di avviare un discorso che ci porti ad allargare i nostri mercati”.

C’è chi sottolinea anche l’importanza di conoscere gli altri giovani imprenditori italiani e condividere esperienze e, perché no, problemi. “Siamo qui a Londra anche per conoscerci tra noi startupper – dice Simone Panfilo, co-founder di Lovethesign, il sito di e-commerce di design per la casa – e speriamo che iniziative come questa siano uno stimolo per altri eventi e che possano far emergere l’ecosistema italiano”. Fare sistema, infatti, significa non soltanto presentarsi sulla piazza internazionale come gruppo, ma anche essere coesi nella propria nazione per portare avanti progetti e speranze. “Un risultato sorprendente che va oltre i nostri obiettivi – sottolinea Federico Barilli, Segretario generale di Italia Startup – è questo doppio networking che si è creato all’Unbound Digital: da una parte con investitori e stakeholder internazionali, dall’altro tra le startup. C’è tra di loro il bisogno di dialogare e trovare soluzioni condivise, oppure semplicemente testare vicendevolmente applicazioni e prodotti”.

Oltre ai rappresentanti delle altre startup (Alleantia, Bemyeye, Beond, Cloudesire, Digitalbees, Fabtotum, Fazland, Flazio, Ipresslive, Lanieri, Musement, Musicraiser, Negentis, Primo Round, Rebel Alliance, Retailer In, Sellf, Skebby, Spazio Dati, Taggalo, Waynaut, Xmetrics), sono presenti anche la Camera di Commercio e Industria italiana per il Regno Unito che ha sostenuto e agevolato la missione di Italia Startup e gli sponsor, Oppenheimer Europe e BLB Studio Legale. “Facciamo parte di Italia Startup e abbiamo sostenuto questa iniziativa perché crediamo che fare sistema sia l’unico modo per sostenere le startup nell’internazionalizzazione – dicono Silvano Donato Lorusso e Alessandro Benedetti di BLB –. Con il nostro lavoro cerchiamo di dare loro tutti gli strumenti utili, non soltanto giuridici, per coltivare la vocazione internazionale”.

Dopo una giornata a chiacchierare, scambiare biglietti da visita, a fare da spola tra una conferenza e l’altra, dopo molti caffè consumati, si può tirare un sospiro di sollievo. “Abbiamo lavorato tanto – commenta Marco Bicocchi Pichi, consigliere e delegato all’internazionalizzazione di Italia Startup – ma abbiamo dimostrato l’importanza di fare sistema. Al Web Summit di Dublino, ad esempio, c’erano oltre 90 startup italiane ma non hanno avuto la stessa visibilità delle 29 di oggi. Dobbiamo cercare di replicare questo modello e già da domani ci metteremo a lavoro”.

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