Lo scenario

Europa e startup, che cosa bolle in pentola

La Ue è al lavoro sul Single Digital Market per favorire la circolazione di beni e servizi online: ne beneficeranno le startup dell’e-commerce e non solo. Vantaggi arriveranno anche dal Capital Market Union, progetto per attrarre venture capital da altri continenti. “Oggi la Ue è più attenta alle startup” commenta Onetti, responsabile del programma europeo per le neo imprese

Pubblicato il 11 Mag 2015

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Europa e startup, lavori in corso. Sta crescendo l’attenzione allo sviluppo delle neo imprese da parte della Commissione presieduta da Jean-Claude Juncker: è un mercato ancora frammentato, sul quale si investe tre volte di meno che negli Usa, ma ci sono in ballo alcune iniziative che puntano a contribuire alla promozione e all’espansione dell’ecosistema europeo delle startup. In primis la creazione di un Digital Single Market europeo, per consentire a cittadini e imprese di tutta Europa di avere facilmente accesso ai beni e ai servizi online senza barriere di alcun tipo, ma anche il progetto del Capital Market Union, Mercato unico dei capitali (Cmu), per rendere il mercato europeo attraente per gli investitori di tutto il mondo. “Si stanno moltiplicando i segnali che l’Europa è pronta a fare di più per le startup” dice Alberto Onetti, responsabile di Startup Europe Partnership (Sep), piattaforma paneuropea nata per aiutare le migliori startup europee a crescere. “Sta prendendo forma l’agenda politica su questo argomento e tanti in Commissione si stanno impegnando su questi temi: Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione europea per il Digital Single Market, Günther Oettinger, commissario europeo per l’Economia e la Società digitali, Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione europea per il Lavoro, la Crescita, gli Investimenti e la Competitività, e lo stesso Juncker. Certo, ci sono ancora molti problemi da affrontare e risolvere, per esempio la scarsità di venture capital investito nelle startup e il fatto che ancora poche europee riescono a fare il salto verso la fase più matura di scaleup. Ma l’attenzione alla questione da parte di questo governo Ue è molto più elevata rispetto ai precedenti esecutivi”.

Facciamo il punto sulle iniziative in corso per favorire l’ecosistema delle startup europee.

Digital Single Market, cos’è – Il 6 maggio scorso la Commissione europea ha presentato sedici azioni mirate che dovranno essere attuate entro la fine del 2016 per accelerare la creazione del Mercato Unico Digitale. La strategia poggerà su tre pilastri: migliorare l’accesso ai beni e servizi digitali in tutta Europa per i consumatori e le imprese; creare un contesto favorevole e parità di condizioni affinché le reti digitali e i servizi innovativi possano svilupparsi; massimizzare il potenziale di crescita dell’economia digitale. In occasione della presentazione il presidente Jean-Claude Juncker ha detto, tra le altre cose, di “voler assistere alla creazione (…) di una moltitudine di start-up europee innovative”. Secondo il rapporto della Commissione, eliminando le barriere che oggi impediscono la libera circolazione sul digitale di beni e servizi, si genererebbero 415 miliardi di euro di prodotto interno lordo e potrebbero essere creati 3,8 milioni di nuovi posti di lavoro nella Ue. È chiaro che abbattere le barriere tuttora esistenti tra i Paesi europei per la libera circolazione su Internet di beni e servizi favorirà le startup impegnate nell’e-commerce. Ma il provvedimento contiene molti altri punti che prevedono agevolazioni e semplificazioni di vario genere.

Digital Single Market, le richieste delle startup – Di recente 15 associazioni startup dell’Unione Europea, in rappresentanza di 13 Stati membri da tutto il continente, hanno sottoscritto una lettera di Allied for Startups, network mondiale di organizzazioni focalizzate sul miglioramento delle condizioni legislative per le startup, indirizzata al vice presidente della Commissione Europea, Andrus Ansip. Obiettivo: assicurare che il suo pacchetto per il Digital Single Market incoraggi l’innovazione e riduca le barriere alla crescita degli imprenditori nella Ue. La lettera richiama azioni sui diritti dei consumatori, protezione dei dati, copyright, norme societarie e fiscali, inclusa l’introduzione di un semplice ed univoco processo online per tutti i paesi Ue per registrare un dominio web, costituire una società, pagare l’Iva, assumere risorse umane e gestire piccoli investimenti in capitale di rischio.

Digital Single Market, focus sulla semplificazione – Da tempo Andrus Ansip ha in agenda il progetto, da realizzare nell’ambito del Digital Single Market, di creare un passaporto europeo delle startup. In pratica si tratterebbe di avere un format unico per poter costituire una startup in qualsiasi Paese dell’Unione. Di recente il Commissario ha ricordato come in Estonia, il suo Paese, bastino pochi minuti per costituire una società online. E lo ha fatto in un contesto particolare: l’evento incentrato sul Regolamento eIDAS, ovvero quello che sancirà la nascita degli accordi di mutuo riconoscimento tra tutti i Paesi europei sia per gli eID (Electronic Identity Card, carta di identità elettronica), sia per tutti i servizi di trust come la firma digitale. Accordi che dovrebbero contribuire ad abbattere alcuni vincoli che frenano il cammino dell’imprenditoria e quindi, parallelamente, anche delle startup. “C’è il consenso e la volontà politica di costituire questo format unico europeo per la costituzione di startup – commenta Alberto Onetti – e si sta pensando anche alla realizzazione di uno standard Visa a livello europeo, ovvero un visto unico targato Ue per chi, da altri continenti, viene a costituire una startup nel nostro”.

Capital Market Union – A febbraio è stato presentato dalla Commissione Ue il Green Paper sul Mercato unico dei capitali (Cmu), su quale si sono aperti tre mesi di consultazione tra politici e finanza che si stanno chiudendo in questi giorni. Il progetto punta a creare entro il 2019 una unione dei mercati dei capitali in Europa con l’obiettivo di allentare la dipendenza delle industrie europee dalle banche e rendere il mercato europeo attraente per gli investitori di tutto il mondo. In altri termini, il Cmu si propone di abbattere le barriere legislative, giuridiche e fiscali che bloccano la circolazione dei capitali con l’idea di sviluppare il venture capital europeo, sviluppare le cartolarizzazioni e promuovere i fondi di investimento. Un provvedimento più che mai utile perché, come emerge dai dati disponibili, nell’Unione europea c’è un sottodimensionamento degli investimenti in startup rispetto, per esempio, agli Usa, dove si investe tre volte di più. Ogni anno a livello europeo si puntano 8/10miliardi di dollari sulle startup, negli Usa la quota è di 28/30 miliardi di dollari. “La colpa non è delle banche – è il commento di Alberto Onetti – i prestiti bancari sono uno strumento sbagliato per finanziare le startup, non è il mestiere di questi istituti dare soldi a realtà imprenditoriali di questo tipo. Ci vogliono strumenti di equity. Oggi abbiamo tante startup europee – prosegue il responsabile di Sep – ma poche scaleup (le sorelle maggiori delle startup che si sono consolidate e stanno creando posti di lavoro, ndr). Poche startup diventano grandi aziende e, quando lo diventano, di solito si trasferiscono negli Usa. Nell’Unione europea mancano fondi di dimensioni tali a sostenere la crescita. La taglia media dei fondi Ue è di 60 milioni di euro, di quelli americani 280 milioni”.

In definitiva per Onetti serve “un’industria di venture capital più grande, fondi di dimensioni più grandi e più exit” perché “sono troppo poche le exit europee”. L’Europa si sta mettendo in moto per cercare soluzioni.

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